giovedì 30 ottobre 2014

Il mito delle vampire lesbiche parte #1. Di prime mogli demoniache, Streghe e bellissime regine, di sangue pieno di vita, splendide fanciulle nei boschi e brume dell'aria!

Allora, in occasione di Ognissanti, dopo la storia di paura realmente avvenuta in libreria, ecco che posto credo il primo post spezzato in due giornate. Lo faccio per la vostra vista (nel caso vogliate leggerlo) perchè, tutto intero era davvero troppo lungo e immagino facesse l'effetto di un insegnante che magari parla di una cosa fichissima, ma per cinque ore. Tutto ok, ma ad una certa il cervello si spegne.
Un'ovvia scena del film
 Si tratta di un excursus storico-letterario sul mito delle vampire lesbiche.
 Perchè sento la necessità di sfiorare tale argomento?
  Per vari motivi (che non posso dirvi) e per un motivo che posso dirvi benissimo: le vampire lesbiche, se cercate sul web, sono ormai le protagoniste di un filone di film horror (e orribili) di serie C. In essi, pettorute vampire ninfomani si slinguano tra loro e slinguano i maschi protagonisti, pronti a castigarle come virilità richiede, a quanto pare, in presenza di donne il cui orientamento sessuale dovrebbe scoraggiare tecnicamente il castigo.
 Uno per tutti, "Lesbian Vampire Killers", nella cui opinabile trama, che vede anche la presenza della povera Carmilla, tutte le ragazze di uno sperduto paesello della Gran Bretagna diventano al compimento del diciottesimo anno di età, delle pettorute vampire lesbiche in nome di un'antica maledizione. Tra spade dai nomi equivoci e una terrificante misoginia mascherata da salutare risata al suono di vampire decapitate ed esplose in strano liquido bianco e viscoso, si richiedeva un post che gridasse vendetta e rimettesse le cose al giusto posto.
 Le vere vampire lesbiche hanno altissime origini storiche e letterarie che meritano di essere ricordate foreva.
Notare serpente, animale non proprio
positivo nel mondo ebraico
  Innanzitutto, si potrebbe cominciare col dire che il vampiro è un mostro di origine femminile. Questa mania di succhiare il sangue di giovani (inizialmente maschi) era una mostruosità che si attribuiva ad una lunga schiera di demoni femminili accomunati nella storia da numerose caratteristiche: ninfomania, perversione, una certa attitudine all'indipendenza e alla non sottomissione (che noi vediamo come positivi, ma all'epoca vedevano come sintomo di selvaggio), rapporti col mondo degli inferi, ambiguità varie ed eventuali. Erano demoni creati apposta per contenere un coacervo di caratteristiche negative che si attribuivano a quelle donne che sfuggivano dai ruoli di genere imposti nelle varie società di stampo patriarcale.
 Provi a mettere in dubbio l'autorità di tuo marito? Demone. Sei un'adultera? Demone. Vorresti andare a caccia con lui invece di rassettare la casa? Demone. Tutto ciò che devia dalla norma proveniva da sicure cause demoniache e malvagie.
 Non per nulla, la prima vampira della storia è probabilmente Lilith, la prima leggendaria moglie di Adamo.
 Costei, al contrario di Eva, era stata creata non da una costola del consorte, ma dalla terra, esattamente come lui e perciò aveva strane idee di parità tra i sessi. Durante un rapporto sessuale si rifiutò di stare sotto e Adamo, indispettito, le ricordò che le donne stanno sotto e gli uomini sopra perché è così che l'ordine del mondo vuole. Lei non concordò e scappò dal paradiso terrestre iniziando a seminare figli fatti con tutti i demoni che incontrava, divenne un demone e già che c'era, iniziò a rubare i bambini maschi dalle culle per succhiare loro il sangue.
 La stessa fissazione per il sangue e i bambini/ragazzi maschi, ce l'avevano le due successive demoni vampiro. 
 Dopo la tradizione mesopotamica/ebraica, anche i romani e i greci pensarono fosse giusto creare delle figure femminili dedite alla ninfomania e demoniache, e così vennero Lamia ed Empusa. 
 Lamia, porella, era la bellissima regina della Libia, una delle tante conquiste di Zeus, che con lei ebbe qualche figliolo.
"Lamia" di Waterhouse. I preraffaelliti
erano molto affascinati da queste mitiche
figure femminili
Quando Era se ne accorse, presa da ira, le sterminò tutta la prole e quella, devastata dal dolore, si chiuse in una caverna, dove, col tempo e il rancore, divenne un essere orribile e demoniaco che succhiava il sangue di bambini maschi e giovini che seduceva tornando per l'occasione giovane e bellissima.
  Empusa aveva un po' lo stesso metodo, ma con qualche variabile. Era infatti la figlia di Ecate, la dea che proteggeva i crocicchi. Se passavi per un crocicchio e non invocavi Ecate (divinità demoniaca talmente ambigua da essere anche ermafrodita), era un attimo che ti perdevi e se maschio ti ritrovavi nel giaciglio una ragazza bellissima con due piccoli problemi: 
