giovedì 31 ottobre 2013

Buona notte delle streghe a tutt*!!

Ovviamente non è realmente avvenute, ma incubi mooooolto orrorifici!!!
 Buon Halloween a tutt*!
(Notate prego la prima vignetta a colori della storia del blog...).

mercoledì 30 ottobre 2013

Il libraio in vacanza. Tic lavorativi ossessivo compulsivi da cui nessuna settimana di ferie può liberarlo.

Ora che sono in ferie e purtroppo non al mare e nemmeno in uno di quei luoghi vacanzieri dove ci si lanciano bikini al suono convulso di Brigitte de bardò e meu amigu charlie brown, ma molto più mestamente al mio paese natio, mi rendo conto di aver sviluppato dei tic di tipo lavorativo compulsivo.
 Pure l'innocuo libraio non è immune da alcune fastidiose abitudini di origine lavorativa che in vacanza diventano la croce e la causa che ti impediscono di rilassarti davvero. Ovviamente in questi giorni mi sta succedendo all'ennesima potenza, così, per esorcizzare tali inquietanti abitudini, ho pensato di condividerle catarticamente con voi, chissà che non mi passino.

ENTRARE COMPULSIVAMENTE IN LIBRERIA:
E' una cosa che pare tanto romantica, ma se voi faceste i pescivendoli l'ultima cosa che vi verrebbe in mente sarebbe passare i pomeriggi per pescherie o se foste dei falegnami andarvene per boschi a massaggiare cortecce sarebbe chiaramente indice di un vostro decadimento psichico totale. Il libraio che, in borghese e pure in vacanza, si ostina a passeggiare per i corridoi colmi di tomi di altre librerie, rischia di travalicare il romanticismo intellettuale, per cadere direttamente nella trappola della dipendenza. Devo toccare libri, devo vedere i libri, come farò a vivere se rimango indietro con le novità? In un pomeriggio sono entrata in libreria tre volte, quasi senza pensarci, senza dover assolutamente comprare nulla. Fissavo le vetrine colme di libri della Newton come se sorbissi una dose di qualcosa. Quando mi sono resa conto che il mio sguardo si era perso sulla gambina della Parodi intenta a chiudere il forno col tacco, ho capito di dover fuggire.

TUTTI SONO UTILI NESSUNO E' INDISPENSABILE:
Personalmente questa paturnia del "Come farà la libreria ad andare avanti senza di me?" io non ce l'ho. La libreria senza di me va avanti in modo perfettamente uguale, magari pure meglio, tuttavia ho dei colleghi con l'ansia perenne che la loro assenza possa causare a noialtri drammi irreparabili. Chiamano dal Giappone per ricordarci che il giorno X ci sarà una presentazione, terrorizzati che nonostante le mille locandine attorno a noi a ricordarcelo, ci sia una sorta di amnesia di gruppo a cui solo loro possono porre rimedio. Passano in negozio già bardati per la partenza di montagna, con tanto di scarponi e cartine, per accertarsi che le novità siano tutte esposte come di dovere, e, se non lo sono, ritardano la partenza per spostare pile di libri tra le grida dei parenti esasperati che li reclamano. Cacciarli gridando minacce è l'unico modo per liberarsi di loro.

FISSARE LE LIBRERIE DEI TUOI PARENTI/AMICI: 
Torni al paese natio dopo mesi e invece di goderti la cena a casa della tua migliore amica, inizi a farle l'analisi ragionata della sua libreria casalinga. Quei cinquanta volumetti innocentemente allineati su n ripiano rischiano di diventare l'ossessione della serata. Da quando leggi Fabio Volo? Chi ti ha regalato Canfora? Dove hai trovato quell'edizione anni '80 de "Il signore degli anelli". Ti informi su quale fine abbiano fatto quei libretti rossi tanto carini che aveva fin dalle medie e del perché ci siano dei libri della biblioteca scaduti da ormai tre anni? Il terzo grado subisce escalation da film di James Bond con tanto di tortura finale annessa. Dopo un'ora la conversazione è ancora fissa sulla libreria e se non lo è lei, lo sono di sicuro i tuoi occhi: ipnotizzati.

LEGGERE IL FAMOSO BUON LIBRO:
Sei in ferie e devi rilassarti. Cosa fa una persona normale di solito? Legge. Ma un libraio in vacanza, se legge ha sempre il retrogusto di un non totale rilassamento emotivo, ergo per distrarsi ha bisogno non di un libro così, ma del LIBRO, quello che consiglierai ai clienti nei secoli dei secoli. Inizia così la caccia al tesoro tra recensioni, consigli, biblioteche, prestiti incrociati e tabelle dei pro e dei contro. Sette miei amici mi hanno detto che l'Ultimo di Grossman è ottimo, due lo schifano perchè è israeliano e sostengono la causa palestinese, quattro vorrebbero defenestrarlo. Che fare? L'ultimo Pulitzer è ottimo, no è una schifezza, no è stupendo, sì è stupendo ma parla della storia ragionata del cancro e magari non è proprio proprio un libro da vacanza. il 95% delle volte si finisce per leggere una sonora schifezza o per non leggere proprio niente.

RIEVOCARE EPISODI LAVORATIVI A VACCA:
I tuoi amici non ti vedono da sedici mesi e quando giungi tra loro è giubilo e delizia. Vogliono parlare, ridere e scherzare con te. Ti chiedono come va, come stai, che fai, come va il lavoro. Tu rispondi un po' a stento, poi apri le dighe e vai a ruota libera. Inizi a parlare del tuo lavoro seriamente, poi per ridere. Rievochi episodi e aneddoti che si rivelano divertenti e salaci per te e solo per te, ordini tre birre e continui a ricordare facendo riferimenti a cose che i tuoi amici o non possono o non vogliono capire. Dopo due ore di rievocazione storica  su tutte le amene storielle da libraia, li vedi sviluppare diverse reazioni: l'odio, la noia, la sonnolenza, la rottura dell'amicizia. Al termine della terza birra l'unico rimasto a tavolo con te è quello che devi riaccompagnare a casa. 

Certo, in confronto al manager che gestisce un'azienda fingendo di rilassarsi sotto una palma, io sto sempre messa meglio, tuttavia preferisco le vacanze a base di trenini e daiquiri. L'unica cosa che funziona davvero per staccare la spina è staccare il cervello.

martedì 29 ottobre 2013

Halloween parte II!! Dalla storia degli spettri agli uomini di sabbia, passando per vampire lesbiche e italiche zucche, tutto ciò che vi serve per godervi Ognissanti!

Ed ecco Halloween parte II. Non temete, non vi tedierò alle prossime feste comandate con milioni di libri a tema, dall'arte di preparare l'omino di zenzero alla vera storia della capanna di Gesù bambino, questa, ripeto, è un'occasione di follia più unica che rara.
 La attribuisco al fatto che negli anni in cui sono stata costretta a vivere in una schifosa cittadina di provincia del nord Italia, passavo i giorni da metà settembre in poi a distrarmi da sola con la lettura di libri tematici. Praticamente mi intrattenevo da sola, essendo la popolazione locale fredda e gelida come narravano le leggende.
 Tentando comunque di dare alla cosa una spiegazione più razionale e meno da libro "Cuore", ho cercato e scovato in biblioteca "Halloween" di Eraldo Baldini e Bellosi Giuseppe. Il fantastico libro svela tutte le tradizioni legate storicamente in Italia ai giorni dei morti, da Ognissanti fino a San Martino. Ovunque si facevano grandi fuochi, si cucinavano cibi particolari (ancora esistono pane dei morti e ossa dei morti), e si raccontavano storie spaventose. Dalle lavandaie che sciabordavano con le ossa dei bambini, ai letti che si doveva lasciare perfettamente rifatti che al fantasma in gita non venisse in mente di entrarci a farti compagnia. Semine contadine, questue di bambini e persino, nel nord Italia, grandi zucche intagliate a fingersi demoni con uno stoppino dentro.
 Cadute quasi tutte in disuso durante l'epoca fascista, molte tradizioni son tornate nel loro solito modo commerciale, dopo aver fatto il giro del globo. Queste scoperte mi hanno fatto sentire molto meno cretina, del resto anche mio nonno mi raccontava che la notte di Ognissanti in Sardegna, si doveva saltare un grosso fuoco due volte, a formare una croce. Ergo la notte del 31 è sempre stato un passaggio tra i mondi e non solo per gli americani con tradizioni irlandesi storpiate.
 Il secondo libro che voglio consigliarvi è uscito un mesetto fa e in un primo momento avevo decretato che fosse il mio capolavoro autunnale. 
 E' "Storia degli spettri" di Massimo Scotti ed. Feltrinelli. Non ci son giorni migliori per leggere un libro del genere se non quelli che vanno da Ognissanti a San Martino, quando il contadino stilla il vino e amenità simili.

