sabato 28 settembre 2013

"Fun home" di Alison Bechdel, (e tutte le sue altre opere!) una graphic novel sulla vita e il conto che ci riserva alla fine. Non per forza così terribile.

Qualche anno fa, in una calda ottobrata romana che bramo con ardore da quando vivo al nord, non esisteva la legge Levi (per chi ancora non ne fosse a conoscenza è quella legge che impedisce di fare più del 25% di sconto sui libri, noi tutti ringraziamo). In quei giorni stava chiudendo la storica libreria Rinascita (per poi rinascere mesi dopo sotto altre forme) e c'era il 30% su tutti i libri. Siccome mi sentivo particolarmente depressa, anche se non avevo molto denaro da dare all'industria editoriale, ho deciso di fare come le donne delle riviste femminili: di gratificarmi con un regalo fantastrabilioso. "Fun home" di Alison Bechdel. Ne avevo vagamente sentito parlare da qualche parte e il disegno non mi dispiaceva, così lo comprai. L'acquisto fu uno dei più azzeccati della mia vita per due motivi:
Sono entrata e ho puntato il settore delle graphic novel che, puntualmente, era già stato saccheggiato. Ma ecco apparire dalle tenebre
1) Questo libro fantastico è già  inopinatissimamente fuori commercio (Rizzoli che te dice il cervello???).
2) Mi ha fatto scoprire Alison Bechdel.
 Alison Bechdel è una fumettista americana dalla vita banale e particolare insieme. Come si evince da "Fun home: una tragicommedia familiare", è vissuta fino alla fine delle superiori nella provincia americana, non particolarmente squallida, ma ovviamente non particolarmente eccitante.
 I suoi genitori erano due insegnanti cattolici che sembravano usciti da un libro di Yates. La madre, aspirante attrice, aveva visto sfumare tutte le sue aspirazioni sposando il padre di Alison, un uomo col mito di Fitzgerald (dovrò indagare meglio sull'influsso che Fitz ha sugli uomini americani perché, pur considerandolo un ottimo scrittore, fatico ancora a capirne l'idolatria che essi ne fanno) con un MA grosso come una capanna. Ma omosessuale. Uno di quegli omosessuali repressi pubblicamente, ma non privatamente, che durante il matrimonio e nonostante tre figli non smetterà mai di avere storie con ragazzi molto giovani. La Bechdel che viene a scoprirlo solo adulta, quando dichiara in famiglia la propria omosessualità, costruisce su questo doppio coming out, su questa vita parallela tra lui e suo padre, un libro fantastico.
Infarcito di riferimenti letterari, di finezze di una trama che si interseca in più punti e che, nonostante tutti gli ingredienti per una famiglia disfunzionale, falsa, prosperata (male) sull'inganno, donano  infine un quadro tragicomico, quasi nostalgico di un interno americano anni '60-'70.
 Il colpo di teatro, ciò che rende la trama vera, ma da un certo punto di vista completamente surreale è già nascosto nel titolo: la sua 'fun home' non è solo una casa ironicamente divertente, ma il luogo di lavoro di suo padre 'funeral home'. Insegnante e impresario di pompe funebri (azienda di famiglia) al tempo stesso.
 Se riuscite a trovarlo, in qualsiasi modo, è uno di quei libri che non consiglio neanche di prendere in prestito ma direttamente di comprare!
 In Italia di quest'autrice bravissima sono poi arrivati: "Dykes" (con un'inutile, sconcertante, prefazione di Melissa P. suppongo sempre perché lesbica = sesso, e un sottotitolo imbecille che mi rifiuto di scrivere), una raccolta di strisce tradotta in modo incivile, sulla vita di un gruppo di amiche lesbiche e non, che da qualche decennio la Bechdel pubblica su varie riviste. Di queste, persino io che mastico malissimo le lingue, consiglio la versione originale.
 E infine, "Sei tu mia madre?", che avevo comprato con tante speranze quest'inverno, e invece si è rivelato un buco nell'acqua. E' il tentativo della Bechdel, speculare a "Fun home", di parlare del rapporto con sua madre facendo riferimento ai classici non della letteratura, ma della psicanalisi. Un fiasco su tutti i fronti: pesante, forzato, forzoso, farraginoso. Le ellissi narrative risultano confuse, il concetto di fondo anche. Più che del rapporto con sua madre, sembra che volesse parlare di quello con le sue varie psicanaliste.
 Già che siamo in tema Bechdel, c'è un libro che voglio consigliare come complementare a "Fun home": trattasi de "La lingua perduta delle gru" di David Leavitt.
 Non è una storia autobiografica né un ritratto di famiglia, rientra piuttosto nei canoni del romanzo di formazione: ragazzo gay insicuro di sé incontra ragazzo gay sicuro di sé e vive la sua prima storia d'amore. Parallelamente suo padre e sua madre vivono un dramma tutto interiore: al coming out del figlio, il padre segretamente omosessuale ripensa a tutta la sua vita e la madre, che viene a scoprirne il segreto, non ne fa un dramma, ma analizza con triste precisione l'arco delle loro vite ormai unite per sempre. 
 Il più grande punto in comune di queste storie non è tanto l'omosessualità, quanto quella qualità umana che, secondo me, è il segreto di una vita sempre e comunque dignitosa: la capacità di reggere il peso di tutte le proprie scelte riuscendo, infine, a tirare le fila e a pensare che il percorso fatto, comunque sia andata, ha sempre avuto dei lati positivi.
 Pensando alla vita di suo padre, vissuto in un'epoca in cui era quasi impossibile essere gay alla luce del sole, la Bechdel pensa:
  "C'è un certo opportunismo emotivo nel dichiararlo una tragica vittima dell'omofobia, ma è un filo logico problematico. Innanzitutto mi rende più difficile biasimarlo. Poi mi porta in un cul de sac curiosamente letterale. Se mio padre avesse fatto il suo coming out da giovane, se non avesse incontrato e sposato mia madre... che ne sarebbe stato di me?"
ps. Questo è il sito della cara Alison, fateci un salto: Alison Bechdel, sito ufficiale.

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