1) Essa era desiderosa di succhiare il tuo sangue.
 2) Aveva una gamba di bronzo e una di sterco d'asina (che non so come potesse essere né come si comprendesse che era proprio cacca d'asino).
 Perché il sangue? Perché, tradizione antica voleva che proprio nel sangue risiedesse la vita e specificatamente nel sangue maschile. Aristotele diceva che tra madre e padre, per dire, era il padre il vero genitore, perché era solo grazie al suo fondamentale afflusso di sangue vitale che lo sterile uovo femminile prendeva vita e generava un bambino.
 Passarono i secoli. Si decise che nel medioevo le donne che per vari e disparatissimi motivi non seguivano la norma imposta, erano un nuovo genere di creatura demoniaca: le streghe. I cliché c'erano tutti: coito col demonio, ninfomania, poteri sovrannaturali usati in modo malvagio, sesso femminile e spesso anche avvenenza. 
 Ne bruciarono a oltranza finché finalmente non si passò a illuministi tempi migliori con una frase che possiamo davvero attribuire a Voltaire: "Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle".
 Fu così che potè iniziare una seconda fase del mito del vampiro. 
 Finalmente si entrava nel campo del fantastico e tale orrida creatura demoniaca poteva essere codificata dal romanticismo ottocentesco. Fu proprio in tale fiorente e adattissima epoca che le vampire lesbiche ebbero il loro acme.
 Fu Coleridge il primo a descrivere un essere sovrannaturale di sesso femminile, malvagio, interessato al sangue, ma di donzelle sue coetanee, avvenenti e possibilmente nobili. Si trattava della Gerardine del suo poemetto, purtroppo incompiuto, "Christabel".
 E' un'opera difficilissima da trovare in italiano, di cui c'è una bella traduzione nella curatissima edizione di "Carmilla" edita da Stampa Alternativa.
 Di cosa parla Christabel?
 Di questa donzella dolce, bianca, soffice e ignara, Christabel, ragazza nobile con fidanzato lontano, che una notte si sveglia e va nel bosco a pregare per lui. Qui incontra una ragazza bellissima e affascinante, Gerardine, per cui prova una fortissima simpatia improvvisa. La ragazza racconta candidamente di essere stata rapita dal castello di famiglia da alcuni figuri che l'hanno poi mollata nel bosco senza più tornare. Presa dal panico era riuscita a liberarsi e finalmente aveva incontrato qualcuno.
 Christabel, affascinata e impietosita, la porta nel suo castello, ma per motivi non chiari non può svegliare nessuno e si porta la bellissima sconosciuta in stanza invitandola a dormire con lei nel letto (non essendoci altri giacigli disponibili). Gerardine ovviamente accetta, ma invece di seguirla subito, si spoglia. Christabel, incantata, non può fare a meno di osservarla e non riesce a trovare neanche motivi razionali per opporsi a quello che avviene poeticamente dopo, ossia uno dei primi rapporti saffici della storia della letteratura.
 Il salto al doppio mostruoso sembrerebbe immediato. Ossia, Gerardine, è una vampira (Coleridge non la chiama così perché non esisteva neanche il termine, ma codifica alcuni comportamenti propri poi dei vampiri letterari: fuoco che si anima al suo passaggio, figure sacre che la indeboliscono, cambiamenti nel fisico dopo aver succhiato sangue), e in quanto mostro oltre a essere donna è anche lesbica (ossia il mostruoso al cubo).
 Eppure Coleridge non ci presenta, a mio parere, Gerardine come un mostro e neanche la vampirizzazione come una cosa orribile e inquietante. Anzi, per come la descrive lui, l'iniziazione vampirica di Christabel sembra più la metafora di un'iniziazione sessuale, un risveglio vampirico che è anche un risveglio sessuale e di orientamento sessuale. Pensate veda i draghi? Credete che sia ottenebrata dalla lesbicizzazione a tutti i costi della letteratura?
La scena della seduzione in piena regola:
Gerardine si spoglia davanti a Christabel
che si gira su un fianco per guardarla meglio.
E' confusa, ma emozionata. 
 Vi lascio allora un bellissimo passaggio del momento in cui Gerardine entra nel letto di Christabel e accade (non esplicitamente ovvio siamo sempre nel 1800) quello che accade:
"Toccare questo seno innesca un sortilegio
che si impadronisce di te fino all'estremo, Christabel!
Conosci stanotte e conoscerai domani,
questo marchio della mia vergogna, questo sigillo
del mio dolore;
ma tu combatti invano,
perché solo questo 
tu puoi dichiarare:
che nella cupa foresta
tu udisti un lieve lamento
e trovasti una splendida dama, immensamente bella;
e la portasti a casa insieme a te per amore e carità,
per proteggerla e ripararla dalle brume dell'aria"