Non è un capolavoro, avrebbe potuto esserlo se l'autore avesse avuto il dono della fascinazione: hai tra le mani una materia prima come gli spettri e il terrore, la possibilità persino di essere ambiguo e la sprechi decidendo di essere soltanto scientifico, verrebbe voglia di strillare. Ma. Ve lo consiglio comunque, perché scorre, ha un'incredibile quantità di informazioni sullo spiritismo ed è raro trovare un libro che ripercorra una storia del genere partendo dagli albori della conoscenza. C'è tutto, dai fantasmi dell'antica Roma, ai racconti greci (ovviamente gli antichi greci avevano già licantropi, fantasmi e vampiri, loro si sa, stavano sempre un pezzo avanti), fino al molto interessante capitolo sulle anime del purgatorio a Napoli, la città che siede sugli inferi per eccellenza.

 E infine un po' di narrativa. Io non amo particolarmente gli horror moderni, anche perché o se ne producono o se ne traducono pochi decenti, quindi, il mio consiglio va e sempre andrà sui classici. 

Vi ripropongo due racconti lunghi che hanno fatto la storia: "Carmilla" di Sheridan Le Fanu e "L'uomo di sabbia" (Der Sandmann) di Hoffmann.
Il primo è molto facilmente reperibile, e vi do un consiglio da amica: non fate come me, che credendo Le Fanu un grande mi sono comprata il libro dei racconti. A parte lo splendido "Carmilla", la storia di una vampira adolescente che seduce e vampirizza sue coetanee da centinaia di anni, il resto è talmente inferiore e stantio che non si capisce come possano essere mano dello stesso autore.
 "Der Sandmann" è invece ricordato come uno dei primissimi racconti in cui si introduce la tecnologia come elemento d'orrore. Non è facilissimo da reperire, ma si trova anche sul web. Il colpo di scena è talmente inaspettato da risultare straniante.
 E con questo vi auguro una meravigliosa notte degli spiriti! Il 31 ci sarà anche una special vignetta NON realmente avvenuta per fortuna, ma frutto solo di un mio incubo personale di libraia.
 Buone zucche a tutti!!

lunedì 28 ottobre 2013

Primo post di Halloween! Le ricette di Tim Burton e Agatha Christie tra zucche, pudding, cinema e letteratura.

Dovete sapere che la festività di Halloween è in assoluto la mia preferita.
 Diciamo che, visto che trovo imbecille fare un hit parade delle feste religiose favorite, non mi viene in mente di dire che Natale is better than Halloween, perché insomma stiamo pur sempre parlando di Gesù Cristo. Tuttavia non è solo l'aspetto estetico della festa di Ognissanti a sedurmi, ma anche la particolare atmosfera, il momento dell'anno in cui cade, quell'autunno ancora sospeso tra il caldo e il freddo, le foglie rosse che cadono e le zucche arancione sgargiante. Inoltre, trovo ci sia molta poesia e un grande fascino nel dedicare la festa a chi non c'è più. In fondo, non possiamo sapere né come sia di là nè quando lo sapremo tornare a raccontarlo (a meno che non parliate con gli angeli o vi risvegliate dal coma dopo aver visto milioni di farfalle, cosa che accade spesso vista l'ampia letteratura sul tema). Trovo che sia una festa con un tale alone di mistero che neanche tutto il marketing che si può umanamente costruire, potrà mai offuscare.
 Poi, ok, confesso che amo anche e moltissimo l'aspetto estetico, forse perchè così diverso da quel trash natalizio che tra meno di un mese inizierà a martellarci la capoccia. A omini di zenzero, coccarde dorate e alberelli che cedono sotto il peso degli addobbi, preferisco le zucche da intagliare, i biscotti a forma di dita della strega e festoni a forma di scheletro (li ho trovati da Tiger a 2 euro e ciò ha illuminato la mia giornata che non di soli libri vive la donna).
 Ho fatto questa luuuuuuunga e doverosa premessa perché, in onore alla mia esaltazione per tale poco gioiosa festività parlerò per ben due giorni di seguito di libri su e di Halloween, quindi preparatevi psicologicamente!
 Iniziamo oggi con la mia fissazione numero 1 di Ottobre: cucinare ossessivamente.
 Siccome non voglio cadere definitivamente nel momento Sora Lella e suggerirvi gli spaghetti all'amatriciana (chiamandoli però capelli della strega insanguinati), vi suggerirò dei libri di cucina, ma cinematografico/letterari. Trattasi della serie "Leggere è un gusto" della casa editrice Il Leone verde. Son libretti che prendono in analisi culinaria l'intera produzione di un regista o di uno scrittore, suggerendo di tanto in tanto dei piatti che vengono o nominati o che possono essere calzanti con l'argomento.
 In occasione di Halloween, visto che il tomo sui vampiri è dedicato alle smielanti ricette di Bella e Edward, voglio suggerirvene altri due.
Il primo è "Zucche, zuppe e Pan di Zenzero. La cucina mostruosa di Tim Burton" di Francesca Rosso. Tim è l'uomo Halloween per eccellenza e suggerisce nei suoi film abbondanti dosi di zuppe per ricordare il calore familiare, spaventosi pasticci di carne (per noi di montone, ma per Sweeney Todd umanissima) e biscotti di zucca. Le sue spaventose e disfunzionali famiglie si riuniscono in enormi tavolate dove tutto è simbolico: i tipici piatti americani rappresentano la normalità e la solidità yankee, mentre il cioccolato di Willy Wonka diventa la bandiera alimentare del dominio dei più ricchi sui più poveri, il cibo ambito che ormai ha un vero significato solo per chi non può permetterselo. Cucinare simbolicamente piatti spaventosi può essere molto interessante.
Il secondo libro è invece "Il delitto è servito" di Maurizio Gelatti dedicato alla produzione letteraria di Agatha Christie.
 Anni fa ho partecipato ad una cena con delitto e l'ho trovata fantastica, riproporla ad Halloween coi piatti della cara maestra inglese sarebbe il top. Visto che la cara Agatha aveva l'umorismo affilato, ma era sempre una signora inglese vecchio stampo, i piatti proposti sono tipiche inglesate: l'arrosto, il pudding, la cotognata, biscotti al burro. Tuttavia leggere perché, per come, in quali gialli, soprattutto di Poirot, appaiono, dona un gusto deliziosamente inquietante alla preparazione e degustazione. Inoltre la ricetta del liquore al ribes rosso e ribes nero sono un'ottima idea, molto omicida e sanguinolenta.
Per terminare non posso trattenervi dal citare "Zucca" dell'Accademia Barilla (la meravigliosa andata a Canossa di un alto borghese come Barilla che chiede scusa per la prima volta in vita sua, mi ha fatto deporre parzialmente le armi) che propone ricette con un ingrediente principale che dà anche la forma fisica al libro.
L'immagine spiega la mia contorta descrizione.
Dall'antipasto al dolce la zucca va bene per tutto. E' uno di quegli ingredienti versatili che vi risparmierà scene di raccapriccio come quella che mi toccò in sorte la sera in cui una mia ormai ex amica decise di fare una cena completamente a base di cioccolata. Arrivò uno spezzatino di manzo immerso nel cioccolato fondente che fece esclamare al mio vicino "Wow! Sembrano adenoidi!", causandomi conati per il resto della serata.
Ed ecco, incredibile ma vero, il primo post culinario del blogghe. Io come Benedetta Parodi, ora sono pronta a perire.

domenica 27 ottobre 2013

Cose realmente avvenute! Lo giuro! Elucubrazioni economiche.


