mercoledì 6 gennaio 2016

La befana vien di notte con le scarpe tutte rotte!! Un po' di ricordi e quattro letture per ricordare che il mondo potrà forse preferire il barbuto signore dalla giubba rossa, ma noi si griderà sempre viva viva la befana!

 Come ho già detto varie volte, da bambina l'unica creatura fatata natalizia concessa in casa mia era la Befana.

 Babbo Natale, capitalista americano, era un falso a cui io e la mia sorella di mezzo (la più piccola è arrivata quando il fervore materno nella difesa della strega romana si era un po' placato) non dovevamo piegarci.
 Avessimo passato i nostri natali a Roma sarebbe stato più semplice.
  In realtà ogni 25 Dicembre si trasformava in una prova di forza e volontà, poiché puntualmente venivamo trascinate in quel di Napoli dai parenti di mio padre, dove tutti, la notte della nascita del bambinello, iniziavano a scartare decine di regali con inusitato fervore partenopeo.

 Io e mia sorella no. Noi, stoicissime (lo ricordo con una chiarezza adamantina), ce ne stavamo ferme e buone col pensiero fisso al 6 gennaio, quando, tornate a casa, i nonni romani ci avrebbero fatto trovare l'albero, il solito amico di mia zia travestito da befana, e decine di calze, le più pregiate delle quali provenivano da Piazza Navona, l'unico luogo d'Italia dove ancora riempiono calze di pizzo con prodotti dolciari che nel resto d'Italia sono spariti dopo gli anni '50. 

A rendere ancora più magica la befana, c'era la trionfale accoglienza che ad essa veniva riservata nel mio specifico paese di provincia. Essa arrivava la mattina del 6 in treno! E tutti i bambini potevano andare ad accoglierla festante per poi ricevere il giusto dono sul palco della piazza, sulla quale si saliva ad uno ad uno (e il mio paese non è particolarmente piccolo, quindi si parla di centinaia di bambini). 

Se poi si aveva la ventura di essere figli di ferventi militanti di destra, si aveva diritto ad una seconda befana, quella che mia madre, con disprezzo, soprannominava "la befana fascista".

Foto per aumentare l'effetto nostalgia, ma appartiene
indicativamente all'epoca di mia madre
 I partiti di destra, infatti, organizzavano un'ulteriore befana nel pomeriggio, a cui tutti i bambini erano invitati per ricevere un altro dono. Inutile dire che non ci sono mai andata.

 Tutti questi ricordi favolosi e mitici ai limiti del guareschiano (a proposito, a presto post su Guareschi!), hanno ammantato da sempre la befana di ogni mio ardore e adorazione. La dolce metà, (che crede nell'inquietante Santa Lucia) ora che sono lontana da casa, viene adeguatamente vessata affinché mi faccia trovare la calza ricolma ogni sei gennaio mattina.

 In onore della vecchina e di tutta la gioia che essa mi ha donato nel tempo, ho deciso di dedicarle questo post con cui si concludono le festività natalizie. Siete pronti a sapere da quale sulfureo mondo pagano proviene?
 Let's go!

"L'INCANTO E L'ARCANO": PER UN'ANTROPOLOGIA DELLA BEFANA di Claudia e Luigi Manciocco ed. Armando:

 Le feste comandate cristiane sono piene di radici pagane (anche se ci piace dimenticarcelo millantando folli "radici cristiane" dell'Europa). In alcuni casi la cosa è più evidente, in altre meno, ma è certo che la befana, anziana, magica, a cavallo di una scopa e dispensatrice di doni non è esattamente la creatura fatata che i cattolici sentono di poter sbandierare come propria.

 Le physique du role è proprio quello di una strega in piena regola, creatura non proprio trattata coi guanti dalle gerarchie ecclesiastiche. Ma quali sono le origini della befana?

 Il culto dell'anziana sembra antichissimo e affonda le sue origine in culti pagani zoomorfi e in antichi riti della fertilità in cui le forze della natura venivano personificate da anziane leggendarie diverse nei vari corpus mitici. 

 Nell'antica Roma, in particolare, si riteneva che la dea Diana volasse sulla terra proprio nei dodici giorni tra il 25 Dicembre e il 6 Gennaio per propiziare la fecondità.

