sabato 30 luglio 2016

Quando un libro è di 1294 pagine e i clienti non se l'aspettano. "Le reazioni dei clienti al Premio Strega 2016", un fumetto di situazioni tragicomiche.

 Ogni volta che qualcuno vince qualcosa o un autore muore, le masse si precipitano in libreria alla ricerca delle opere degli autori in merito.
E' successo anche con "La scuola cattolica" il premio Strega di quest'anno by Albinati (che io continuo a confondere con un altro candidato, Affinati, ma vabbeh). 1294 pagine.

La mole, inaspettata, ha confuso i clienti creando simpatici siparietti che mi avevano dato l'idea per il post di oggi (poi ho preso un po' di Frecciarossa e ho avuto una mole di roba da fare inaspettata, perciò lo avevo dimenticato finché un  provvidenziale foglietto dei mille dove appunto le mie idee e l'ho ritrovato stamattina).

 "Le reazioni dei clienti al Premio Strega 2016", un fumetto di situazioni!





venerdì 29 luglio 2016

Storia di una rubrica che fu e che ogni tanto è ancora (e tre sugosi suggerimenti). Piccoli libri per piccoli tragitti: debuttanti fresche di campagna by Alcott, inquietanti paesi di soli ciechi by Wells e cortigiane molto moderne by Luciano di Samosata.

 All'inizio della mia vita da blogger, quando avevo una mezza idea di dover rendere tutto più coerente e sensato, avevo deciso di seguire parte dei consigli che si danno a qualsiasi novello digitatore di tastiere. 
  
Il primo consiglio, che era precedente al mantra "Content is the King" era una specie di anatema da cui sembrava che neanche Gandalf potesse salvarti: qualsiasi cosa tu avessi intenzione di fare dovevi assolutamente ricordare che mai e poi mai un post avrebbe dovuto superare una determinata lunghezza.
 Il motivo era insito addirittura nella natura stessa dell'internet: la gente che naviga ha una capacità di concentrazione degna di un criceto e in ogni caso legge a spizzichi e bocconi quando ha tempo.

  Quindi, baby, datti una regolata.

 Il secondo consiglio,  da cui sembrava proprio non si potesse sfuggire era la periodicità.
 Non la costanza (cosa effettivamente fondamentale), ma l'idea che si dovessero per forza impostare i contenuti in modo da "fidelizzare" il lettore. Il venerdì fai questa rubrica, la domenica fanne un'altra, riposa il giovedì eccetera.

 Così insomma, la gente si sente rassicurata e il mercoledì verrà proprio a cercare quel ghiotto articolo che ha atteso per tutta la settimana.

  (i miei primi post infatti sono corterrimi rispetto agli ultimi), per il secondo ci ho provato, ma immediatamente ho dovuto vedermela con un enorme scoglio: io non mi ricordo mai che giorno è.
Ho cercato di seguire il primo consiglio per qualche mese

 Già di mio non sono stata una grande amica del calendario, ma come saprà chi lavora su turni, quando il concetto di fine settimana è morto e lavori pure di domenica, è un attimo che non sai più che anno è che giorno è. 

 Priva di una periodicità nella vita reale, pretenderla da quella virtuale era abbastanza impossibile.

 Eppure all'inizio avevo tentato di cadenzare qualche rubrica, tra cui Rieduchescional Libraia (sulle follie della storia del libro) e "Piccoli libri per piccoli tragitti", che era anche una cosa sensata: consigliavo libri piccolini e leggeri da leggere e trasportare agilmente in caso di brevi viaggi.

 Sono ormai secoli che si sono perse le tracce di entrambe le rubriche, ma in quest'ultimo mese mi è capitato di adocchiare alcuni libri adattissimi ai Piccoli libri per Piccoli tragitti e anche se sono conscia (e spero per voi) che Agosto is coming e farete viaggi di ore per raggiungere gli amati luoghi vacanzieri, ho deciso di proporvi un triplete per tutti i gusti.
 E insomma, eccovelo, tutto per voi!

DIALOGHI DELLE CORTIGIANE di Luciano di Samosata:

 Sono giorni che la gente non fa che commentare "Temptation Island" un reality show trash fuori tempo massimo che, se ho ben capito, mette delle coppiette su un'isola e boh tenta di farle lasciare innescando delle tentazioni endogamiche. 

