lunedì 8 settembre 2014

Sei regole facili facili per scrivere un romanzo di formazione moderno di sicuro successo. Litigate coi genitori, drammi, nichilismo e una spolverata di Bukowski et voilà, il gioco è fatto.

La scorsa settimana ho pubblicato le sei regole facili facili per scrivere un romanzo rosa di sicuro successo (identico a decine di altri ok, ma le uscite quotidiane mi danno ragione. Mi ha dato ragione anche quell'osceno film tedesco che ho visto ieri sera, in cui una tipa litigava col fantasma fichissimo di un uomo in coma).
 Questa settimana è il turno delle regole per scrivere un romanzo di formazione moderno di sicuro successo. 
 Premettiamo che esistono due età privilegiate per il romanzo di formazione:
1)  Il momento in cui l'adolescente incompreso entra in attrito col mondo adulto.
2) Quello in cui il giovane finisce di essere giovane e incompreso e diventa adulto.
 Io mi riferisco al secondo, perché il primo fa parte (quasi sempre, non sempre) del genere Young Adult. Libri come "Il giovane Holden" pur parlando di un diciassettenne incompreso rientra nella seconda categoria che non tutti i ragazzini sono dei rincoglioniti.
Qui la posta in gioco si alza, siete pronti a seguire pedissequamente le regole per salire in classifica?

ESSERE UN ESORDIENTE:
 Uno dei prerequisiti per scrivere un vero romanzo di formazione, è essere un esordiente e preferibilmente pubblicare con una casa editrice abbastanza piccola (non microscopica che altrimenti non avrete neanche una distribuzione decente e difficilmente anche la minima recensione), preferibilmente con un catalogo curato e cool. Nessuno dice di qualcuno che ha già scritto quattro o cinque libri, seppur in giovane età, che era una perla nascosta, una grande promessa, una stella di fulgido avvenire.
 Di tanto in tanto qualche scrittore di grosso calibro decide di scrivere "il romanzo diverso dagli altri della sua bibliografia" e si cimenta, generalmente però vi conviene seguire la prima ipotesi.

IL CONFLITTO GENERAZIONALE:
 Il vero protagonista di un romanzo di formazione (che tendenzialmente è quasi sempre maschio) ha qualche conflitto coi genitori. 
Sostanzialmente il conflitto generazionale è praticamente la quasi unica trama o motivazione d'essere di un romanzo di formazione. Si potrebbe dire che è la logica che lo vuole, io in verità la chiamerei, tentativo freudiano di andare a ripescare la colpa di tutto ciò che non va nella nostra vita fino alla settima generazione che ci ha preceduto.
 Generalmente i padri hanno fatto qualcosa di errato, tipo ripongono troppe aspettative su di loro, sono stupidi come pigne e/o ignorantoni paesani, sono dei rudi operai che hanno cresciuto i figli a ceffonate anche se gli vogliono bene oppure sono sempre assenti perché in viaggio di lavoro. Le madri invece o sono insoddisfatte della loro vita e accusano i figli per avergliela rovinata, o scapocciano all'alba della menopausa, o sono invidiose delle figlie, o sono delle cretine che vivono in un mondo tutto loro e non si accorgono che l'adorato pargolo fuma, si droga, beve e spakka le vetrine.
 Nella trama, in genere, il protagonista e i suoi augusti genitori sembrano abitare due piani temporali e società diverse. Magari hanno vent'anni di differenza, ma misteriosamente vedono due mondi completamente diversi. E' quella che io chiamo "legge del "Piccolo principe": "tutti i grandi sono stati bambini una volta (solo che pochi di essi se ne ricordano). Con la piccolissima differenza che nel romanzo generazionale il protagonista ha un'età che va dai 17 ai 30 anni, insomma l'infanzia l'abbiamo passata da un pezzo, e Freud potremmo anche posarlo sul comodino.

