sabato 11 giugno 2016

Piccole recensioni tra amici!! Periodo di magra ahimè tra gialli che non sono gialli, pettegolezzi di paese che non fanno un'indagine, recensioni troppo nerd per i comuni mortali e soliloqui palloserrimi in un'Italia che non esiste.


 In questo sabato molto speciale, (festeggio l'anniversario con la dolce metà, difatti codesto post è stato scritto eccezionalmente non all'ultimo momento, ma addirittura con un giorno di anticipo!!) ecco che scodello un nuovo "Piccole recensioni tra amici" eccezionalmente vicino al precedente.

 Negli ultimi tempi ho letto parecchio, ma sono stata un po' sfortunata. 
 Escludendo "Giro di vite" di Henry James non sono incappata in niente di particolarmente memorabile, anzi, ho avuto cospicue delusioni.
 Vabbeh, ogni tanto gira così, è un periodo di magra.

Del resto questo blog esiste anche per questo motivo: recensire perché almeno voi possiate evitare di perdere tempo con libri, almeno per me, tranquillamente rinunciabili.


 Siete pronti a scoprire quali? 


"LE DONNE DELLA PRINCIPAL" di Lluis Lach ed. Marsilio:

Allora, devo capire: per quale arcano motivo è stato venduto come giallo un libro che giallo non è?
 Ho capito che c'è un morto e un poliziotto, ma non è che bastino a fare un giallo, se no potremmo mettere nel settore almeno un quarto dei libri della sezione di narrativa generale.
 Ecco, la faccenda di essermi trovata tra le mani un libro che doveva essere un giallo e invece è una saga familiare in pieno realismo magico style, mi ha non solo destabilizzato, ma proprio indisposto. 

 Va bene che alcune storie sono un po' borderline, ma qui la storia è quella appunto delle tre donne della Principal: nonna, madre e figlia tutte e tre di nome Maria.

 In realtà l'ultima è solo quella a cui arriva la soluzione del mistero letteralmente su un piatto d'argento, mentre la prima è la matrona che salva (non viene spiegato come, ma ok) da un insetto infestante, le preziosissime viti della Principal, la tenuta di famiglia che il padre le aveva rifilato convintissimo che fossero spacciate.
 L'intera storia ruota attorno alla seconda Maria e all'amore della sua vita: il palafreniere Llorec, un avvenente ragazzo bisessuale che ogni quattro pagine ci viene ricordato che tendenzialmente preferisce gli uomini, ma vabbeh alla padrona non si dice di no (ogni tre pagine).
 Il mistero, davvero flebile, è quello di un uomo trovato morto durante la Guerra Civile proprio davanti alla Principal. Un cold case che un poliziotto decide di dover per forza risolvere per amore della sua antica passione per i libri gialli (che ci sia una nazione sconvolta dai postumi della guerra civile che versa in uno stato di polizia viene citato, ma è secondario).
 Il punto è che il caso si risolve da solo e la maggior parte delle pagine sono concentrate sulla pruderie alla base di tutta la storia che vede una quantità di persone omosessuali in grado di sfondare qualsiasi statistica ragionevole.
 Giuro che ho preso questo libro affidandomi all'unica frase a sfondo giallo apposta sul retro copertina. Ignoravo il resto della trama. E, nonostante non sia scritto male (anche se verso la fine, quando l'ultima Maria "scopre" il colpevole diciamo che la storia inizia a sgravare e a parlare per frasi fatte), il mio è un NO. Lasciate stare. 
 Dedicatevi ai gialli veri o alle saghe familiari vere o almeno alle storie che lasciano qualcosa e non si concentrano morbosamente su particolari alla Novella 2000.

"UN RAGAZZO ITALIANO" di Philippe Besson ed. Guanda:

  Molti molti anni fa (ommioddio sono sempre di più!) lessi un bellissimo libro, molto particolare e molto commovente: si intitolava "Un amico di Marcel Proust" (anche se curiosamente mi viene sempre da chiamarlo col titolo originale che era "In assenza degli uomini").

 Era la straziante storia d'amore tra un ragazzo in licenza dal fronte della prima guerra mondiale e il figlio quindicenne dei padroni della tenuta da lui, figlio della cuoca, sempre adorato da lontano.
  La storia si svolgeva solo durante le notti di due lunghe e brevissime settimane nelle quali i due facevano moltissimo sesso e si innamoravano o meglio, il primo era già perdutamente innamorato del secondo, il quale, perso nelle nebbie eterne della giovinezza, faticava a mettere a fuoco i suoi sentimenti, surclassati dal lato carnale.