Secondo me, alcuni clienti vengono riottosi a prescindere. Loro già sanno che il libro non gli interessa o, secondo loro, dice idiozie, eppure si fanno la strada per entrare in libreria, chiedertelo, sfogliarlo e donarti la loro opinione. Non mi spiego in altro modo, situazioni come quella di cui sopra...

sabato 26 ottobre 2013

I dolori della giovane (non ancora) libraia e AVVISO ai naviganti.

E' sabato e peraltro sto per riandare in ferie una settimana, cosa che porterà due cose a codesto blog:
1) Tanto nuovo materiale perché finalmente torno a casa mia e potrò riavere i miei libri, universitari e non  universitari, tutti sotto mano (quindi anche il saggio sui pop-up che citavo nel post ad essi dedicato). 
2) Non so se codesti giorni, presa dalla girandola di amore, passione e dovere del rientro, riuscirò ad aggiornare il blog giornalmente. Ho fatto del mio meglio per portarmi avanti col lavoro, ma insomma non è che ci sia riuscita poi tanto. Di sicuro ci saranno i post di Halloween, spero una nuova intervista e un'altra creatura del bestiario dei clienti!
Oggi vi lascio con una delle vignette dei dolori della giovane (non ancora) libraia. Per chi si fosse persa la mia follia del sabato, può andarsi comodamente a rileggere il post I dolori della giovane (non ancora libraia). Esperimento di strafalcioni vintage (o comodamente ignorarlo). 
Se sto parlando da sola convinta che qualcuno mi legga prendete ciò come il delirio di una folle ovviamente.
Ora vi lascio con uno dei rari strafalcioni scientifici della mia classe. 

Gabriella dei Fiumi era la mia compagna di classe "anima della festa", colei che ci perculava allegramente tutte quante, ma se noi osavamo scherzare con lei ci azzannava al collo come una furia. Le materie scientifiche nella mia classe erano un tasto a dir poco dolente. Era un liceo classico, dove la matematica e fisica, valevano come ben si sa, come il due di picche, ciononostante noi non riuscivamo neanche a raggiungere il mezzo picche e annaspavamo nella tragedia. La motivazione più accreditata è un professore di matematica che per quattro anni d'insegnamento ci ha praticamente lasciato in balia di noi stesse non facendoci arrivare neanche a metà del programma del primo anno. All'epoca ero felice e felicemente beota come tutti gli adolescenti sanno essere, ora lo inseguirei con un randello.
I risultati, quando l'ultimo anno giunse una vera insegnante, furono compiti in classe con risposte come quella di cui sopra.

venerdì 25 ottobre 2013

Nuovo articolo per Lez Pop! Suore ninjaaaaaaa

Questa settimana, il mio articolo per Lez Pop è uscito di Venerdì e ovviamente ho parlato de "Il blu è un colore caldo" con cui vi ho già tediato in settimana, con la guida ragionata alla tragedia lesbica.
 In questo articolo però parlo anche dell'antidoto alla tragedia francese dell'ultim'ora ossia...la meravigliosa scoperta delle suore ninja!! Allora, non voglio svelarvi di più perchè settimana prossima conto di dedicare loro il post che si meritano, per ora sappiate che la prima delle loro esaltanti avventure è "Zombie gay in Vaticano" autori Davide La Rosa e Vanessa Cardinali.
Aaaaaaaaaah non fatemi dire di più. 
 Ecco il link a Lez!

Che cos'è "Un lavoro vero"? Quello che ti fa guadagnare abbastanza o quello che desideri? Una graphic novel di Alberto Madrigal per sentirsi meno soli in mezzo alle grandi domande esistenziali.

 Poiché la nera mietitrice dell'influenza, ha colpito un consistente numero di miei colleghi, oggi mi sono ritrovata in cassa per un tot di tempo. Per passare le ore di tedio che si accompagnano alla mansione più insopportabile del lavoro in negozio, mi son portata dietro da leggere il libro della Clichy sui filosofi che, come detto sulla pagina fb, attendevo con ansia: "Il pianeta dei saggi" di Charles Pépin e Jul.
 Vi dirò, l'idea di mettere su una pagina un fumetto con protagonista il filosofo o la sua idea filosofica più famosa e accanto la spiegazione, è molto carina, inoltre la faccia di Sartre fumetto è fantastica. Tuttavia, il 70% dei filosofi presi in considerazione sono francesi, come i due autori, vi dico solo che ci hanno ficcato dentro persino De Sade, la cui filosofia mi sfugge. Francamente.mi aspettavo di meglio.
 Fortunatamente avevo adocchiato per caso una graphic novel con un titolo che mi sta a cuore "Un lavoro vero" di Alberto Madrigal, appena uscito per la Bao Publishing nella loro nuova collana "Le città viste dall'alto".
 In questi giorni grami, come molti miei coetanei penso, sto facendo i conti con l'amara sensazione del cercarsi un lavoro vero. Cos'è un lavoro vero? Una cosa che ti permette di campare, pare, senza aiuti esterni o senza dover fare facce da Oliver Twist davanti alle vetrine perché non ti puoi permettere niente. Se magari prima ti consigliavano di cercarti un lavoro vero quando facevi il pittore senza speranza, ora ti viene caldeggiato praticamente in ogni circostanza. C'è come una sorta di incomprensione linguistica tra la generazione precedente e la mia. Tu stai lì che ti affanni per arrivare a fine mese, cerchi lavoretti e controlavoretti, vedi amici che battagliano tra contratti a progetto, robe in nero e a cottimo, quando si erge la figura del genitore che spavaldo ti dice: "Ok, tutto bello, ma ora sei grande: quando ti trovi un lavoro vero?". E non sai cosa rispondere.
 A casa mia il lavoro vero è quello statale, qualsiasi lavoro non statale non è vero. 
 Ergo anche il posto fisso in libreria, specie se fatichi a giungere a fine mese, non può essere considerato un lavoro vero. Anche perché, per quanto io venda libri, nell'immaginario di molte persone, il negozio fa parte di quei lavori proletari di base: nessuno si augura che il figlio faccia il commesso, anche se lavorare in libreria non è come vendere tanga di pizzo.
 Così, pensando giustamente di farmi del bene, mi propongono concorsi su concorsi a cui partecipare. La cosa da una parte mi getta nello sconforto nero, dall'altra mi porta a pormi domande sul senso della vita: dove sto andando, dove andrò, che farò, il lavoro in libreria è un lavoro vero?
 "Un lavoro vero", la storia autobiografica di Madrigal è capitato a fagiolo in questo mio dramma tutto interiore (e capisco per chi un lavoro non ce l'ha, anche completamente inutile) e parte dal momento in cui lui si trasferisce dalla Spagna a Berlino per cercare di sfondare come fumettista. Sta lavorando da tempo ad un fumetto e cerca di proporlo agli editori durante alcune fiere, ma senza successo. Nel frattanto i soldi per la sopravvivenza berlinese finiscono. Siccome se non guadagni non è un lavoro vero e una storia invenduta è lavoro gratis e buttato nel cesso (anche se in realtà non lo è affatto), inizia a lavorare in uno studio che produce videogames e in effetti, agli occhi di tutti, fa proprio quello che voleva: disegna tutto il giorno. Ma non disegna più ciò vuole e il suo lavoro personale rimane fermo.
 Per un anno lavora, guadagna bene, ma si chiede in  continuazione: cosa fanno le persone con un lavoro vero coi soldi? Si comprano pezzi di torta, vanno al cinema, ma quando capiscono che devono fare un mutuo? E di ciò che si voleva fare prima che cosa resta? 
 C'è un momento in cui bisogna arrendersi e rinunciare a tutto? E' questo che vuol dire diventare adulti?
 Non vi dico come finisce la storia perché la graphic novel vale la pena di essere letta, ma siccome si tratta del cavallo bianco di Napoleone, potrete facilmente evincerne il finale. Inoltre, c'è anche una simpatica parte pseudoantropologica sul giovane italiano all'estero, visto che buona parte delle persone che lui conosce sono nostri simpatici connazionali emigrati in loco.
 Spero di non avervi tediato con questo post di dubbi, incertezze e perplessità esistenziali. Immagino che come tutte le grandi domande della vita anche le mie non abbiano una vera risposta, probabilmente tutto si risolverà da solo, in modo karmiko. Oppure rimarrò fregata o boh, ricorderò questi momenti con rimpianto. Lo dicono tutti. Speriamo.
Trovata su Internet. Pare che Madrigal fosse molto ottimista sul fatto di riuscire ad alzare il sedere dalla sedia durante il Lucca Comics, ma sia stato immediatamente dissuaso da questa speranzosa possibilità dal povero Zerocalcare...