Esso è Gordo
 Non che abbia amici che seguono 'sta roba, ma qualche mese fa trovai carino un video di uno youtuber ora molto di moda, tale Gordon, che prende per i fondelli le ragazzette odierne e ho iniziato a guardicchiarne uno ogni tanto.

 Ha un certo gusto del ridicolo e alcuni sketch sono graziosi (oltre all'encomiabile fatto che non ha tema di vestirsi da donna in ogni dove), ma ha sviluppato una passione per questo programma che ha portato alla luce, nei commenti, l'odio per le donne insito in molte donne.

 Diciamocelo, spesso molte appartenenti al genere femminile riescono ad essere più cattive e piene di pregiudizi verso le loro simili di quanto non lo siano gli uomini. 
 Diceva un antico adagio che "le donne sono le più grandi custodi del patriarcato" e senza volerlo scomodare per direttissima, diciamo che la sequela di insulti in stile "E' una cagna, è una tr*ia, è una donna di facili costumi in tutte le sue declinazioni" fa parte di questo magico mondo. 

Quello in cui un uomo che tradisce la fidanzata al massimo è un imbecille, mentre una donna, bene che le va, è una poco di buono.

 Farebbe bene alle masse leggere questo graziosissimo libro, i "Dialoghi delle cortigiane" proveniente direttamente dall'antica Grecia e che dimostra tuttora una freschezza e una modernità incredibile. 

 Come molti ben sanno, nell'antica Grecia generalmente le donne erano ficcate dentro al gineceo vita natural durante e uscivano in ben poche occasioni (poi con le dovute differenze di luogo, ceto e ruolo), alcune tra di loro però avevano un campo d'azione ben più vasto: le cosiddette cortigiane.

 Un po' diverse dalle prostitute, erano un incrocio tra quello che definiremmo una escort e una mantenuta. Donne quindi che avevano un rapporto duraturo (di varia natura) con uomini che le pagavano e di tanto in tanto promettevano persino di sposarle.

 Le circostanze da cui scaturivano tali rapporti erano molto articolate (e quasi mai esclusiavamente faccende di denaro) e somigliano di dialogo in dialogo ad una sorta di "Sex and the city" ante litteram.

  Si scopre infatti che queste cortigiane avevano gli stessi problemi delle ragazze di adesso: amanti che giuravano amore eterno e poi sparivano, amanti che promettevano di lasciare le fidanzate e non lo facevano, gelosie, ansie, tentativi vari di tenersi strette il proprio uomo, relazioni un po' troppo manesche, persino relazioni lesbiche!

 Vivevano, molto più libere delle "donne perbene", una vita all'insegna dello stigma sociale eppure affatto triste, anzi, avventurosa, piena di passione, di dubbi, di amori e di vita.
  E la cosa interessante è che prima di mettere la testa a posto, volenti o nolenti, gli uomini le preferivano di gran lunga alle recluse ragazze dei ginecei, pure e silenziose, lontane dal mondo e accondiscendenti, pallidi fantasmi senza voce, come la maggior parte delle donne nella storia.

 Cosa insegna tutto ciò? A leggere i classici, a smetterla di insultare il prossimo e a sospendere il giudizio morale sulla vita amorosa e sessuale altrui, che, diciamoci la verità non ci dovrebbe riguardare né ora né mai.


NEL PAESE DEI CIECHI di H. G. WELLS:

 In un mondo pre-radar, pre-aeroplani, pre-esplorazioni spaziali, in cui insomma un po' di mistero geografico aveva ancora ragion d'esistere, fiorivano libri, generalmente utopie, su luoghi sperduti e inaccessibili, generalmente incastonati tra le montagne.

 "Erewhon" di Butler,il mondo senza tecnologia, aveva tale  collocazione, come anche "Terradilei"di Charlotte Perkins Gilman, un luogo dove gli uomini erano scomparsi e le donne avevano messo in piedi un matriarcato virtuoso e si riproducevano per partenogenesi.