GLI AFFETTI PRECARI: 
I trombamici e le relazioni a radice di albero di patate
(numerose e sparpagliate) sono l'ideale
Nulla è certo.
Quando la società aveva valori cavallereschi, i giovani per come li intendiamo noi non esistevano e tanto meno l'amore come lo intendiamo noi. Quando era romantica c'era quel senso di assoluto che portava giovani uomini sensibili a suicidarsi, donne a consumarsi di dolore o in clausura non potendo vincere un interminabile elenco di regole di fedeltà e onore alla famiglia e alla società, coppie divise a forza che si ricordano dell'amore di gioventù fino alla vecchiaia. 
 Ora siamo molto più spicci. Innanzitutto i ggggiovani dei romanzi fanno molta più fatica ad innamorarsi. Essi sono disillusi, hanno avuto qualche modello familiare che non li ha convinti, si chiedono perché amare in questa società sull'orlo del disastro, si atteggiano a nichilisti pure quando navigano nella bambagia suprema. L'amore è nulla. Se proprio si innamorano sicuramente ci sarà qualcosa di sbagliato, come l'altro non davvero preso o già sposato o più impegnato a fare cose utili come lavorare in una ONG. Se vira sul drammatico la fonte del proprio amore sarà afflitta da malanni o problemi quali droghe pesanti. L'amore felice nei romanzi di formazione, è raro come i quadrifogli (ne dobbiamo dedurre che l'ammmore non fa crescere? Boh).

LA FAMIGLIA DISFUNZIONALE: 
Foto di repertorio di una collezione di cotechini
Più la famiglia del protagonista è strana, meglio sarà.
 La zia zitella deve collezionare cotechini in camera e non lavarsi mai, la sorella in erba fingere il suicidio del proprio coniglio di peluche, la madre convincersi di vivere in una telenovelas, la nonna partecipare ai raduni fascisti, il nonno a quelli comunisti, il fratellino di tre anni ballare al suono dell'inno sovietico ed essere un piccolo genio, il padre lavorare come impresario di pompe funebri e vestirsi solo di verde. 
 La famiglia disfunzionale in genere è incastonata in un contesto disfunzionale, come vicini che appendono strumenti musicali ai fili del bucato e barboni fuori casa che recitano Dante. Il protagonista odia tutti, eppure li ama, eppure li odia, eppure in fondo li ama e farà di tutto per sfuggire loro. Ma sfuggire a questo delirio non vuol dire in fondo negare sé stessi? Eccovi servita la trama del romanzo di formazione che vi riporta al punto di partenza.
 Variante concessa: il lavoro disfunzionale. Il protagonista fa un lavoro stranissimo o ha dei colleghi assurdi. Funziona sempre.


L'INDIFFERENZA/LA DISGRAZIA:
 Generalmente però esso è afflitto da due grandi mali:
Tutti i romanzi di formazione raccontano un'evoluzione  vissuta dal protagonista.
1) L'indifferenza. Nulla lo tocca, poco ha significato, fa un lavoro di cui non gli importa, suona, ma non ci crede troppo, legge, ma solo classici, vive sostanzialmente con pochi sussulti.
 Generalmente l'indifferente è ricco. Ha già tutto quello che vuole dalla vita, viene viziato, può fare tutto quello che vuole, eppure si sente vuoto e apatico. Perché? Dov'è che sbaglia?
 Un tempo si diceva "Pochi schiaffi da piccolo", ma questo invaliderebbe il secondo grande, male, ossia:
2) La disgrazia. Il protagonista, per giovane che sia, ha vissuto un qualche terribile trauma (se è pure autobiografico sappiate che il successo è assicurato), generalmente davvero grave, altre volte relativamente.
 Da quella disgrazia primigenia, che poi talvolta è solo percepita come tale, scaturisce l'intera trama. Spesso il libro scritto male usa questo espediente per spiegare un po' tutto, dai personaggi piatti, alle curve insensate della trama. Due pagine ben assestate e state apposto per duecento.