 Era il modo in cui in epoca precristiana, quando gli esseri umani non trovavano diabolico sentire una qualche connessione con la natura, si personificavano le forze misteriose, ma benevole (in fondo la primavera tornava sempre) della madre terra. 

 Nel medioevo Diana e le grandi vecchie dei miti nordici divennero streghe, con tutta l'iconografia che accompagna la befana: scopa volante, naso adunco e poteri magici di vario tipo.

 Eppure, l'anziana, soprattutto nell'Italia centrale, ha resistito! Non si è mai trasformata in una vecchia megera malvagia, ma è rimasta una vecchina misteriosa, vestita poveramente ( e "alla romana", mai saputo cosa volesse davvero dire) e che, al contrario di quel pappamolla di Babbo Natale, punisce i bambini infilando carbone nelle calze dei più cattivi.

Volete saperne ancora di più? Siete affascinati da queste origini antichissime e misteriche che per ora neanche il consumismo (calza a parte) a capito bene come fare proprio? Volete rimanere aggrappati con le unghie e con i denti ad una creatura fatata dell'infanzia che nessun americanismo deve far sparire?

 Ebbene, "L'incanto e l'arcano" di Claudia e Luigi Manciocco, ossia il libro da cui ho preso le informazioni per il mio indegno excursus, risponderà a tutto. E' un bel libro, dai toni molto seri, con numerose testimonianze etnografiche. Da dove viene? Quanti paesi europei e non hanno traccia della befana? Perché si chiama così? E cosa sono le befanate? Perché è particolarmente amata in centro Italia?
 Leggere per sapere.

 Ps. In realtà, i cristiani hanno comunque tentato di costruire una leggenda cristologica attorno alla befana. Secondo loro i re Magi vagando da Oriente verso il bambinello finivano per bussare alla porta di una vecchiarella per rifocillarsi. Terminato, i Magi domandano all'anziana se vuole seguirli per andare a portare i suoi omaggi al Bambino Gesù. L'anziana rifiuta, ma poi si pente, riempie un cesto di dolci e, non sapendo dove cercare il pupo divino, inizia a bussare di casa in casa dove, tanto per stare sul sicuro, regala dolcetti a tutti i bambini che incontra.

 Una versione un po' stiracchiatella, non trovate?

GIANNI RODARI e "LA FRECCIA AZZURRA":

 Gianni Rodari che per un lungo periodo della sua vita è vissuto a Roma e amava passare il suo tempo nella boschiva provincia, ha dedicato poesie, racconti e persino un libro, "La freccia azzurra" alla befana.

 Ai vostri pargoli dovreste leggere Rodari a prescindere, ma per far capire loro per quale motivo Befana is better, verso il prossimo giorno dell'Immacolata (avete un anno di tempo per prepararvi, ma considerando che siamo già di nuovo a Gennaio è meno tempo di quel che pensiamo), fiondatevi in libreria alla ricerca della raccolta "Novelle fatte a macchina" e, appunto "La freccia azzurra" (di cui, se non ricordo male, esiste persino un cartone animato italiano).

 Nel primo c'è un racconto dedicato all'anziana che, svolacchiando, scopre di avere un buco nel sacco dei doni e che quelli stanno cadendo in ogni dove, seminando il panico in Vaticano (come fare satira con le fiabe, oh yeah, ma non diciamolo troppo in giro se no ci bandiscono anche Rodari) e facendo felici pastori sardi con pellicciotti per ricche amanti.

 "La freccia azzurra" invece vede la befana diventata moderna imprenditrice. Non porta più i doni a tutti i bambini, ella deve pensare al soldo, c'è la crisi (c'era la crisi già negli anni '50) e perciò visita solo le famiglie che hanno acquistato con moneta sonante i giocattoli che vende nel suo negozio aperto tutto l'anno. Inoltre, non è più un'anziana vestita di stracci logori, ella si è data una ripulita! E' (quasi) baronessa! E ci tiene molto.

 Così, mentre nel resto del mondo Babbo Natale continua a portare i regali a tutti, in Italia i bambini hanno la selezione per censo all'ingresso e i più poveri non ricevono nulla.

 Tra questi c'è il piccolo Francesco che però non rinuncia a farsi un giro davanti alle vetrine del meraviglioso negozio della befana quasi baronessa. Guardare (per ora) non costa nulla e lui sogna.

