giovedì 18 giugno 2015

Camilleri, Montalbano e la cucina. Esperimentone da book-cook-blogger: un'intera cena che mangerebbe l'amato commissario siculo, che insomma, alla follia letteraria non ci può (e non ci deve) essere fine!

  Dunque, come tutti gli esseri umani routinari di questa terra, ho alcuni miei riti.
 Uno di questi, per molti anni,specialmente quelli infelici in cui mi avrebbe migliorato la giornata anche una moneta da 1 centesimo trovata per strada, erano "le serate Montalbano". 
Queste serate prevedevano la visione dell'ennesima replica del commissario in tv o la prima delle nuovissime puntate, e, a contorno, un menù speciale che prevedeva due dei miei piatti favoriti: spaghetti coi pomodorini freschi, il basilico e il parmigiano (piatto che potrei ingurgitare in quantità industriale) e le fragole con la panna. Tanto Zingaretti compariva ad allietare i nostri dopocena sono in estate e non c'era bisogno di molto altro.
 Questo per dire che Montalbano mi ha sempre ispirato cibo e, considerando la minuziosa descrizione dei piatti che esso divora ogni volta che ha bisogno di pensare o che deve interrogare un teste a casa sua, non era difficile che accadesse.
 Camilleri è probabilmente l'unico scrittore italiano che scateni in me qualche tipo di fangirlata (oltre a Zerocalcare) e ho avuto la ventura di vederlo una volta sola, anni fa, in condizioni inquietanti. Io ero giovane, grassottella e amavo molto una specie di mantellina nera col colletto alla coreana che credevo mi rendesse molto elegante (probabilmente avevo l'aspetto di una salsiccia col mantello di Robin) e mettevo nelle grandi occasioni, cosa che ritenni di dover fare quel piovosissimo pomeriggio.
 Una mia zia, che aveva la fissa molto teatrale di partecipare a tutti gli eventi che considerava di grido, mi trascinò alla presentazione del libro di uno scrittore di cui non ho memoria a cui partecipava anche Camilleri. Ho cancellato dalla memoria quale libro fosse, ma mi è rimasta vividamente impressa la presenza di Bruno Vespa e altro ignobile vippaggio (non doveva essere un gran libro, condivido). Alla fine, in mezzo a gente che champagnava, mi trascinai con una copia de "Il re di Girgenti" da un Camilleri che doveva chiedersi da solo che caspita ci facesse lì, e chiesi se poteva firmarmela.
Cena finale con altarino
 Un pomeriggio vagamente straniante che si concluse con un autografo che temo di essere l'unica della famiglia a sapere che abbiamo nella libreria di casa.
 Insomma, lovo molto Camilleri. Perciò, oltre ad aspettare che i dvd de "Il commissario Montalbano" vadano in svendita per potermeli comprare tutti, sono vittima di cose da fan come tentare di prenotare un fine settimana nella casa di Montalbano a Marinella (oh, tutti abbiamo un lato letterarial-trash) o l'acquisto di libri come "I segreti della tavola di Montalbano" di Stefania Campo ed. Il leone verde edizioni.
 Il leone verde è una casa editrice che cito ogni tanto e fa dei volumetti deliziosi  in cui unisce cibarie e letteratura: di cosa si nutrivano i grandi scrittori? E quali erano davvero i sapori citati nei nostri libri preferiti? 
 Lo trovo un modo per rendere più viva e tridimensionale un'esperienza di lettura che ci è piaciuta tanto da volerci entrare con più forza. Certo, non tutte le pietanze lette nei libri rischiano di dare la stessa sensazione.
 Ricordo un libro sulle ricette di Natale di Kay Scarpetta, la detective protagonista dei romanzi di Patricia Cornwell. Un'altra mia zia (sono piena di zie, e quando dico piena, intendo piena), appassionatissima della serie, lo comprò fiduciosa per poi ritrovarsi tra le mani una serie di porcate agrodolci all'americana immangiabili per un sano stomaco italico.
 Tuttavia, chiunque legga Camilleri sa che Montalbano mangia solo cose deliziose, arancini di dimensioni bibliche, spaghetti al nero di siccia, fritturine di pesce che si sciolgono in bocca, caponatine, la famosa (e per me misteriosa), pasta 'ncasciata, giganteschi cannoli e raramente, quando proprio un pastore è in buona, qualche capretto con patate condiviso in un casale di pietrazze.
 Perciò è stato un attimo: ho visto il libro ed è stato mio.
 Per dare un senso a questo acquisto compulsivo ho pensato di tentare un esperimento da food cook-blogger: dopo aver acquistato (quasi) tutto il necessario eseguirò tre ricette montalbanesche, realmente consumate dall'amato commissario, e vi posterò ingredienti e risultato finale qui, proprio come una Sonia Peronaci qualunque.
 Tenete presente che, avendo ascendenze (tra le altre) sarde, io mi reco sempre in quella simpatica isola e perciò non ho mai messo piede in Sicilia, perciò magari per i palermitani e i catanesi che mi leggono 'sti piatti sono più semplici della panzanella, ma per me sono robe esotiche.
 Siete pronti a questa giallozafferanizzazione del blogghe?