 Marcel Proust appariva, riservato e un po' viscido, durante il giorno, preso in goffi tentativi di seduzione del succitato quindicenne, bellissimo e spietato.
 Trama particolare, scrittura struggente. Se non lo avete letto recuperatelo.
 In memoria di questa vecchia piacevole lettura, quando in biblioteca ho trovato un altro suo libro, "Un ragazzo italiano", sono rimasta entusiasta e l'ho subito afferrato.

 Due parole: DIO MIO. In alternativa una: PERCHE'????

 Era davvero del tempo che non leggevo un libro così lento, stupido e pretenzioso. 

 La storia è quella di Luca, ventottenne trovato annegato nell'Arno.  
 Le voci narranti sono tre: il morto che racconta la verità, la compagna del morto, Anna, che si scopre post mortem tradita, cornuta e mazziata e Leo, l'amante (maschio) del morto, un marchettaro da stazione.
 Il punto dovrebbe essere che non si conosce mai davvero la persona che amiamo, ma viene demolito dall'idiozia con cui la trama è portata avanti. 
 A parte che è lentissimo, il problema principale è che Philippe Besson ha un'idea dell'Italia a metà tra la cartolina e il fantastico, così tutti i personaggi hanno cognomi di pittori e musicisti, pasteggiano con chianti e tipici piatti italiani, hanno famiglie numerose che mangiano insieme la domenica in villini fuori città circondati da viti e passano il tempo a discutere di statue, letteratura e arte (impagabili i continui riferimenti a Dante). 
 Una roba che neanche se uno avesse solo amici col dottorato in storia dell'arte e filologia.
 L'idea di cimentarsi in romanzi ambientati in paesi non d'origine penso sia motivo di grande fascino per molti scrittori.
  Questi molti scrittori dovrebbero capire però che non basta passarci un mese della propria esistenza e, certe volte, neanche un anno, per arrivare a distinguere la realtà di un luogo dall'idea fantastica che abbiamo di lui.
 (Da rileggere al riguardo il mio vecchio post sull'Italia terra d'amore e lasagne agli occhi degli scrittori stranieri di passaggio).

"CINEMAH presenta IL BUIO IN SALA" di Leo Ortolani ed. Bao Publishing:

 Ho iniziato  a leggere Leo Ortolani agli albori della conoscenza. 
 Non per merito mio, ma per merito di un mio zio, appassionato di tutto ciò che di nerd esistesse sulla terra: fumetti, giochi di ruolo, statuine di Warhammer, carte Magic e compagnia cantante.

Grazie a lui ho letto per anni Lupo Alberto e praticamente tutta la produzione di Ortolani, autore che negli anni ha alimentato le mie speranze che un giorno avrei combinato qualcosa: in fondo lui era un geologo finito a fare il fumettista.
 Famoserrimo per Rat-Man, la sua ultima opera è una raccolta di recensioni di film che negli ultimi anni Ortolani è andato a vedere assieme ad amici, parenti, figlie, amici o in solitaria.

 Ovviamente fa molto ridere (capolavoro quella di "Cinquanta sfumature di grigio"), il problema è che Ortolani va a vedere solo film nerdissimi-issimi-issimi. 

Il risultato è che, a meno che tu non faccia proprio parte della nicchia che si sveglia ascoltando la sigla di Mazinga, se in pausa pranzo non leggi la tua raccolta personale di "X-Men" e la sera non ti cimenti in cene a base di piatti hobbit, per ridere ridi, ma hai visto un film su quindici.
 Straconsigliato agli appassionati di Ortolani, dei fumetti e del Cinemah Nerd.
  Per tutti gli altri: vale la pena, ma mettete in conto un cineforum di un mese per la piena comprensione del testo.

2 commenti:

  1. Io sto leggendo quello di Ortolani,i film che ha recensito li ho visti praticamente tutti,muoio dal ridere XD XD XD

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  2. Dato che ho già detto la mia sui fatti di Orlando - anche perché in questi giorni mi sono cadute le braccia talmente tanto da aver perso la capacità di articolare parola sull'argomento - posso dire di aver letto - e, ahimé, comprato - anni e anni fa "Un ragazzo italiano".
    All'epoca non esisteva la narrativa MM, e io - fan dello yaoi a livelli monomaniacali - ero virulentemente in cerca di qualsiasi cosa vi si avvicinasse.
    Era meglio non avvicinarsi: le premesse per una storia interessante c'erano tutte, a trattarla bene, ma non ho mai visto una infilata di occasioni sprecate come questo libro. Il protagonista, presentato come l'ombelico del mondo degli altri due, è un personaggio piatto come una sogliola; e i dialoghi sono di un'artificiosità così inaudita da non lasciarti niente. I quasi venti euro peggio spesi della mia vita.

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