giovedì 24 ottobre 2013

Il fricchettone in libreria. Comportamento, gusti e preferenze del cliente alternativo: dal riciclo alla pasta madre, sostenibilità foreva.

La libreria è uno dei pochi negozi dove il cliente fricchettone si sente a casa. Già essere fricchettone e cliente crea un dissidio interiore degno del Leopardi, ma in taluni negozi come quelli di Libera, dell'equo e solidale e le librerie, la cosa raggiunge una sua momentanea pacificazione. 
 Son cresciuta in luoghi in cui essere fricchettone era altamente consigliabile, se non altro perché lo erano la maggioranza delle persone che facevano cose interessanti, ma non ho mai condiviso passioni di gruppo come le canne e i campi in tenda sulle rive del mare a ballare la taranta, oltre al fatto che, fatta eccezione per rare occasioni ho anche bazzicato poco i centri sociali (e una delle poche volte ci sono quasi rimasta sotto il fuoco incrociato di molotov e bombe carta). Non credo perciò di poter essere mai stata una fricchettona con tutti i crismi, ma manco con la metà. Tuttavia ho sviluppato un occhio clinico infallibile per individuare tale tipologia nella massa. Che poi, direte voi, manco ci vuole tanto, il vestiario che in teoria non dovrebbe essere omologato, li rende riconoscibili lontano un miglio.

COMPORTAMENTO DEL CLIENTE FRICCHETTONE: Poichè in libreria costui si sente meno oppresso dal capitalismo, vaga sciantoso e felice come se si trovasse in un circolo Arci. Ciò si traduce anche in posizioni da circolo Arci, ossia loro completamente sdraiati davanti alla sezione sull'antiglobalizzazione a sfogliare i libri di Vandana Shiva con la musica a palla nella orecchie. Manca solo il filo di fieno in bocca. Amano prendere le presentazioni con la stessa foga di un cineforum e sollazzarsi con te, sorridendo a agitando i rasta in segno di amicizia: "Ehi tu non mi stai servendo, non sei un lavoratore, tu sei mio fratello e mia sorella. Noi amici" . Si aggirano spessissimo  in coppia con giganteschi zaini che a me sembrano sempre vuoti e mi chiedo ogni volta perché siano così giganteschi. 

CIO' CHE  COMPRA IL CLIENTE FRICCHETTONE: Il cliente fricchettone in genere o è in libreria per non comprare assolutamente nulla o per libri universitari o punta una serie di evergreen che potrei indovinare senza manco fare lo sforzo. Ossia:

LIBRI DI AMORE PER LA NATURA:
"Walden ovvero vita nei boschi" di Henry D. Thoreau: è uno dei classici immortali del cliente fricchettone, sempre speranzoso di ritrovare se stesso vagando nella boschività, ma che, nel dubbio, continua misteriosamente a vivere a Milano. Probabilmente la lettura di come il vecchio filosofo americano abbia cercato di tornare a contatto con la natura sublima questo loro inappagato desiderio. La versione moderna e più infelice è l'ormai strafamoso "Into the wild". A me la storia di questo ragazzo che aveva mollato tutto per andarsene in Alaska, fa rispetto e tenerezza. Rispetto perché comunque aveva fatto una scelta forte, tenerezza perché ok, vanno bene le scelte forti, ma morire di freddo e stenti è veramente imbecille. Si possono perseguire le proprie idee senza rimanerci secchi, ma aveva vent'anni e magari non ancora la percezione della cosa. 
 Il fricchettone ama smodatamente tutti quei libri che narrano avventure estreme in cui ci si rende conto del vero significato della vita stando seduti su un costone di roccia a guardare l'infinito. La montagna è molto freak, il mare, stupido esempio di una vita di agi e dormite, no. A meno che non siate Conrad e sfidiate le tempeste, le baleniere e i giapponesi per salvare il pianeta.

LA SOSTENIBILITA'
In questa categoria ficco tutti i libri sull'acqua, sul consumo solidale, sul no profit, sul riciclo e sulle cose da autoprodursi anche con mezzi a dir poco estremi. Il fricchettone aspira a prodursi da solo ogni cosa, dal sapone, al dentifricio al vestiario. Mira a riciclare il 100% e punta a non aver bisogno di nulla. Nobili intenti, ma anche sfogliando questi libri, mi domando: il fricchettone ha tempo per vivere mentre si produce ciò che gli serve? Tra il reperimento delle materie prime, i procedimenti complessi per ottenere ogni cosa, il pellegrinaggio per miliardi di isole ecologiche diverse, il compostaggio, la maglia per farsi i maglioni di lana autarchici, la raccolta di carta, tappi di bottiglia, vestiti usati presso tutti i parenti e amici poco rispettosi della natura.....dorme?? Lavora?? Ha una famiglia? Un esercito di schiavi? Mistero.

LA COLTIVAZIONE DELLA CANNABIS: 
Il fricchettone è decisamente a favore delle droghe leggere e non è un cliché ma la verità. Costui, visto che è il più equo e solidale possibile, vuole imparare ad autoprodursi l'erba da solo, direttamente dal seme e, visto che in Italia non è illegale vendere il "Mein Kampf", certo non lo è vendere libri sulla Cabbabis. Voglio ricordare in particolar modo un tomo giunto ultimamente "Canapa medica" di cui mi ha colpito la biografia dell'autore sulla quarta di copertina: "Insofferente alle ingiustizie, dedica il proprio tempo a raccontare la gabbia di matti nella quale è cresciuto." 
Non dato sapere se per gabbia di matti si intende il cosmo intero o solo il suo personale.

LIBRI DI CUCINA VEGANA E PRODUZIONE DEL PANE CON LA PASTA MADRE:

Il fricchettone vero non è manco vegetariano, è direttamente vegano. Io ho passato l'adolescenza a mangiare da amici vegani che continuavano a scodellare pasta con le zucchine. Ora che la cosa si è diffusa esistono pacchi di libri che ti insegnano a fare torte solo con la farina e il cacao (no latte no uova no burro non so come amalgamino), le bistecche di soia e le false vongole composte in verità da funghi. Altro tormentone del fricchettone vero è la pasta madre. Ormai è guerra aperta al lievito, tocca trovare quelli che chiamano "spacciatori di pasta madre" che te ne diano un po' permettendoti di fare chili di focacce e pane in casa. Il fricchettone mentre composta, lavora, ricicla, produce cosmetici naturali e shampi bio, ha anche il tempo di mettere su una panetteria, sappiatelo.