PASTA ALLA NORMA CON PESCE SPADA:

Ingredienti

Maccheroncini
Pomodori maturi
Cipolla
Melanzane
Pesce spada
Vino Bianco
Basilico
Olio
Sale

 Non capivo perché la chiamassero alla Norma se non era prevista la presenza della ricotta (momento purismo alla Carlo Cracco), ma in realtà a piattazzo delizioso finito, forse, ho compreso la furbata: il pesce spada, nella salsa, finisce per sgretolarsi assumendo le fattezze di granuli di ricotta belli solidi e sostanziosi.
Comunque, prendete le melanzane, tagliatele a tocchetti e friggetele, poi mettetele da parte. Prendete la cipolla, sminuzzatela e fateci un bel soffritto, poi lanciateci dentro il pesce spada tagliato a tocchetti e sfumate col vino bianco. Quando il vino è evaporato, unite i pomodori tagliati a dadini e girate finchè non si è creata una bella salsina profumosa e assolutamente delicious. A quel punto preparate la pasta e, una volta cotta, unitela alla salsa di pesce e pomodori assieme alle melanzane. Mescolate il tutto e guarnite col basilico. Da bava alla bocca.

POLPETTE DI NEONATA:

Ingredienti:

Pesciolini
1 uovo
farina
prezzemolo
aglio
olio
sale e pepe

 Allora, io i pesciolini non li ho trovati. L'unica cosa che aveva l'unico supermercato col banco pesce in un raggio di metri accettabile, erano le alici (e sono stata anche fortunata perché di solito non hanno manco quelle). Spero si possano considerare pesciolini, alla fine sò pesci e sò piccole.
 Comunque, prendete questi pescetti e puliteli (togliere le capocce e le lische a 400 grammi di alici non è stato bello), poi sminuzzateli e unite la farina e l'uovo. Dovrebbe venire un composto abbastanza consistente (a me non è venuto e ho aggiunto pan grattato in quantità) che potrete pallottare in morbide polpette da friggere. Servite con un bel limone vicino per condire.

CANNOLI SICILIANI:
Ecco l'altarino Montalbano
creato al lato della tavola

Ingredienti (del ripieno):

Ricotta di pecora
Zucchero
Zuccata (non pervenuta)
Vaniglia
Cioccolato fondente
Scorza arancia candita
Latte

Ok, ho barato, la parte solida del cannolo non l'ho fatta io, ma comprata ignobilmente al supermercato di fronte casa (c'è un limite all'abnegazione). Il mio unico apporto alla ricetta è stato mischiare ricotta e zucchero assieme a gocce di cioccolato e scorzette di arancia candita.
 A rendere ancora più ignobile questo mio tradimento da discount contro questo dolcetto megafantadelizioso, è il fatto che non ne sono rimaste prove provate. Il tempo di dire alla mia dolce metà che dovevo fare una foto per il blog e il corpo del reato era già scomparso dentro le guance da procione. E' stato breve, ma intenso.

 Queste sono solo tre delle fantastiche, fattibilissime ed economiche ricette che il commissario trangugia con amore e IN SILENZIO. La prossima replica di Montalbano replico, anche se ora ho la cucina che grida vendetta (ma questa è un'altra storia).

9 commenti:

  1. Bella iniziativa! Eccepisco solo su due cose:
    1. Non ti puoi giallozaff blogghizzare, quella non scrive manco una parola, si frega solo i post altrui e li aggrega su quella porcata che chiama blog. In più ruba tutto e ci scrive anche i libri. Tu le cose che scrivi le pensi tu, non rubi niente a nessuno.
    2. Le polpettone di pesce non son venute come dovevano perché hai sbagliato pescetti. Quelli cui si riferisce la ricetta sicula si chiamano neonata (o cicireddi), sono bianchi o grigio chiarissimo e sono lunghi quanto l'ungjia del mignolo. Non si pulisce niente, si mangiano interi interi in frittelle o polpettine o ancora crudi conditi con olio e limone. Le aliciazze non vanno per niente bene e il sapore non corrisponde per niente.
    Ma rifallo, buono tutto.