 Il negozio però non è un posto comune, la befana per quanto ormai corrotta dai tristi tempi danarosi, rimane fatata e i giocattoli sono senzienti e, al suo contrario, sono rimasti dell'idea che tutti i bimbi, anche quelli poveri, abbiano diritto alla felicità di una sera e di un gioco. Così, decidono di fare una sorpresa a Francesco, salgono tutti a bordo del trenino Freccia Azzurra e si avventurano per la città, alla ricerca di quei bimbi che li fissano con occhioni enormi, senza poterli acquistare.

 Rimango dell'opinione che un tempo i libri, tutti, fossero presi molto più seriamente e si capisse quanto potere potessero realmente avere, oltre il puro intrattenimento. Si spera di rivedere un altro Rodari, prima o poi!

PASCOLI: 

Quando si tratta di qualcosa di parapupesco, che deve risvegliare il fanciullino che c'è in noi, stiamo pur certi che Pascoli non può mai mancare.

 In realtà ultimamente, immagino sia la vecchiaia che avanza, mi sta venendo voglia di rileggerlo, ho il sospetto che, smaltita la prima giovinezza, le nostalgie dell'infanzia pascoliane possano assumere maggior senso di quanto me ne possano aver comunicato a sedici anni (quando hai appena finito di fanciullare e, stupido te, non vedi l'ora di buttarti nell'età adulta).

 Comunque, Pascoli dedicò una tristissima poesia alla befana, creatura dell'inverno che osserva mamme preoccupate ed indigenti, che guardano dormire i propri pargoli, desiderosi di ricevere un regalino dalla vecchina. Alla fine non si comprende se la befana porterà il dono ai poveri bimbi o se invece rimarrà il suo solo sguardo consolatorio. Di seguito ve la posto così potete farvi un'opinione anche voi.

"Viene viene la Befana
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! La circonda
neve, gelo e tramontana.
Viene viene la Befana.
Ha le mani al petto in croce,
e la neve è il suo mantello
ed il gelo il suo pannello
ed il vento la sua voce.
Ha le mani al petto in croce.
E s’accosta piano piano
alla villa, al casolare,
a guardare, ad ascoltare
or più presso or più lontano.
Piano piano, piano piano.
Che c’è dentro questa villa?
Uno stropiccìo eggiero.
Tutto è cheto, tutto è nero.
Un lumino passa e brilla.
Che c’è dentro questa villa?
Guarda e guarda…tre lettini
con tre bimbi a nanna, buoni.
Guarda e guarda…ai capitoni
c’è tre calze lunghe e fini.
Oh! tre calze e tre lettini.
Il lumino brilla e scende,
e ne scricchiolan le scale;
il lumino brilla e sale,
e ne palpitan le tende.
Chi mai sale? chi mai scende?
Co’ suoi doni mamma è scesa,
sale con il suo sorriso.
Il lumino le arde in viso
come lampada di chiesa.
Co’ suoi doni mamma è scesa.
La Befana alla finestra
sente e vede, e s’allontana.
Passa con la tramontana,
passa per la via maestra,
trema ogni uscio, ogni finestra.
E che c’è nel casolare?
Un sospiro lungo e fioco.
Qualche lucciola di fuoco
brilla ancor nel focolare.
Ma che c’è nel casolare?
Guarda e guarda… tre strapunti
con tre bimbi a nanna, buoni.
Tra la cenere e i carboni
c’è tre zoccoli consunti.
Oh! tre scarpe e tre strapunti…
E la mamma veglia e fila
sospirando e singhiozzando,
e rimira a quando a quando
oh! quei tre zoccoli in fila…
veglia e piange, piange e fila.
La Befana vede e sente;
fugge al monte, ch’è l’aurora.
Quella mamma piange ancora
su quei bimbi senza niente.
La Befana vede e sente.
La Befana sta sul monte.
Ciò che vede è ciò che vide:
c’è chi piange e c’è chi ride;
essa ha nuvoli alla fronte,
mentre sta sul bianco monte."
E comunque, vien vestita alla romana, viva viva la befana! E ora vado a godermi la mia calza. 

17 commenti:

  1. Mi hai fatto venire in mente cose di...ahem qualche anno fa, quando ero solo un po' più giovane di quanto sia oggi e il 6 gennaio c'era la "befana dei ferrovieri" (papà era ferroviere). Una calza con caramelle, cioccolatini e mandarini e un giocattolo per tutti i figli di ferroviere. Usanze perdute col tempo.