 Non è la cosa più "devo dire che è tutto sbagliato anche se diciamocelo non lo è" bella che abbiate mai letto? Per me sì.
 La storia poi continua in modo ben meno interessante. Il giorno dopo Christabel è sconvolta per quello che ha fatto (ma non riesce a pentirsene), si comprende che Gerardine ha pessime intenzioni nei confronti del padre della ragazza ecc. ecc. Il primo seme della vampirizzazione letteraria è stato gettato e infatti, chi doveva coglierlo, una quindicina di anni dopo, lo coglie.
 Correva il 1816, il famoso anno senza estate. Durante una stagione estiva flagellata da vento, pioggia e gelo, un gruppo di amici si annoiava in una villa in Svizzera.
 Quegli amici erano: Polidori, Shelley, Mary Shelley, Byron e tanti altri. Non sapendo cosa fare e non essendoci internet a distrarli, fortunatamente, decisero di sfidarsi ad un contest sulle storie di fantasmi. Ognuno avrebbe dovuto scriverne una....

 Fine prima parte. L'orrorifica seconda a domani. Spero che non stiate tentando di gettarvi nel Tevere o Ticino o Arno o altro per la noia. Forza che dall'1 torno una persona normale!

E se nel frattempo volete approndire, due due riferimenti bibliografici:
- "Carmilla la vampira" ed. Stampa Alternativa, con favoloso apparato critico e traduzione integrale di "Christabel". In appendice, c'è anche un breve elenco fotografico di vampire letterarie e cinematografiche famose. Non fate caso all'orrida copertina di cui mi sfugge il motivo.
-  "Le Vampire" di Arianna Conti, ed. Castelvecchi. In esso si affronta in modo molto più esaustivo dei miei due post, la storia vera e letteraria del mio della vampira donna.


1 commento:

  1. Polidori, che poi altri non era che lo zio di tale Dante Gabriel Rossetti, che dei Preraffaelliti è il re. Tutto torna e questa gente incredibile è sempre in qualche modo collegata per parentela o amicizia. Che siano un circolo privato?

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