GEOPOLITICA DELL'OPPRESSIONE: 
Il fricchettone è per la Palestina, contro la Tav, se non milita (ma se non milita allora non è vero freak) ha di sicuro simpatia per i centri sociali, sostiene a priori tutte le rivoluzioni quali che siano le conseguenze. Ama Cuba e legge la biografia del Che. Non può mancare nella sua libreria "Restiamo umani" di Arrigoni e "Non lavate questo sangue" di Conchita de Gregorio, libro sull'evento che ha segnato lo spartiacque politico della mia generazione: il G8 di Genova. Il fricchettone in genere è politicizzato e per questo empatizzo, tuttavia la simpatia si spegne quando non c'è modo di comprendere come vorrebbe che le sue idee fossero praticamente convertite in realtà. Che non di soli fricchettoni è composto il mondo, ma anche da tante altre categorie sociali. Le quali, come loro, si ritengono tutte le majo parte.

 So che sembrano cliché, ma è la pura verità. La realtà, certe volte, è molto più semplice di come ameremmo immaginarla. E fricchettoni, peace, non me ne vogliate, facciamo che così saldate il debito per quella volta,che a causa delle vostre beghe incrociate coi fascisti, ero andata a vedere un'innocua partita dei mondiali e ci ho quasi lasciato le penne.

mercoledì 23 ottobre 2013

Una selezione dalla sezione di economia per capire come e perché siamo in crisi. Dal manager fallito multimilionario a Dio grande amministratore delegato fino alle teorie finanziare su basi astromico/esoteriche.

Grazie e a causa della crisi, la sezione di economia diventa sempre più stracolma di libri che ci indicano miliardi di soluzioni per riuscire uscirne. Anzi, più che soluzioni tentano di addossare la colpa a qualcuno nel tentativo di capire chi rimarrà col cerino in mano (non abbiate tema, ci rimarrà la base lavoratrice).
 E la colpa è dei giovani e la colpa è dei vecchi, e la colpa è dell'Europa, e la colpa è dell'America, e dei sindacati e dei lavoratori e dei padroni e degli sfruttatori e delle multinazionali e degli antiglobalisti, insomma la colpa è di tutti.
 Capisco che nel delirio totale ci siano delle crisi di isterismo collettive, ma quello che proprio non mi spiego è come si faccia ad ignorare quale sia il problema, quando è lì lampante di fronte ai nostri occhi.
 Come? Vi faccio una selezione di titoli che parlano da soli.

 "COME HO GUADAGNATO E PERSO 3000 MILIARDI DI LIRE":
In economia vanno molto questi libri di gente che ci parla di come ha ottenuto il successo imperituro guadagnando svalangate di miliardi. Dal già citato Marchionne, al non richiesto Kiyosaki e sua sorella, la monaca buddista convertita al denaro (L'imperdibile "Fratello ricco sorella ricca"), fino a questo nuovo titolo giunto da poco sulle nostre tavole.
 "Come ho guadagnato e perso 3000 miliardi di lire" di Virgilio Degiovanni. Costui, ci svela come abbia fatto a far fallire a catena non so quante società insistendo, tutt'ora, a giocare in borsa. Nel mio immaginario non si possono guadagnare 3000 miliardi di lire, e non solo perché è immorale, ma perché è impossibile esercitare un lavoro che te ne consenta e autorizzi il possesso.
 Non ci si può lamentare che le aziende falliscano a catena se nell'etere un tizio che manco riesce a tenere aperta un'azienda è stato in grado di possedere tali cifre. Ma soprattutto esistono tali cifre? E se sì? Dove stanno?

LA PNL: 
Fondata OVVIAMENTE da due tizi americani, ha lo status di pseudoscienza ed è il contributo dato dall'esoterismo alla sezione d'economia.  Fa parte di quei libri che ci invitano ad affidarci a forze sconosciute, terribili, misteriose e superiori che ci dovrebbero condurre verso il successo. Sapete cos'è la PNL? Se no, non vi preoccupate, dopo anni che risistemo tomi di tal sorta non l'ho capito bene manco io.
 Pare sia una sorta di teoria  per la quale se tu credi intensamente nel successo e hai un atteggiamento positivo  e usi il linguaggio del corpo e l'impostazione vocale e ti fai degli schemini da seguire per raggiungere il successo allora pam, diventi un leader in tre rapide mosse. I tuoi superiori ti troveranno improvvisamente affidabile, i tuoi inferiori saranno pronti a giurarti fedeltà eterna e tutti insieme cavalcherete verso le praterie della borsa.  
Molto apprezzati, superano di gran lunga nelle vendite i manuali di Macroeconomia di base, quelli che invece di insegnarti che se strizzi gli occhi e fai ciao ciao coi pugni allora sei un loser, tentano di inculcarti delle basi scientifiche

LA TEORIA DI GANN: 
 Devo condividere con voi questo dono che mi ha fatto la sezione di finanza. Mi vedo arrivare l'anno scorso questo libro, sullo studio dei mercati basato sulla teoria di Gann, scritto a caratteri cubitali manco sussidiario delle elementari e con alcuni disegni assurdi. Non ricordo il titolo, di sicuro era delle edizioni dell'Università telematica Niccolò Cusano (in questa occasione ne ho anche scoperto l'esistenza peraltro). 
Chi era questo misterioso William Gann, grandioso speculatore dall'incredibile precisione, ovviamente anche lui americano? Uno che, nato alla fine dell'800, diventò ricchissimo sviluppando un assurdo sistema di analisi dei mercati basato sulla lettura della Bibbia e i cicli astronomici. Adesso alcuni lo accusano di aver fatto i soldi con l'inganno e me lo auguro, perché se davvero basarsi sui due assunti biblici "Ciò che è stato sarà e ciò che è fatto si rifarà" (lo ha forse detto anche Gandalf?) e "La verità vi renderà liberi" (il più abusato verso di San Giovanni), mixandoli alla numerologia e ai cicli dei pianeti può far guadagnare miliardi, il nostro è veramente un mondo irrecuperabile.

I CLASSICI RIVISITATI:
Sapete quella vecchia storia che la chiesa attribuiva all'Eneide e al povero Virgilio dei linguaggi subliminali cattolici, quando Gesù Cristo manco era nato? Ecco, in economia si ama fare la stessa cosa con i classici: vederci cose che non erano manco nei lontani pensieri di chi le ha scritte centinaia di anni fa.
I più colpiti sono: la Bibbia, "Il principe" di Machiavelli e "L'arte della guerra" di Sun Tzu. I motivi sono ovvi. Per la Bibbia basti pensare a Dio come al più grande amministratore delegato della storia, leader indiscusso, capace di grandi ire e grandi perdoni, che sa sempre quando e come intervenire. Ovviamente anche la sua grande Azienda, la chiesa, è stata capace di grandi successi di marketing analizzati in testi come "Gesù lava più bianco" di Bruno Ballardini. Sun Tzu e il povero Machiavelli tornano utili nel momento in cui si deve iniziare a pensare alla propria vita da manager come ad una spietata guerra: stai attento al nemico, sopisci e fingiti morto così puoi azzannarlo alla giugulare, quando ti senti in pericolo suona il corno e vedrai che arriva la cavalleria etcetera etcetera. Insegnamenti rivisitati ne "L'arte della guerra riletto ad uso dei manager" di Livio Buttignol o "Il principe riletto a uso del manager" di Tim Phillips.
 Tutti consigli che avevano un senso per Cesare Borgia e gli imperatori cinesi che usavano spade un giorno sì e l'altro pure, ma che applicati ad un'azienda secondo me possono mostrare delle falle. Il fatto poi  che Gianfranco Fini avesse confessato di tenere "L'arte della guerra" sul comodino, ne decreta in modo decisivo la non credibilità degli argomenti.