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  2. anche a casa mia, a Taranto, i regali li portava solo la Befana; il panzuto rossovestito ancora non c'era (parlo degli anni '50, eh!) e quello spilorci di gesu bambino al massimo ai bimbi allungava du' cioccolatini!

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  3. I miei genitori sono cresciuti in un'epoca in cui c'era solo la Befana. Quando siamo nate noi invece Babbo Natale già faceva sfracelli, col risultato che nella nostra famiglia è sempre invalso l'uso di fare regali sia il 25 dicembre che il 6 gennaio, almeno ai "bambini" (virgolettato perché io, mia sorella, i cugini, e mo' pure il futuro cognato, ancora riceviamo la nostra calza e qualche dono XD). Anche se i regali più impegnativi erano quelli natalizi, certo.
    Quindi personalmente ho sempre voluto bene a entrambi i vecchietti porta-doni :D
    (E te lo scrivo mentre sgranocchio il carbone dolce trovato stamattina nel calzettone di mio padre... XD )

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    1. P.S.: La cosa di Santa Lucia, invece, qua non c'è. O meglio, non c'è come connessa al portare doni ai bambini. Qui il 13 dicembre è una festa piuttosto sentita, ma in senso molto diverso: c'è una sagra, bancarelle di oggettistica e dolciumi, la chiesa dedicata alla santa rimane aperta per la benedizione degli occhi e corre l'uso di regalare il torrone alle belle ragazze (inteso come giovani non sposate). Niente a che vedere con Natale o Befana, è quasi più una terza o quarta (che noi coi santi protettori abbondiamo!) festa del patrono :D

      Piuttosto, ricordo un bell'episodio dedicato alla Befana nel fumetto "Stefi" di Grazia Nidasio, che da bambina leggevo su "Il corriere dei piccoli".

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  4. Quando si parla di "radici cristiane dell'Europa", ci si riferisce all'origine dell'idea di un'Europa unitaria e distinta da altri continenti. Idea che non poteva effettivamente esistere, prima del Sacro Romano Impero. (L'impero romano non era la stessa cosa: comprendeva aree di altri continenti - Asia e Africa - ed escludeva buona parte dell'attuale Europa.) Comunque, col torrone storico mi fermo qui.
    A Natale... in alcune aree, passa Gesù Bambino. ;) Bianca Pitzorno docet. Mi spiace che tua madre non conoscesse quest'alternativa anticapitalista...xD

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    1. P.S. Ho visto ora il post di "anrag" sui doni di Gesù Bambino. Pardon. Comunque, Bianca Pitzorno (in romanzi come "La voce segreta") parla di munifiche elargizioni di giocattoli da parte sua. Quindi, alcuni dei suoi piccoli fan saranno stati più fortunati. xD

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    2. Penso che l'alternativa religiosa (ossia il bambino Gesù) non sarebbe stata comunque presa in considerazione. In generale dalle mie parti non usa, non l'ho mai sentito (forse in Sardegna se Anrag e Bianca Pitzorno lo ricordano elargitore di doni :) ).

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    3. la taccagneria di gesu bambino era tutta pugliese... o forse riguardava la mia famiglia, dato che (a parte uno zio guardato con sospetto dal resto del parentado) nessuno in casa era particolarmente religioso. comunque ricordo che anche le mie compagnucce di scuola ricevevano regali solo dalla befana, e a natale solo scarsi dolcetti
      ps. anche se da 10 anni vivo in Sardegna, ma non ho legami 'di sangue' con l'isola: sono pugliese di origine e son vissuta 35 anni a Firenze...

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  5. Ahah! Devi sapere che sono morta dal ridere pensando a Babbo Natale americano capitalista!
    Comunque non conoscevo quella poesia, e mi è piaciuta molto per quanto sia triste. Inoltre grazie per avermi ricordare della "Freccia azzurra", ricordo vagamente di aver visto il cartone animato da bambina e di averlo amato moltissimo.
    Quasi quasi me lo riguardo, anche se sono fuori stagione!

