sabato 18 aprile 2015

Animali, bestie incantate e creature favolose nel medioevo. Un excursus tra le miniature per capire come i nostri antenati medievali vedevano gli amici e nemici animali tra avvelenamenti, magia, crudeltà, lascivia e accoppiamenti improbabili!

 Sotto Pasqua, sulla pagina di fb, avevo postato una gallery di conigli assassini e violenti disegnati ai margini dei manoscritti medievali. 
Coniglio simpaticamente assassino
Molti lettori, incuriositi, avevano chiesto lumi riguardo questa iconografia così assurda, così, mi ero presa l'impegno di rispolverare le mie conoscenze dall'esame di storia della miniatura di un po' di anni fa.
 Siccome è passato del tempo e non ho i miei amati libri universitari sotto mano (non li ho ancora transumati e spero che mio padre non li abbia consegnati definitivamente all'umidità del garage), per evitare di dire solenni baggianate, ho commesso l'acquisto di un tomo che desideravo da parecchio, ma di cui rimandavo l'acquisto: "Bestiari medievali" di Michel Pastoureau.
 Questo bellissimo volume edito da Einaudi anche ad un prezzo in realtà non altissimo (35 euro benissimo spesi) per la qualità e la bellezza delle numerose illustrazioni che offre, è un ottimo punto di partenza per chi volesse avvicinarsi al magico mondo delle miniature dei manoscritti che, nell'immaginario comune viene collegato a qualcosa di palloserrimo.
 In realtà le miniature sono straordinarie: altamente simboliche, erano uno dei modi in cui la fantasia dei miniaturisti dell'epoca (in molti casi quasi fumettisti o vignettisti satirici) poteva esprimersi in modo anche irriverente.
 "Il nome della rosa" (non si discute, è bellissimo, ci ho scelto la facoltà universitaria in base a quel film). Non so se ricordate che il primo monaco suicida era un miniaturista molto giovane e famoso per i suoi disegni irriverenti: il papa e l'abate venivano infatti ritratti come animali buffoneschi, tra cui l'orrida scimmia.
Immagino che molti abbiano visto il bellissimo film
 Robe che farebbero tremare la mano ad un vignettista satirico odierno.
 Finzione letteraria? A parte che il sommo Eco penso non possa compiere errori grossolani di codesto tipo, proprio in questi giorni è diventata virale l'immagine di un mostriciattolo assai simile allo Yoda di Star Wars, vestito come un monaco e in posa benedicente. Insomma, sbeffeggiare l'autorità ecclesiastica da un semibuio scriptorium dell'alto medioevo era, pare, davvero possibile.
 Di seguito farò un elenco di ghiottonerie sull'iconografia animale medievale.
 Poiché sono molte e, come tutti i manuali su internet insegnano, dopo un tot di lunghezza, un post va in acido a chi lo legge, ne farò un secondo quanto prima (se non domani dopo il fine settimana).
 Pronti a farvi stupire? Andiamo!

IMPROBABILI INCROCI: 

I bestiari medievali dimostrano come l'uomo medievale avesse una concezione della fauna e della flora assai diversa dalla nostra. Innanzitutto aveva una divisione tassonomica alquanto peculiare e c'erano persino dei casi in cui si poteva ipotizzare che da mondi vegetali provenissero specie animali, come l'albero delle oche, che, appunto, attraverso dei frutti produceva volatili da cortile.
 Non deve stupire perciò che, a loro parere, potessero verificarsi incroci tra specie diverse in grado di produrre animali immaginari o realmente esistenti, ma considerati troppo strambi per essere frutto di una sola razza animale.
 Incrocio sovrannaturale e altamente simbolico a livello religioso è quello tra l'ostrica e (tenetevi forti) la rugiada celeste portata dai raggi del sole. Da questa unione impalpabile nasce la perla, considerata la pietra preziosa più pura (la senefiance dell'ostrica è chiaramente un'allegoria della Vergine Maria).
Grifone
Accoppiamenti più inquietanti e difficili da immaginare danno vita a bestie come il grifone, frutto dall'unione molto boh tra il maschio dell'aquila e la leonessa che infine partorisce questo essere che ha il petto e la faccia di un rapace e la parte posteriore di un leone. Ferocissimo, viene messo a guardia di tesori a causa della sua rinomata invincibilità.
 Amoreggiamenti un attimo più possibili erano quelli fantasticati tra le murene e le vipere. leggenda voleva che le murene fossero tutte femmine e da qualche parte dovessero trovare di che riprodursi, detto fatto ecco incontrare l'amico vipera sulla spiaggia per dar vita a piccoli di rara cattiveria.
 Anche il cane cerca specie simili, come i lupi, la lupa nello specifico.
Giraffa
 Nel medioevo il comportamento più o meno lussurioso attribuito agli animaliera indice di purezza o di lascivia e poteva variare anche a seconda del sesso (in sostanza alcune specie avevano il maschio lussurioso e la femmina pura e viceversa). La lupa, megalasciva, si unisce col lupo dando vita ad un altro quadrupede feroce: il lincisius, da non confondere con la lince, che nei bestiari veniva considerata "un grosso verme bianco"!
 Frutto di un incrocio tra cammello e leonessa è il camaleonte. Alcuni bestiari lo indicano come la lucertola che conosciamo, ma per altri è una sorta di antilope senza corna paurosissima che muta colore per mimetizzarsi e sfuggire ai predatori. Il camaleonte ha però una serie di divieti cromatici di alto valore simbolico: per alcuni non può diventare rosso e bianco, per altri rosso e blu.
 Mentre è la lussuria insoddisfatta che guida la femmina del cammello ad accoppiarsi col maschio del leopardo, dando vita a una strana creatura con un collo smisuratamente alto: il camalopardo. Non vi dice niente? Beh, gli arabi la chiamavano zarafah e noi adesso chiamiamo questa misteriosa bestia orgogliosa della stramba bellezza, giraffa.