 Assai simile dal punto di vista naturalistico, ossia, clima mite, ampie e verdi vallate, assenza di bestie feroci e fertilità della terra, è il paese dei ciechi perso sulla Cordigliera delle Ande in cui Wells ambienta questa novella.

  Un uomo, Nunez, riesce a ritrovare questa popolazione separata dal resto dell'Ecuador e caratterizzata dalla cecità: tutti gli abitanti sono non vedenti da generazioni e questo ha condizionato il loro stile di vita in tutto e per tutto.
 Convinto, grazie a quello che Nunez considera il vantaggio della vista, di riuscire a dominarli in una sola rapida mossa, si renderà presto conto che in un paese in cui la maggioranza ha costruito un sistema sociale, organizzativo e persino religioso tarato sulle proprie esigenze, vedere è un malus è non un plus.
 Ciechi, ma con un udito sviluppatissimo, la popolazione tratta Nunez come un idiota che crede in luoghi, dei e cose che non esistono, come la vista appunto. Tentano di indottrinarlo, ma si convincono di avere a che fare con una causa persa, almeno finché egli non si innamora di una bella ragazza locale.

 Racconto straordinario per gli innumerevoli livelli di interpretazione.
 I ciechi credono pazzo chiunque tenti di dar loro spiegazioni alternative perché non prendono neanche in considerazione l'idea di un'alternativa.
 Esiste solo una via, retta, giusta e innegabile, chiunque non la segua è pazzo o idiota. Un'idea che hanno in molti in questo triste mondo malato.

 Altra peculiarità, l'idea malsana che questo mondo sia organizzato a misura di essere umano. Errore.
 Il nostro mondo è organizzato a misura dell'essere umano finora dominante nella storia: maschio, in buona salute e mediamente giovane.
 Un pensiero che faccio spesso quando vado all'Ikea e non riesco ad alzare i pacchi dei mobili.
 Mi chiedo sempre: se il mondo fosse abitato solo da donne, non avremmo trovato da tempo un modo per rendere le cose più leggere, non le avremmo progettate per rendere tutto più funzionale per persone più piccole e meno in forze?
 Tutto ciò che esiste è funzionale certo, ma non per tutti, è funzionale per la maggioranza che esercita il potere (o lo ha esercitato per lungo tempo).

 Nunez pensa che la sua vista sia un immane vantaggio e invece in un mondo in cui tutto è basato sull'assenza di tale senso, si ritrova presto schiavo, fisicamente e psicologicamente. Gli occhi, arriva a pensare, valgono davvero? Ha senso vedere? Non rappresentano solo un intralcio alla vita "normale"?
 Favoloso, da leggere per rimuginare tutto il pomeriggio passeggiando sulla spiaggia. 

IL DEBUTTO DI DEBBY di Louise May Alcott:

  Louise May Alcott autrice che ogni ragazzina da qui a non so quante generazioni precedenti ha avuto come rito di passaggio, per quanto ci possa apparire straordinario, non ha prodotto solo i quattro libri della saga di "Piccole donne".

 Come si vede nel film in cui una Winona Ryder non ancora caduta in disgrazia impersona Jo (alter ego per molti versi della Alcott), prima di dedicarsi alle sorelle March aveva tentato la strada del romanzo gotico e un po' torbido (di cui trovai traccia in biblioteca riesumando "La donna di marmo").

 In generale Louise meriterebbe di essere riscoperta in toto perché fu una scrittrice sagace e ironica, per certi versi molto simile alla Austen.
 La somiglianza diventa straordinaria in questo grazioso racconto che vede protagonista una deliziosa ragazza di campagna non ancora intaccata dal demone della leziosità. Invitata dalla zia arricchita a passare un'estate al mare con lo scopo di procurarle un ottimo partito, si ritroverà precipitata in un mondo che trova da un lato folle e un po' falso, dall'altro indubbiamente attraente: quello dell'alta società in annoiata vacanza.