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  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  7. Alt-alt-ALT. Santa Lucia non è inquietante. Ci sono bambini che crescono aspettando solo lei (anche perchè la befana era una befana quindi non portava nulla se non un saluto - perchè già bastava la vecchia vicina di casa a traumatizzare, figuriamoci una che ti entra in casa... brrr!!! e babbo natale/Gesù bambino a ma la pena sapevano che c'eri se lo sapevano - il primo perchè non l'ho mai capito e l'altro perchè già da neonato ha i suoi grattacapi), col uso asinello (che mangia paglia e beve latte di MUCCA), e gli occhi che sono due stelle (e che quindi anche se orba non per nascita ma per martirio - se no che santa romana è?- tutto vede).
    Se poi vogliamo vedere la sacralità della notte in maniera più "storica" (io opto: eravamo sotto venezia e ci bacchiamo quella che comunque è meglio di festeggiare il santo patrono d'estate) il 13 dicembre fino a "qualche" tempo fa, per colpa della precessione degli equinozi aveva spostato la data della notte più lunga dell'anno dal 22 al 13 e con l'assunzione del nostro calendario tutto è tornato "a tradizione" quindi il culto di Lucia, come molte traslitterazioni religiose cattoliche (da Ognisanti alla stessa data per il Natale, nonché l'assunzione della vergine, etc...) nasce probabilmente da quello di Diana di cui parlavi tu (vergini feconde entrambe) e che da qui è la "portatrice di doni", nei fatti la vecchia (e la strega) a fine dell'inverno viene bruciata in quanto va a favore dell'arrivo della rinascita e della primavera (altro culto pagano che se in un posto è donna, 10 km più in là è un uomo).

    Comunque... W Santa Lucia! XD

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    1. La mia dolce metà ci tiene moltissimo, ma mi ha raccontato anche miti inquietanti. Da bambina mi convincevano a non spiare la notte del sei gennaio perché se la befana mi avesse visto, mi avrebbe preso a scopettate. A lei dicevano che la santa, colta nell'atto di portare i regali, le avrebbe soffiato negli occhi la cenere rendendola cieca! Inoltre in generale trovo strana l'idea di una santa senza occhi che porta doni (ma probabilmente se fossi stata abituata da bambina mi sarebbe parso normalissimo).

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    2. Le credenze relative a Santa Lucia hanno ereditato quelle relative alle fate celtiche (dispensatrici di fecondità della natura se onorate, ma che bruciavano le piante, se non ricevevano offerte) e alla latina Ecate (vegliava i bambini dormienti; ma, se i genitori non le lasciavano doni, uccideva i loro piccoli). Per questo, Santa Lucia (così come la Befana) punisce con la cenere, ovvero col prodotto delle combustione (le piante bruciate...). Il fatto che usasse la cenere per accecare i bimbi disobbedienti è legato, invece, alla leggenda cristiana della martire privata degli occhi sotto tortura. Comunque, consiglierei un paragone con "Der Sandmann" di E.T.A. Hoffmann... ;)
      Non c'è niente di strano, nel fatto che Santa Lucia e la Befana abbiano un doppio volto (fatate dispensatrici di doni/terribili punitrici dei disobbedienti). E' la stessa doppiezza di ogni figura religiosa, riflesso di quella Natura (e di quelle strutture sociali) che nutrono l'uomo, ma sanno anche castigarlo.

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  8. Rodari mi commuove sempre, pure ora che bimba non sono più. Quanto a Pascoli, per me porta sfiga! "Quella mamma piange ancora/su quei bimbi senza niente." tocco ferro!
    Qui da me passa San Nicola il 6 dicembre, festeggiamo con i doni prima. San Nicola è poi il santo che, mescolato a un pagano Inverno, ha dato vita a Babbo Natale. E' un santo che nella sua agiografia ha molti legami con i bambini e i doni in generale.
    Interessante la storia della Befana, che in effetti non riuscivo a collocare da nessuna parte.

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  9. La poesia del Pascoli, a leggerla adesso, è molto bella. No, la Befana non porta i regali ai bambini senza niente, perché è solo una povera vecchietta, non una maga. Il bello della poesia sta proprio lì. Almeno così l'hanno insegnata a me quando più di mezzo secolo fa andavo alle medie. Ricordo la malinconia nel dover studiare questa cosa tristissima alla fine delle vacanze, quando già eri triste di tuo. Professori sadici.

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  10. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  11. A proposito: mi permetto di linkarvi questo mio nuovo articolo sulle origini della Befana... :) http://it.blastingnews.com/tempo-libero/2017/01/mille-e-una-befana-storia-di-una-magica-donatrice-001326231.html

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