ANIMALI MAVAGISSIMI-ISSIMI PARTE I:
 Come spiega Pastoureau nel medioevo si amava attribuire alle abitudini e al nome stesso degli animali un significato simbolico, generalmente religioso, che lo storico riassume nel termine francese senefiance. Uno degli esempi più semplici è la divisione tra animali buoni e animali malvagi.
 Per gli uomini e le donne del medioevo infatti la questione non si riduce a: agnello e lepre animali puffolosi e quindi meritevoli di tenerezze e attenzioni e vermi e serpenti viscidi e schifosi e quindi orrendi. Per i nostri predecessori era il comportamento ritenuto virtuoso o meno a determinare l'attitudine dell'animale.
 Gli animali malvagi avevano diverse caratteristiche che permettevano di identificarli come tali. Innanzitutto le bestie notturne potevano fare qualsiasi cosa, ma erano di sicuro in combutta col demonio. la povera civetta, tanto amata in età classica, come simbolo di saggezza e della dea Atena, divenne un sicuro messaggero del diavolo che arrivava a partecipare ai sabba. Idem il pipistrello che, peraltro, molto li confondeva con la sua natura ambigua: era un uccello? Un topo? Un uccello-topo? Anche la sua ambiguità era sospetta. 
Nell'apocalisse alcuni demoni che
escono dalla bocca di un falso profeta
sono raffigurati come rane. Un animale
perciò di rara malvagità
Dei vari rettili pochi se ne salvavano.
Le rane e i rospi venivano considerati animali, perfidi, lussuriosi e, assieme alla salamandra velenosissimi. Se vi ricordate la novella del Boccaccio "Simona e Pasquino", celebre perché i protagonisti dell'amorosa vicenda erano delle persone del volgo e non dei nobili), i due sventurati amanti incorrevano in una morte alquanto ingloriosa per colpa di un rospo.
 Felici e festanti, intenti in una sorta di pic-nic in un giardino durante un'uscita a quattro con due amici, mentre l'altra coppia si lanciava in un infrattamento amoroso, i due decidevano di procurarsi un day gum protex ante litteram, usando una foglia di salvia per pulirsi i denti dopo il pasto. Il povero Pasquino così periva istantaneamente. Alle grida della disperata Simona tutti accorrevano accusandola. Così, per discolparsi la poveraccia ripeteva il gesto della salvia sui denti e (cretinamente) moriva come lo sventurato Pasquino. Vero colpevole: un rospo velenoso sulla cui schiena era cresciuta la salvia!
Come vedete la salamadra avvelena cibo
e acqua, ed è così fredda che le fiamme non
le fanno nulla.
Anche la salamandra (che aveva anche connotazioni positive) era considerata velenosissima tanto che il suo tocco poteva avvelenare l'acqua o la frutta, ad esempio. Si riteneva che le streghe cogliessero mele avvelenate dalle salamandre da offrire alle "belle dame" (ci ricorda giusto un attimo "Biancaneve").
  Altro animale davvero perfido era considerato il coccodrillo, disegnato in alcune miniature come una bestia assurda, e in altre come il rettile che conosciamo noi. Il coccodrillo infatti si nasconde in attesa della preda, spiando l'uomo (tutte le bestie che spiano le abitudini degli esseri umani per trarne vantaggio sono malvagi) e quando se ne trova uno a tiro non può fare a meno di mangiarlo.
 Subito dopo però, preso da rimorso, si pente e inizia a piangere! Per alcuni il suo pianto è sincero per altri è una subdola ipocrisia di cui ci rimane traccia nel detto "lacrime di coccodrillo" (e nella canzone dello Zecchino d'Oro "Il coccodrillo come fa").
 Del club dei cattivi possiamo poi annoverare: vipera, lupo, corvo, riccio (goloso e ladro) e persino il povero scoiattolo, reo di ammassare più cibo di quanto gliene serva (peccato assai grave nel medioevo, come cambiano i tempi).