 In un gruppo di persone che si conosce dalla più tenera età e si frequenta in continuazione tutto l'anno, microscopico circolo parecchio stantio, lei spicca per freschezza e genuinità. Tutto quello che potrebbe maleducata è fonte di salutare  e i pretendenti, incantati dalla novità fioccano come neve a gennaio.
 La zia è ovviamente compiaciuta, la nipote sotto sotto anche, ma non è che si trovi proprio a suo agio circondata da damerini.
 Un bozzetto per chi ama crinoline, corteggiamenti di altri tempi, romanticismo, sano protofemministo con molte balze e ovviamente la buona, buonissima scrittura.

mercoledì 27 luglio 2016

Sul perché alcuni libri proprio non va di leggerli nonostante le buone intenzioni. Il caso e il fumettoso riassunto de "La donna in bianco" di Wilkie Collins.

Esistono libri che per un motivo o per un altro finiamo o per non leggere mai o per leggere solo dopo numerose insistenze da parti terze o dalla nostra coscienze.

Sono quei libri che potenzialmente sappiamo potrebbero piacerci, che effettivamente sono piaciuti a tutti e ci condurrebbero quasi senza ombra di dubbio verso qualche felice ora di lettura, eppure non ci decidiamo mai ad aprire.
 Perché questo accada non saprei dirlo con precisione, da una parte credo ci sia una sorta di rifiuto (almeno da parte mia) a leggere cose che leggono tutti e quindi a un certo punto devo leggere pure io.
 Da un'altra, siamo ormai consci che si è creata nei confronti del libro una tale aspettativa che nove su dieci ne rimarremo delusi, non tanto perché il libro non valga, quanto perché l'asticella del nostro giudizio si è incredibilmente alzata a prescindere. Se tutti mi dicono che sei un libro IMPERDIBILE non vale essere "solo" un bel libro.

 Infine l'esperienza di lettore insegna che tra lettori e libri esiste una sorta di affinità molto simile a quella che esiste tra le persone. 

Quando incontriamo un gruppo di sconosciuti, istintivamente finiamo per sentire immediata empatia per alcuni di loro, odio per altri, persino amore a prima vista o una velata antipatia che non riusciamo a spiegarci. Sono estranei, ma la prima impressione crea in noi un'immediata (e talvolta fallace, ma più spesso veritiera) idea di loro.
 Ci saranno molte teorie psicologiche e sociali sul perché questo avviene e non mi inoltro in un territorio che non conosco. Quello che trovo interessante è che accade la stessa identica cosa con i libri.

 Entriamo in una libreria e a occhio, a frasi, a copertina e quarta di copertina sappiamo già cosa ci piacerebbe, di chi potremmo fidarci, cosa non toccheremmo neanche con una canna e chi vorremmo defenestrare. Poiché la quarta di copertina e la copertina spesso non c'entrano col libro, purtroppo, l'impressione finisce per essere falsata, ma la teoria di fondo rimane valida.

 Questa lunga premessa è per introdurre uno di quei succitati libri che tutti mi invitavano a leggere e, anche in ragione del fatto che comunque era un classico che aveva superato le barriere del tempo, alla fine, nonostante non ne fossi convinta, ho letto.
 Si trattava de "La donna in bianco" di Wilkie Collins.

 Voglio premettere questo: il libro è scritto splendidamente, con uno stile ironico fantastico, i problemi sono altri.
1) La maggior parte dei personaggi sono oscuramente bidimensionali.
2) In realtà io pensavo di leggere un romanzo gotico e mi sono ritrovata con una sorta di giallo ante litteram che ha molto, soprattutto nel finale, della commedia teatrale, agnizioni, figli illegittimi, riconoscimenti, matrimoni e morti inclusi.

 Insomma non era quello che pensavo avrei letto e, in questo caso, la sorpresa non mi è del tutto piaciuta. 
 Detto ciò non si può dire male de "La donna in bianco", soprattutto se amate i romanzi d'ambientazione vittoriana, con giovinette tremolanti, nobili inglesi, intrighi in cui noi italiani siamo esoticissimi e ambiguamente affascinanti (in modo sempre un po' malvagio comunque). 
 Di cosa parla? Ho voluto riassumerlo molto a salami e prosciutti nel fumetto di oggi che voleva essere uno della serie "Classici in una pagina", ma alla fine sono diventate due.
 Perciò, godetevi il fumettoso riassunto de "La donna in bianco"!