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  2. "La perfezione stanca" mi ha anticipato di pochi attimi: stavo per dirti anche io che il titolo della ricetta, con la parola "neonata", mi faceva pensare che la base dovessero essere i bianchetti, ovvero i piccoli-di-pesce (in pratica avannotti), quasi microscopici che sono molto buoni fritti o marinati. Il pesce adulto ha un sapore completamente diverso, in effetti.
    Momento folk: dalle nostre parti la "neonata" si chiama "gli uomini nudi" (giuro!) e non ti dico cos'è stato cercarli su Google per trovare il nome tecnico... XD Però trovare ricette tipo "Frittata di uomini nudi" o "Polpette di uomini nudi" in giro è impagabile! :D

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    1. Mi batto il petto, nel mio immaginario laziale 'sti pescetti corrispondevano alla paranza (che comunque dove sto ora non c'è), il pesce più piccolo erano 'ste alici. Vabbeh, LE POLPETTE DI ALICI sono venute bene :D Ahahaha ma perché la neonata si chiama così? Deve essere comico!

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    2. No, credo che paranza e neonata siano proprio due cose diverse, i pesci della paranza dovrebbero essere adulti di taglio piccolo. I bianchetti sono invece così:
      http://blog.giallozafferano.it/ricettariodibina/wp-content/uploads/2013/10/bianchetti.jpg
      e in effetti da crudi fanno un po' impressione ^^;
      Non ho idea del perché qua si chiamino "uomini nudi" (mia madre l'ha sempre storpiato in "omìni nudi" e io ho creduto per anni che "omìno" fosse la razza del pesce! XD), ma è un nome molto comune in varie parti d'Italia per quel tipo di pescato :)

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  3. Sono sicula solo per metà, cresciuta con una nonna e una zia messinesi con doti culinarie di un certo livello e ho mangiato per anni e anni la "pasta 'ncaciata" per il pranzo della domenica. La versione che la nonna preparava, non so quanto vicina o meno alla versione superoriginale©, si componeva di: tortiglioni, sugo, formaggio dalla pasta non troppo dura (un po' come la Fontina, per capirci), prosciutto cotto e parmigiano. La pasta va cotta, assemblata e poi al forno finché il formaggio non si scioglie.
    Io ho sempre pensato che il nome del piatto, 'ncaciata, venisse da cacio, riferendosi quindi al formaggio, una sorta di pasta 'informaggiata', ma con tutta probabilità è un'ipotesi priva di fondamento!

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    1. Pensa che prima di comprare questo libro, nel mio immaginario la pasta 'ncasciata era una specie di pasta al forno con sugo e melanzane (cacio e prosciutto non rientravano nelle mie convinzioni). Scoprire che era coinvolto del cacio è stata una sorpresa. Secondo me, la tua ipotesi linguistica non è tanto pellegrina!

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  4. La neonata, che io sappia, si chiama così appunto perché sono i "neonati" di diversi tipi di pesce azzurro. Oggi è quasi introvabile (per fortuna) poiché la sua pesca è limitata per legge per consentire il riprodursi dell'ittiofauna (si si manciano i picciriddi arristamu senza pisci).

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    1. I picciriddi dei pesci <3 Sto scoprendo un mondo! (Mia nonna, laziale, era confusa da questa storia dei neonati e ha azzardato che potrebbero essere dei simil-lattarini che però son pesci d'ignobile acqua dolce un pochino più piccoli delle alici, ma credo non piccoli come questi pescetti neonati). Vabbeh, sò polpette fuorilegge insomma.

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  5. ah ah ah!! Sono affezionatissima al Commissario Montalbano e spesso e volentieri infilo il dvd e mi riguardo episodi che ormai conosco a memoria (inutile dire che ho parallelamente un appuntamento fisso con ogni romanzo di Camilleri dedicato al "nostro"). Inevitabilmente mi viene fame - come accade anche quando leggo i romanzi - ma dato che detesto il pesce, diciamo che il piatto forse non necessariamente siciliano doc che mi viene in mente in relazione ai film sono le orecchiette con i broccoli ("Il gioco delle tre carte"?)...
    A questo punto, una piccola menzione riguardo il legame tra romanzo giallo e cucina? Rex Stout e il suo Nero Wolfe, Manuel Vasquez Montalban e il suo Pepe Carvalho...(tra l'altro: è ormai introvabile il libro "Le ricette di Pepe Carvalho", maledizione, persi l'occasione di acquistarlo quando lo adocchiavo sempre in libreria...)..
    che fame!!!

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