ANIMALI NON REALMENTE ESISTITI:
Nell'immaginario medievale esistevano bestie che in realtà non sono mai esistite.
 L'esempio pratico più lampante è il drago, per noi mitica creatura volante che sputa fiamme e al massimo nasce fiero da una Daenerys Targaryen nuda in Game of Thrones, per i nostri antenati bestia realmente pascolante per i boschi esattamente come un cervo. Esistevano moltissimi tipi di draghi: volanti non volanti, di vari colori, striscianti a terra, tutti ugualmente pericolosi e in genere custodi di antichi tesori. Ne "Lo Hobbit" un Tolkien studioso di letteratura medievale infila infatti un drago con tutte le caratteristiche già apparse nell'antica Grecia, quando un Giasone fedifrago ('sti eroi greci comunque erano tutti sentimentalmente indegni) arrivava in Colchide per impossessarsi del vello d'oro custodito da un feroce drago che dormiva con un occhio sempre aperto. Solo con l'aiuto della scaltra Medea, figlia del re, riuscirà a farlo addormentare.
 Molti animali non realmente esistiti avevano parzialmente forme antropomorfe e generalmente abitavano nei due luoghi esotici per eccellenza: l'Etiopia e le Indie.

In Etiopia si annidavano uomini con la faccia sul petto, esseri con un piede così grande da potersi fare ombra da soli, inoltre lì cavalcavano centauri e satiri e strisciavano orride serpi con facce umane, per non parlare delle leggendarie formiche cercatrici d'oro grosse come cani.
Sirena un po' pesce un po' uccello
 Il centauro, considerato dai bestiari appunto una sorta di bestia, era frutto dell'accoppiamento tra una donna stravolta dai sensi e un asino. L'asino infatti veniva ritenuto un animale particolarmente lussurioso che amava accoppiarsi random con specie diversissime.
 Altre creature antropomorfe provenivano dal mare. Gli uomini medievali amavano assai più gli uccelli e l'aria del mare pescoso che, così misterioso e scuro, li rendeva sempre diffidenti e sospettosi: quali mostruosità si celavano sul fondo?
 Il mare era il luogo dove abitavano le sirene, esseri metà donne metà pesce (ma una specie, probabilmente eredità classica, era metà donna e metà uccello) che incantavano i marinari con la loro voce e il loro canto fino a farli addormentare. Una volta stesi, li assalivano abusando di loro e mangiandone le carni.
Manticora
 Sempre nel mare si annidavano altri strani mostri, come il vescovo di mare o il terribile monaco di mare, creatura col busto umano e la testa tonsurata di un monaco, con un corpo di pesce ed enormi pinne sotto il saio marino (le immagini sono davvero orrende).
 Infine, mostruosa e temibilissima era la Manticora che somiglia molto a Gerione, il mostro con la faccia affidabile che Dante incontra all'inferno. Codesto mostro vive nelle indie ed è simile nel corpo alla tigre, ma ha una faccia umana, con barba e occhi azzurri e terribili. Affamato di carne umana (la sua bocca è provvista di tre file di denti) insegue gli esseri umani per mangiarli e sfuggirgli è impossibile poiché corre come il vento.
 Paura eh?

 Fine prima parte! E nella prossima: poteri magici degli animali, bestie buonissime e malvagissime parte II, resurrezioni di cucciolate e molto altro. Non vi sentite un po' Harry Potter a lezione con Hagrid?



2 commenti:

  1. Magnifico articolo, aspetto con ansia (va bene, esagero...) la seconda parte.

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  2. In Storia della Bruttezza di Umberto Eco c'è un capitolo dedicato alle mirabilia e i mostri medievali in cui si parla degli uomini con la faccia sul petto o di quelli con il piede parasole che citi tu. Scoprire che il Leviatano descritto nella Bibbia in realtà è un coccodrillo dai tratti molto enfatizzati mi ha fatto sorridere non poco. Invece il Basilisco che sarebbe dovuto essere lungo dodici dita al massimo ha sminuito ai miei occhi l'impresa di Harry nelle fognature della scuola.
    Comunque il post è davvero molto carino, non vedo l'ora di leggere il resto :))

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