Sicuramente molti di voi l'avranno letto. A voi è piaciuto? Lo consigliereste? C'è qualcosa che non vi ha convinto? Pensate che criticare "La donna in bianco" sia una follia? Testimoniate!

lunedì 25 luglio 2016

Cose realmente avvenute! Lo giuro! "Il quarto stato".

Ed ecco a voi la vignetta del fine settimana spostata al lunedì (domani spero di riuscire a produrre un classico in una pagina)!
 Trattasi di un nuovo strafalcione, perle che in questi giorni i clienti ci stanno regalando a piene mani (si vede che è uno di quei periodi in cui si avvistano persone che in genere la libreria la guardano col binocolo da molto lontano).
 Bando alle ciance. Cose realmente avvenute! Lo giuro! "Il quarto stato"!


domenica 24 luglio 2016

Un anno in libreria. La "Canzone dei dodici mesi" di Guccini riscritta ad uso e consumo di librai, clienti, lettori e di chiunque voglia scoprire il fabuloso scorrere delle stagioni dal bancone di una libreria.

 In questi giorni in cui mi è davvero difficoltoso aggiornare il blog (ma tengo botta scrivendo nei luoghi e alle ore più improbabili), i clienti hanno deciso che questo Luglio è praticamente Natale e accorrono in massa in libreria.
 Non so se questo Luglio è più popoloso del solito o se è solo la mia impressione di vegliarda che dimentica cosa è successo neanche un anno prima, fatto sta essi sciamano con un fulgore che mi capita di vedere solo in Dicembre. 

 Anche per questo immagino, la mia mente offuscata, in codesti giorni, ha partorito questa canzone delirante che parafrasa quel capolavoro (che io ascolto ossessivamente in autunno in genere sognando di vivere a Bologna) che è la "Canzone dei dodici mesi" di Guccini.
 Se non la conoscete, conoscetela, e poi cantate a squarciagola con me! Yeah!


Viene Gennaio silenzioso e lieve, il cliente è un po' abbottato
tra gli scaffali giace come neve il libraio stremato, il libraio stremato

Sono distese lungo la libreria sparute file di libri stanchi

son come Anastasia dell'ennesima sfumatura, strani confusi e sfranti, strani confusi e sfranti


Viene Febbraio, e la gente lavora, è nervosa e poi scazza
lascia i dolori ai librai perplessi, lo strafalcione impazza, la follia impazza
L'inverno è lungo ancora, ma in libreria appare la speranza 
nei primi giorni di malato sole il tempo delle ferie avanza, il tempo delle ferie avanza

Cantando Marzo porta le sue mode, il cliente non è meno battagliero
speri che un po' di sole porti un po' di gusto, un best seller un talento vero
Riempiono buste di libri-regalo e uova di cioccolata africana
il giro dei doni è tornato troppo in fretta, la Pasqua non è lontana la Pasqua non è lontana

O giorni, o mesi che andate sempre via, sempre simile a voi è la vita in libreria
Diversa tutti gli anni, ma tutti gli anni uguale, 
il via vai di clienti che non sai mai domare, che non sai mai domare

Con giorni lunghi al reso dedicati il dolce Aprile viene, 
quali segreti scoprì in te il cliente che diventò crudele, che diventò crudele
Ma nei tuoi giorni è bello fare rifornimento per ore e ore
tra un sick-lit e un ricettario vegano, il nuovo Gramellini e i librazzi d'amore, i librazzi d'amore

Ben venga Maggio e il rappresentante editoriale amico, ben venga il grande smercio, 
il nuovo catalogo getti via l'antico nell'ombra del fuori commercio, nell' ombra del fuori commercio... 
Ben venga Maggio, ben venga un best seller che tra di noi fa furore
mentre lo vendo canto con la mia chitarra brindo a stipendio e retribuzione, brindo a stipendio e retribuzione...

Giugno, che sei maturità dell'anno, ormai ti temo io
in un tuo giorno, sotto al sole caldo, le scuole finiscono e addio, le scuole finisco e addio
E arrivan orde di genitori  che intonano un penoso coro
"I professor ci han dato la lista dei libri, maledetti loro, gran maledetti loro..." 