 Visto che tutto ciò arriva giornalmente ad ingrossare e ingrassare gli scaffali continuo a pensare che no, se percepiamo l'economia come il grande campo di battaglia per la conquista della terra, probabilmente da questa crisi non usciremo mai. E non serve mandare alle stampe vagonate di complicatissimi libri sulla crisi e le sue ragioni per capirlo, basta guardare quelli che sono giù usciti.


martedì 22 ottobre 2013

"Il blu è un colore caldo", il capolavoro "tipo" di Julie Maroh e la grande tradizione della tragedia lesbica. Da Saffo a "Il pozzo della solitudine", volevamo forse cambiare strada nel 2013?

In principio era Saffo. L'amabile insegnante di Lesbo coronata di viole amoreggiava con le sue allieve sperando sempre che queste non se ne andassero dall'isola per sposarsi e chiudersi nel gineceo. Dedicava loro immortali poesie in cui guardava le stelle da sola, si sentiva triste, scolorava di verde (o in qualche altro colore molto dibattuto) e ardeva d'amore. Finì, secondo vendicative leggende etero, giù da una rupe per amore di un certo pescarolo Faone. 
 Poi ci furono una serie di persecuzioni, sfighe, cattolicesimo, guerre, sottomissione della donna e soprattutto l'entrata in voga del sempre di moda movimento de "le lesbiche non esistono" che pose una pietra tombale sulla faccenda visibilità. Ogni tanto qualcuna dava segni di vita, ma si trattava di casi se non altro eccezionali, come Cristina di Svezia che, appunto per farsi i cavoli propri e mollare il clima della Scandinavia per Roma, rinunciò al trono, pentendosene poi vita natural durante. E anche io, ci pensavo spesso, Cristì ma chi te l'aveva fatto fare? Un Signorini di corte che ti aveva beccata ad amoreggiare con una dama di compagnia?
 Poi swram ecco apparire molti secoli più tardi, la madre di tutte le tragedie lesbiche, dal significativo titolo "Il pozzo della solitudine" di M. Radclyffe Hall. Primo romanzo apertamente lesbico della storia di cui amiamo ricordare che:
 La parola lesbica non viene mai pronunciata sostituita spesso da invertita.
 Venne sottoposto ad un megaprocesso per oscenità.
 Ovviamente finisce in tragedia. 
Praticamente una donna di nome Stephen, cresciuta come un uomo da genitori incapaci di rassegnarsi a madre natura, si accorge omosessuale sin da bambina. Costei patisce e patisce, ma almeno è ricca, così dopo una prima relazione asessuata finita male, diventa una scrittrice abbastanza affermata. Anni dopo, durante la prima guerra mondiale, conosce una tizia di nome Mary che è la classica donna che ha relazioni con altre donne, ma vive estremi momenti di confusione lessicale continuando a dire che etero (è una specie che prospera ancora con molta fortuna anche ai giorni nostri). Probabilmente è confusa e papabilmente etero perché è gentile e fru fru, mentre Stephen, facendo onore all'educazione imbecille dei genitori, si comporta come uno scaricatore di porto più educato. Vabbeh, in sostanza visto che il mondo "normale" le rigetta, iniziano a frequentare altre lesbiche, che o muoiono a sciami o si drogano o bevono o hanno qualche altro problema. Ovvio che la cosa dopo un po' le getta nello sconforto, quindi....ovviamente finisce in tragedia.
 Questa moda dei finali lesbici che devono terminare o con la morte di una delle due (o entrambe) o con la rinuncia di quella più innamorata, al grande amore, liberando l'altra, confusa e ancora riassorbibile dalla società etero, non muore manco adesso. Se ai gay è riservata almeno una sorte migliore no, la lesbica deve patì.
 Ecco quello che non va nella pur molto bella e apprezzabile graphic novel "Il blu è un colore caldo", disegnata e scritta dalla giovanissima Julie Maroh, francese del nord (la Francia del nord pare la nostra Lombardia, ma col mare e senza Milano). Resa famosa dal film "La vie d'Adele" che adesso andrò a vedere al cinema col patema d'animo, ti annuncia sin dalla prima pagina che ci troviamo dentro ad una tregenda in grande stile. Ed è davvero un peccato, perché la grande forza del libro sta nel modo normale, complesso, estremamente vero, in cui viene raccontata la storia adolescenziale di Clem (che nel film è appunto Adele) dalla scoperta della propria omosessualità, la cattiveria dei compagni, l'innamoramento, il primo bacio, i sogni, le speranze, la vita che arriva come una mazzata a interrompere il sogno ovattato dei quasi bambini. 
 Una storia su un periodo delicato che non ha uguali. Se la Maroh, che lo ha iniziato a 19 anni fosse rimasta in quel confine avrebbe fatto un capolavoro, invece punta alla tragedia totalizzante e alla fine del libro ti rimane un'angoscia infinita.

 Perciò, il mio giudizio su "Il blu è un colore caldo" è: 
Se siete lesbiche dovete assolutamente comprarlo. Se avete amiche, sorelle, conoscenti lesbiche dovete regalarglielo. E' comunque una bella storia e non se ne trovano tante a tematica in giro.
 Se non siete lesbiche e peggio ancora siete uomini, direi che dovreste prima dargli una letta, potrebbe folgorarvi o lasciarvi indifferenti. E' uno di quei libri di cui è difficile dire "E' un capolavoro assoluto".
 Diciamo che è "Un capolavoro tipo", di quelli che a molti piacciono e a molti no. Non è Rihanna, ma Tilda Swinton (che ad esempio, nonostante sia abbastanza ambigua da aver interpretato "Orlando" io trovo orrenda).
 E dopo questa agghiacciante similitudine, buona giornata!

lunedì 21 ottobre 2013

I clienti più molesti, parte terza! Seminatori, autoproduttori, imploratori e odioserrimi signori.

Come ormai saprete, i miei post di rancore più sentito verso i clienti nascono di lunedì, essendo la domenica il magico giorno dell'apertura delle gabbie dell'umanità.
 Ecco quindi per voi la terza parte del bestiario ragionato dei Clienti più Molesti. Quali orribili, chimeriche creature si aggiungono alle nostre liste di proscrizione? Quali draghi della maleducazione, lonze dell'ignoranza e calamari mostruosi dell'idiozia?

COLORO CHE VOGLIONO ESSERE SERVITI:
"Mmm, spero che il mio libro
giunga presto..."
Hanno le idee un po' confuse. Pensano che non solo il cliente abbia sempre ragione, ma debba essere riverito come un re. Sta spendendo quei dieci euro che manderanno avanti l'economia italiana e inoltre, nel loro immaginario, pagano il tuo stipendio, quindi zitta e mosca e filare serva. Principi della maleducazione, apostrofano male qualunque cliente si frapponga tra te e loro, se ti volti per evitare di sputargli in faccia gridano "Non mi dia le spalle!" e ti tirano per il braccio, la maglietta e le spalle causandoti crisi di ira funesta. Il migliore è quello che si siede su una poltroncina e inizia a chiamarti dandoti ordini "Ehi tu! Ehi tu! Mi serve quel libro, prendimelo! Ho questa lista di libri, cercamela!". E mentre tu gli cerchi circa 25 titoli davanti a 10 clienti in attesa, si leggono placidamente seduti e assorti il romanzetto che non hanno ancora comprato e non compreranno. Il pensiero che potrebbero cercarseli da soli neanche li sfiora.
 Attendo il momento in cui mi daranno l'euro per andargli a prendere il caffè al bar.