I RIFERIMENTI FICHISSIMI:
 Un vero romanzo di formazione moderno ha solo onorevoli padri (raramente onorevoli madri), quindi è sempre indispensabile sciorinare una serie di punti di riferimento della cultura pop o pop-classica possibilmente riconosciuta come must dai fruitori, giovani che si ritengono coltissimi e fichissimi. Quindi sì a tutti gli autori americani, Bukowski in primis, sì alle citazioni classiche (Dante fa potenza), sì ai gruppi Indie o a quelli di nicchia che più di nicchia non si può, da sfoderare soprattutto nella citazione iniziale. Poi un rimando qui, nomi e soprannomi dei personaggi scelti con accuratezza a suggerire tatticamente fonti di ispirazione, i libri favoriti dei protagonisti che sono quelli dell'autore, e poi film, fumetti ecc.
 Sgamabilissimi quelli che "fingono", si tratta di una rete sospesa così ferrea che o sei dentro o sei fuori dal gioco, bello.

 E voi riconoscete altre regole? E ricordate che se nessuno scriverà sulla vostra fascetta che "siete il nuovo Bukowski" non siete nessuno. Nessuno.

8 commenti:

  1. Però, per esempio, un romanzo con "Riferimenti fichissimi" è "C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo" di Reyes e il romanzo stesso è ficherrimo IMHO, pur citando Bukoski e Cobain. mi sembra normale che, contestualizzando la cultura in cui si muove un personaggio contemporaneo, possa avere la tv accesa per guardare i video di MTV (anche a volume spento, come in "Meno di zero" di Ellis).

    Anche i riferimenti alla musica classica, allora, in un contesto diverso, presenti in Murakami, Bukowski stesso...

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    1. Giusto, ma i libri di Reyes non sono di formazione. Io prendevo in giro la tendenza di molti scrittori di romanzi di formazione a infarcire tutto di riferimenti pop. Tendenza giustissima e necessaria, peccato che esista un pantheon di riferimento per sembrare super cool.

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    2. E poi per vedere video musicali su MTV siamo fuori tempo massimo: ormai MTV passa solo reality americani trashissimi e tristerrimi. Se si vogliono i video musicali, tocca guardare altrove...

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  2. Possiamo considerare "Noi siamo infinito" (o "Ragazzo da parete") di Stephen Chbosky e "Colpa delle stelle" di John Green romanzi di formazione? I traumi ci sono tutti, i riferimenti alla cultura pop anche, gli affetti precari, le stranezze e il conflitto generazionale direi di sì, anche se a volte è solo conflitto. Purtroppo sono proprio ultra depressivi!
    Rimpiango "Piccole donne".

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    1. Allora, secondo me "Noi siamo infinito" è un romanzo di formazione, mentre il libro di Green è uno Young Adult. Il primo è scritto con l'intento di raccontare una crescita, una formazione, il secondo con l'unico scopo di farti piangere tutte le lacrime della terra.

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  3. "Magari hanno vent'anni di differenza, ma misteriosamente vedono due mondi completamente diversi." Io ho avuto questa sensazione con persone che avevano solo 5 anni meno di me. ;) O io sono un rudere schizofrenico, o... "è il secolo breve, bellezza." ;) "Quando la società aveva valori cavallereschi, i giovani per come li intendiamo noi non esistevano e tanto meno l'amore come lo intendiamo noi. Quando era romantica c'era quel senso di assoluto che portava giovani uomini sensibili a suicidarsi, donne a consumarsi di dolore o in clausura non potendo vincere un interminabile elenco di regole di fedeltà e onore alla famiglia e alla società, coppie divise a forza che si ricordano dell'amore di gioventù fino alla vecchiaia.
    Ora siamo molto più spicci. Innanzitutto i ggggiovani dei romanzi fanno molta più fatica ad innamorarsi. Essi sono disillusi..." Siamo sicuri che abbia senso parlare di "progresso"? ;)

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    1. No, ma di sicuro non è un progresso. Attendo il ritorno della seconda grande ondata di romanticismo, spero verrà :) (Il romanticismo vero però, non quelle stupidaggini del principe azzurro, ma Jacopo Ortis!)

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