O giorni, o mesi che andate sempre via, sempre simile a voi è la vita in libreria
Diversa tutti gli anni, ma tutti gli anni uguale, 
il via vai di clienti che non sai mai accontentare, che non sai mai accontentare


Con giorni lunghi di colori chiari ecco Luglio, il leone, 

la gente anela ferie e ammassa libri da legger sotto l'ombrellone,  da leggere sotto l'ombrellone

Meno si lavora Agosto, nelle stanche tue lunghe oziose ore 

mai come adesso ci si trascina tra noia, tedio, invidia e grandissimo torpore

Settembre è il mese della corsa ai libri per liceo e università
dopo l' estate tutti di leggere e studiare se stanno a ricordà se stanno a ricordà
Ordini libri e ricominci il terno al lotto della disponibilità
cadono grandi lacrime amare all'annuncio dell'irreperibilità, irreperibilità

Non so se tutti hanno capito Ottobre la tua grande importanza
nei magazzini grassi come pance piene prepari natale e strenna, prepari natale e strenna
Lungo i nostri turni, come muli mascherati ammassiamo scorte pazze
lungo i nostri turni sfruttati al massimo crescono scorte e ansie, crescono torri alte

O giorni, o mesi che andate sempre via, sempre simile a voi è la vita in libreria
Diversa tutti gli anni, ma tutti gli anni uguale, 
l'elenco dei libri del Natale che non sai mai prevedere, che non sai mai prevedere


Cala Novembre e le inquietanti domande ai librai perplessi tu porti

nei cataloghi consacrati alle strenne si indovinano i titoli forti si indovinano i titoli forti... 

Arrivano i primi clienti avveduti, calano come lieve e tranquilla sciarada

te quasi speri in una serie costante ma scaglionata, costante ma scaglionata

E mi acquatto come un ghepardo, Dicembre, alle tue porte, 

lungo i tuoi giorni ci si prepara a lotta senza sosta in cui sopravvive il più forte, in cui sopravvive il più forte...

Clienti e avventori lasciano per terra libri scartati come detriti

fino alla Vigilia si combatte e lotta come piccole tigri, come piccole tigri

O giorni, o mesi che andate sempre via, sempre simile a voi è la vita in libreria
Diverso tutti gli anni, ma tutti gli anni uguale, 

il via vai di clienti che non sai mai domare, che non sai mai domare

il via vai di clienti che non sai mai domare, che non sai mai domare
il via vai di clienti che non sai mai domare, che non sai mai domare

Ps. Questo delirio non è un unicum, l'anno scorso mi cimentai nella riscrittura di "Quelli che..." di Jannacci

giovedì 21 luglio 2016

I consigli per l'estate 2016 (parte III)! Storie di tette benevole e malvagie, l'ultimo De Giovanni e pamphlet brevi, ma intensi, che battono esattamente dove il dente duole.

 Ieri ho saltato l'ennesimo post.
 Avevo purtroppo passato un'infernale giornata a Bologna (saprete un giorno i motivi dei miei sommovimenti), città che mi avevano avvisato essere la bocca dell'inferno durante l'estate e che tale si è rivelata effettivamente (e lo dice una che andando a fare un esame universitario in quel di Roma si è ritrovata la suola delle scarpe attaccata all'asfalto fuso) prostrandomi fisicamente.

 Ora, by night, con una delle mie migliori amiche finalmente in visita da Londra, finisco di scrivere e postare la terza e non so se ultima infornata di consigli per le vacanze.
 Consigli, ne convengo, in almeno due dei tre casi un po' particolari, ma di tomi che consiglia mezzo mondo è pieno il web, quindi perché non tentare altre vie?
 Bando alle ciance e andiamo ai magnifici tre!

STORIA DELLE MIE TETTE, Jennifer Hayden ed. BD:

 Titolo a effetto, ma effettivamente molto parlante, perché questo memoir, ovviamente americano, racconta la storia di una donna partendo da una di quelle parti del corpo che volenti o nolenti determinano quel che si potrebbe definire davvero (e non culturalmente) femminilità: le tette.