I SEMINATORI:
Li detesto. Esistono tutta la settimana, ma la domenica raggiungono il loro acme. Prendono venti libri, trenta libri che non compreranno mai, se li caricano e spariscono. O li stanno rubando oppure sono loro, i terribili seminatori, che per tutta la libreria, seminano pile di libri a caso costringendoti ad una caccia al tesoro perpetua. Nei casi migliori trovi 37 libri sul Feng Shui nella sezione di religione, nel peggiore 15 versioni del Kamasutra in quella per bambini. Tempo perso tra il reperimento dei volumi e la risistemazione: incalcolabile.
 La variante sadica prevede che il cliente non molli la pila in giro, ma inserisca i libri a caso negli scaffali. Col risultato che ti danni a cercare in antropologia, un libro che come minimo è stato ficcato nella sezione di cinema. E come diceva il mio prof di biblioteconomia "Un libro sistemato male è un libro perduto".

QUELLI CHE VOGLIONO IL FAVORE FAVORE:
Lo sguardo implorante da "Marcellino pane e vino"
precede l'odio funesto per il non esaudimento del favore.
In Italia c'è questa credenza barbara che coloro che lavorano nei servizi e/o a contatto col pubblico, non vogliono farti avere quello che ti spetta, a priori. L'unico modo per ottenere davvero ciò che vuoi è sfracassare le palle a oltranza. Insistere, insistere, insistere, chiedere favori e favori come se si fosse in un punto di morte. Arrivano queste donzelle fonate e ti chiedono un libro sul Wedding Planner. "Guardi ce n'è arrivato forse uno oggi, ma è ancora negli scatoloni, quindi niente, passi domani." "Oddio no, mi faccia questo favore, lo prenda".
 Spiegami razionalmente perché dovrei passare più di mezz'ora a indovinare in quale dei 30 scatoloni arrivati un'ora prima sia questo libro, svuotare lo scatolone e portartelo.
 "Non si può." Inizia allora il miagolio del favore. Favore è anche andare a prendere al posto loro un libro in una sede dall'altro capo della città, favore è provare a cercare in magazzino una cosa che NO non c'è, favore è fare un ordine che non arriverà (per poi farti insultare), favore è chiamare la casa editrice per sapere se il libro che hanno tra le mani è proprio l'ultima ultima edizione perché no, non credono al catalogo.
 La cosa più bella è che se davvero per far terminare il pianto greco, passi un'ora arrampicata tra gli scatoloni e 40 minuti al telefono in attesa che una casa editrice risponda, loro non apprezzano il gesto. Anzi, dopo aver ottenuto ciò che vogliono se ne vanno altezzosi dicendo "Ah, vedi bisogna sempre insistere. In Italia le cose fanno proprio schifo!". Ergo, non si fanno favori a nessuno, manco in caso di morte certa.

 I FOLLI DEL LIBRO AUTOPRODOTTO: 
Cartastraccia vendonsi.
Ilmiolibro.it, Print on demand e tutti questi servizi che ti permettono di far ordinare ai tuoi amici del cuore il libro che potrebbero tranquillamente leggersi in word se tu glielo spedissi via mail, ha creato un sottobosco inquietante. I sedicenti autori per primi non capiscono che se si chiama print on demand, se nessuno demand il libro non sarà print. Quindi vengono in libreria e si stupiscono che no, non abbiamo il loro libro e manco pensiamo di ordinarlo, perché si fa l'ordine solo se qualcuno lo richiede. E se nessuno lo richiede? Non arriverà mai visto che il libro non esiste. L'autore in genere ha due reazioni: o pensa che tu lo stia fregando o che qualcuno a monte, con questa storia dell'autoproduzione lo abbia fregato. Ma come? Lui ha pagato per avere un libro e manco si trova in libreria? 
 La rivelazione ingenera il panico, si comprende di colpo che senza un minimo di pubblicità/visibilità 'sto libro rimarrà per sempre nell'etere. Eccoli quindi passare al contrattacco gli aspiranti epigoni della signora James.
 C'è quello che si stampa le copie da solo e le rivende agli amici o tenta di mollartele in conto vendita, quello che istiga gli amici a comprarlo perché così, sono convinti, se vediamo che vanno via molte copie, ci decideremo a tenerlo e quello che passa al guerrilla marketing. Credendosi furbo si lancia in bravate moleste come riempirci a tradimento i libri di minifotocopie col loro slogan autoprodotto:
 "Vai su stampailtuolibromeravigliosodicuisentivamolamancanza.it e cerca "Il cuore sfarfallante nel cielo blu", un libro sull'amore, la vita, il dolore e la morte". 
 Risultato: chili di carta buttati nel cesso, clienti irritati perché attribuiscono a noi tali subdoli mezzi di comunicazione, ulteriore caccia al tesoro per estirpare il maleficio.
 Inoltre, vorrei dire a tutti costoro, non ve la tirate: avete pagato per un libro che compreranno i vostri amici, non siete Umberto Eco. Non aspettatevi che vi riconosca, nè che provi reverenziale stima per voi, anzi.

Dedico questo post alla tizia col vestito alla moda e gli accessori invernali di zara che ieri ha reso molto più molesto il mio pomeriggio chiedendomi libri comodamente seduta sulla sua poltroncina, dondolando la gambina inguainata nella calza coprente col piedino nel tacco mille, col suo sorriso stampato falso come Giuda. Tanti saluti a te.

domenica 20 ottobre 2013

Cose realmente avvenute! Lo giuro! Tragici errori di pronuncia mixati agli imperdibili indizi.

   Probabilmente perché cercato da persone che in genere leggono pochissimo e/o libri che gli sono stati consigliati dagli amici degli amici, Paulo Coelho è tra gli autori più storpiati della storia. Sospetto che la colpa sia anche di quella U nel nome, e non me la vogliano i portoghesisti, dall'inutile H nel cognome. Oltre ovviamente alla sua sfuggente nazionalità....
 Tragici errori di pronuncia  Paulo Coelho parte I su "I dolori della giovane libraia! 
Buona domenica a tutt*!!                                                                




sabato 19 ottobre 2013

"I dolori della giovane (non ancora) libraia". Esperimento di strafalcioni vintage.

 Allora, questo post è un esperimento che mi è venuto in mente giorni fa mentre cercavo immagini per il blog. Come avrete notato spesso e volentieri appaiono immagini di Fantozzi, un film che quando ero bambina credevo fosse volgarissimo, mentre, ora che lavoro, vi ravviso somiglianze con la mia vita in ogni dove. 
 Se ben vi ricordate, Filini aveva il ruolo, oltre che di migliore amico del buon ragioniere, anche di indefesso organizzatore di tutto: gite, partite di calcio ammogliati contro scapoli, collette e via dicendo. Come faceva notare Fantozzi stesso, in ogni microcollettività umana esiste questa tragica figura del coinvolgitore/organizzatore/terrorizzatore di folle teso perennemente alla creazione di attività da fare in gruppo, tra persone che tendenzialmente preferirebbero starsene in pace fino all'ora dell'apertura delle gabbie e del ritorno a casa.
 Questo preambolo per dirvi cosa? Che alle scuole superiori questa tragica figura, nella mia classe, ero io. Non so perché mi prendessi tanta briga, probabilmente perché avevo un mucchio di tempo libero unito ad un certo iperattivismo adolescenziale, ma non mi convinco neanche da sola.
  I frutti dei miei sforzi avevano dato vita ad una giornata del maglione, (in cui imploravo le mie riottose compagne a venire tutte in maglione), alla partecipazione a tutti i tornei sportivi scolastici (perdendoli tutti alle eliminatorie) e ad una raccolta di strafalcioni prodotti soprattutto nell'ultimo anno delle superiori a cui avevo dato titolo "Lo Strafalcionelli".
 Fu infatti all'alba dell'ottobre dell'ultimo anno che decisi di raccogliere le perle da noi favellate durante le interrogazioni in un albo che speravo di poter consegnare alla cena di classe. Ciò non avvenne mai, anche perché la cena andò deserta, ma quelle perle trasmigrarono per anni nei miei vari pc.
 Mi sono perciò chiesta, visto che non sono tanto differenti da quelle che mi rifilano i clienti giornalmente perché non proporle sul blog?
 Quindi ecco che vi propongo "I dolori della giovane non ancora libraia", strafalcioni liceali che ovviamente visto che il liceo l'ho finito da un pezzo, prima o poi finiranno. Di alcuni sono protagonista anche io, anche perché tendevo ad annotare più spesso le cose di cui mi vergognavo solennemente.
 Inizio l'esperimento con una perla dell'ora di latino. Nostro professore era un ventisettenne acido e di sicuro gay che usava un lessico colto misto a slang gggggiovane per insegnare Orazio e Sofocle.
(Ovviamente tutti i nomi sono stati cambiati!).
 Fatemi sapere cosa ne pensate e non temete, le perle dei clienti arriveranno domani! ;)

 "RIASSUNTI"




venerdì 18 ottobre 2013

Di kaste e insulti. Quando la sezione di politika non è più una cosa seria, ma solo una valvola di sfogo per la barbarie più greve. Libri neri e macchiette, abolizioni e licenziamenti, ecco ciò che rimane.