 Non fraintendiamo, io rimango convinta che il 90% e oltre di quello che le riviste, i giornali, la società e chiunque insomma a questo mondo ci tiene tanto a definire femminile, sia una faccenda culturale e non di matrice essenzialista (es. la cretinata somma del ritenere che le scarpe coi tacchi facciano parte della "femminilità", certo come no, nasciamo tutte con la propensione assoluta verso il tacco 12), ma le tette sono un fatto incontrovertibile: non solo ce l'abbiamo, ma esse determinano il corso di intere esistenze. 

 Come?
 La complessa storia, (anche medica) dell'autrice lo rende palese. 

Le tette sin dalla loro non apparizione condizionano la sua esistenza: se ne attende la venuta con una sorta di trepidazione che ondeggia tra il "non vedo l'ora" e "spero che non accada mai", poi quando inevitabilmente accade iniziano tutte le pare mentali. Se è troppo piccolo è un dramma (non sarò mai abbastanza attraente), se è troppo grande rischia di essere imbarazzante e di dar vita a commenti imbecilli e sessisti che a trent'anni sai gestire, ma a 13 di portano a coprirti con dodici strati di maglioni.

 Io ricordo ancora le litigate alle scuole medie coi miei che si ostinavano a farmi mettere il reggiseno (non sono molto prosperosa ora, allora lo ero ancor meno), vivevo il reggiseno come una costrizione drammatica che mi strappava al pacifico mondo della mia infanzia gettandomi in un mondo di adulti nel quale non avevo alcuna ansia di entrare.

 Momento di passaggio, ansiogeno faro della pubertà, fonte di innumerevoli complessi sociali, il seno col tempo assume connotazioni più benefiche e quando sai gestirlo (se non è troppo grosso da crearti veri e propri problemi alla schiena) magari può anche piacerti (se poi ti scopri lesbica ti piace anche il doppio).

 Poi arriva la gravità, i dimagrimenti, arrivano le gravidanze, ti ritrovi che i seni hanno un'utilità oltre che estetica persino nutritiva (e io ho sempre trovato stupefacente che molte donne non trovino sconcertante questo fatto) e assieme all'utilità arrivano le conseguenze dell' "usura", poi, come capita all'autrice ecco che le malattie e i problemi medici ci rendono le tette, letteralmente mortali nemiche e il rapporto tra noi e loro diventa ancora più complesso. 

 Che si fa a quel punto? Vi tengo perché siete comunque una parte imprescindibile di me stessa o non vi tengo perché siete pericolose? E se dopo che ci siamo separate mi accorgo di aver perso troppo di ciò che sono?
 L'autrice è fumettista autodidatta e tardiva eppure l'idea di fondo di questo densissimo libro è talmente vincente da lasciare stupefatti che prima qualcuno non l'abbia sfruttata: quanto la storia della nostra vita dipende da una parte del corpo che ha un legame così stringente con una vera e/o presunta femminilità? Quanto, in una situazione di assoluta normalità e senza avvenimento eccezionali, ci può condizionare l'esistenza?

 Raro caso di storia che dirà a uomini e donne cose diverse: le donne cominceranno a ricostruire la storia della propria vita vista da una ventina di cm più in basso, gli uomini probabilmente inizieranno a percorrere a ritroso la loro storia in rapporto ad altre parti del corpo.


SERENATA SENZA NOME di Maurizio De Giovanni ed. Einaudi:

 Tutte le serie ben avviate hanno dei pro e dei contro e il Commissario Ricciardi di De Giovanni non fa eccezione.
 I pro sono fantastici: certezza dell'acquisto e soprattutto della lettura, la consapevolezza che ok, magari gli ultimi 10 libri che hai letto non sono proprio il top della vita, ma con questo andrai sul sicuro, la rassicurante certezza che ritroverai tutti i personaggi che ormai conosci come le tue tasche (ma speri sempre che non sia proprio così e qualche colpo di scena, soprattutto privato, ti stupisca).
 Senza contare il fattore magico, una di quelle tipiche cose che rende favolosa la lettura: l'attesa spasmodica per l'uscita del libro del nostro autore o personaggio preferito.

 Immagino sia capitato un po' a tutti: da adolescente attendevo con ansia trepidante un mucchio di cose, dalle uscite con gli scout alla fine della scuola, dal mio compleanno al manga che usciva la settimana dopo. 
 Ora quelle attese si sono fantasmagoricamente ridotte, pochi eventi causano in me vere e proprie trepidazioni e quando essi appaiono mi rammarico della perdita di tutto quell'entusiasmo.