In questi giorni mi è capitato di litigare con un mio conoscente per la questione di Fabio Fazio, reo di guadagnare ben 5 milioni di euros per la sua trasmissione. Senza entrare nel merito de fa guadagnare all'azienda non fa guadagnare, se li merita o no, il caos è successo quando il mio conoscente ha definito Fazio "Feccia da abbattere in nome della rivoluzione".
 Ora, mettermi a difendere Fabio Fazio non me ne cale, ma mi sono infuriata perché sono ARCISTUFA di questo linguaggio da caserma che ormai è diventato la regola, questa roba villana, volgare, degradante che è ormai il confronto tra pari. Per me, la feccia del mondo è gente come il mostro del Circeo, che se davvero sparisse dalla faccia della terra ci farebbe un favore. Non è un aggettivo che si può arbitrariamente incollare ad una persona perché in quel momento qualcuno ha deciso di linciarla.  Non voglio dire che la colpa è di X o di Y, di quel partito o di quel movimento. La colpa è di tutti noi nel momento in cui cediamo a questa barbarie.
 Come scrisse Michele Serra tempo fa, ci sentiamo un dolcissimo popolo indifeso, in preda ad una classe politica malvagia, noi privi di peccati governati da oligarchi spietati. A me non pare proprio, a me sembra che la nostra classe politica ci rispecchi appieno. Perché ci crediamo migliori? Perché guadagniamo totmila euro di meno? Perché ci indigniamo davanti a Fazio ma non davanti allo stipendio di Marchionne? La Fiat è un'azienda privata? I finanziamenti dello stato quando era in difficoltà se li è presi però, e ora uno guadagna 50 milioni di euro e intanto licenzia operai. Perché per questo non ci arrabbiamo? Perché usiamo 'sto linguaggio disgustoso solo coi politici? Ma a nessuno viene il dubbio che ci freghino ben altri?
 Questa furiosa premessa, è dedicata a ciò che è diventata in libreria la sezione sulla politica. Per ogni libro serio, ne devono uscire almeno due o tre che hanno come titolo un insulto o un inno alla rivolta popolare (ma non seria, quella col forcone che poi impicchiamo tutti in piazza come all'epoca del papa re) un manifesto su quello che non va e la SICURA ricetta per cambiarlo, uno sputare veleno su chiunque non la pensi come te (e quindi è konnivente del sistema, e deve krepare).
 Vi lascio qui alcune grandi hit del linciaggio libresco odierno, proposte solo per voi.

 ABOLIAMO I PARTITI: 
Ecco, come rispolverare senza alcuna cognizione né filosofica né di causa Simone Weil e il suo "Manifesto per l'abolizione dei partiti politici", grande hit dello scorso inverno. La gente veniva, filosofeggiava con me mezz'ora sul nulla usando parolacce a piè sospinto come se boh, ci trovassimo in una taverna e io o fossi colpevole di qualcosa o dovessi appoggiarli per forza. Poi brandiva la Weil (che manco sapeva chi fosse fino al giorno prima e sospetto che in molti ignorassero anche fosse una donna) e se ne andava sputando sentenze. Sìììì, citiamo una filosofa francese a caso morta durante la II guerra mondiale che manco aveva visto nascere la repubblica italiana! Sìììì!

LA KASTA:

Allora, pure se diceva cose giuste, mò 'sto libro non lo sopporto più. A parte l'allure di cui coloro che lo comprano si sentono improvvisamente circonfusi (ora sono un politologo e pure dalla parte giusta e innocente: ho comprato "La casta"!), ha dato vita ad un'infinita serie di epigoni. C'è una casta per tutto: dalle regioni, ai giornali fino ai farmaci e ai radical chic. Fidatevi che tutti ci rientriamo nella casta linciata da qualche libro, nessuno è innocente (manco gli stessi scrittori che sono giornalisti in genere, quindi della kasta giornalistica). Non dubito che prima o poi sentirò parlare della kasta dei librai, rea di manipolare la vendita dei libri, le coscienze e di tenere, ovviamente, le famose liste di chi legge libri sul nazismo.


 LO SVERGOGNAMENTO: 
Ogni tot si decide che bisogna rivoltare la vita di qualcuno come un calzino. Non parlo di gente che di reati ne ha commessi a iosa e documentatamente, di Craxi, o di concussi vari. Parlo di quei libri che sin dal titolo e dalla copertina ti presentano il politico di turno o come una macchietta cretina o come una specie di assassino genocida perchè 45 anni prima, durante un esame universitario, un professore che un giorno diventerà il suo assistente gli mise un 30 e lode.  Come "Il peggiore" di Giuseppe Salvaggiullo. Se vi dico solo questo titolo voi a chi pensate? Io ad una sola persona. L'autore a Massimo D'Alema, che per quanto mi stia sulle scatole, orgie con delle minorenni ancora non le ha fatte. Un libro di tipo macchiettistico appena uscito è invece quello su De Magistris "Il pubblico mistero" ed. Rubbettino, in cui il magistrato viene presentato come un cretino sin dalla copertina, completamente decontestualizzata. Ma questo è vero giornalismo, che scherzi.

IL LIBRO NERO: 

Ci sono tutti. "Il libro nero della democrazia", il libro nero del comunismo, quello del fascismo e vi informo che, per non far torto a nessuno c'è pure quello della società civile. Perciò, se tanto mi dà tanto, pure qui nessuno è salvo. Che se non sei un politico, sei di sicuro almeno una persona della società civile, che se non sei della società sei un eremita. Ma credo che prima o poi vedremo sorgere anche "Il libro nero degli eremiti". Cosa fanno a quelle povere bestie queste persone sole per anni sui monti?? Se non lavorano sono un peso per la società! Perché devo pagare la loro sanità se non mettono i contributi? Vedete? Posso scriverlo pure io un libro nero.


L'INSULTO SPINTO: 
Visto che non ci sentiamo abbastanza forconieri e volgari, hanno inventato anche dei manuali di insulto alla kasta, così, per aiutarci a raffinare il nostro linguaggio e la nostra capacità di analisi politica. Ecco quindi robe come "Insultiamoli" del collettivo Carla Ferguson Barberini
 Pensate siano un gruppo di poveri operai licenziati o precari della PA ormai esasperati? Non temete, sono un collettivo di professionisti della comunicazione che con la loro finezza hanno ideato il celebre metodo STICAZZI. Sì, avete letto bene, raffinati in tutti i campi, e soprattutto per nulla desiderosi di cavalcare l'onda populista.

 Quando mi vedo arrivare questi pacchi di libri dediti al più becero insulto, quando non si salva nessuno dal sospetto, manco il tuo cane (la kasta kanina), quando devo sorbirmi dissertazioni senza senso da parte di clienti avvocati e rikki, ma infuriati contro la kasta, mi sento sempre come il povero René Ferretti, seduto in libreria durante la proiezione de "La Casta", nel film "Boris". Se non lo avete visto ve lo consiglio. Buona giornata poco forconiera a tutt*!

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