 Dov'è finito? Perché è finito?

 Considerando che tra questi pochi entusiasmi sono rimasti i libri dei miei autori preferiti (e considerando bis che io non leggo serialmente molti autori) mi tengo cari questi momenti, come quello dell'uscita di "Serenata senza nome", la nuova avventura di un commissario Ricciardi sempre più preso in una serie di tele amorose (su cui vedo lo spettro dell'incombente seconda guerra mondiale e della tragedia) che si incasinano esponenzialmente.

 Il lato amoroso stavolta soverchia il doloroso ed è forse anche per questo che, nonostante la fotografia interessante dell'immigrazione italiana in America e del pugilato come forma di riscatto pauperistico, la serenata risulta meno straordinaria di altre volte.
 Ma questo fa parte dei contro delle serie ben avviate: la sorpresa si perde e scema col passare delle puntate, come in una vera e propria storia d'amore che dopo un inizio folgorante si accoccola in un rassicurante innamoramento tra adulti.
 In ogni caso straconsigliato, voglio vedere in Italia quanti giallisti scrivono meglio.


ITERATING GRACE ed La Nave di Teseo:

 Il pamphlet è una forma letteraria che ha avuto gloriosi e antenati e un certo successo sia nelle forme che nei contenuti in passato. 

 Piccoli, volutamente provocatori fino al grottesco, riuscivano in poche rapide mosse a mettere alla berlina le grandi vergogne della società comune, quegli argomenti che di fondo sappiamo essere sbagliati, ma la maggioranza tenta di far passare per giusti in nome della paura, del bene comune e di una serie di infiniti argomenti più o meno convincenti o seducenti.

 Tanto più la provocazione colpisce violentemente nel segno, tanto la possibilità di cascarci aumenta esponenzialmente.
 Per dirla in termini moderni, i pamphlet di un tempo erano delle trollate in grandissimo stile.

 Il genere è ormai caduto non tanto in disuso quanto in disabilità d'uso. 
 Ogni tanto in libreria ci giunge l'imperdibile e graffiante pamphlet di qualcuno che rivoluzionerà il mondo, e invece si rivela semplicemente un rabbioso soliloquio che riesce a convincere della bontà delle proprie ragioni solo chi lo è già a prescindere.
 Un raro caso di trolling letterario odierno è questo libretto dalla genesi curiosissima: "Iterating Grace". 

 Da dove proviene?
  in cui si narra del ritrovamento del cadavere di un certo Koons Crooks, personaggio misterioso che da startupper di successo decide di darsi alla meditazione solitaria. 
Un anonimo autore inviò 140 copie di questo libro autoprodotto a 140 personalità della Silicon Valley
 Una meditazione sospesa tra Thoreau e i mistici cristiani, nella solitudine della natura, isolato fisicamente dal resto del mondo (salvo rare incursioni), ma non virtualmente. 

 Grazie ad un hotspot fabbricato autonomamente la connessione era assicurata ed è proprio da lì che viene la fonte d'ispirazione del buon Crooks. Egli non medita infatti sul significato della vita, sullo straniamento dell'uomo dal contesto naturale o sull'impatto della tecnologia sul reale. 
 La fonte del suo pensare sono loro: i tweet e gli status di personaggi di spicco della Silicon Valley. Una sorta di condensato di coaching, pensiero positivo e spirito motivazionale travestite da profonde lezioni di vita.

 Molti di noi adesso vorrebbero "solo" lavorare ed essere giudicati per quello. Andare sul proprio posto di lavoro, fare ciò per cui si è pagati e cercare di fare del proprio meglio.
 Molti di noi sanno che tutto questo sta diventando impossibile e non per via della crisi. 
Adesso lavorare bene non basta più, ora devi dimostrare di essere smart, leader, fonte d'ispirazione, devi saper fare team, devi essere sorridente come un imbonitore tv, avere l'ottimismo che pompa a palla e fingere che i tuoi colleghi siano the best, la tua famiglia e l'ambizione la tua stella polare.
 Ora lavorare è l'ultima delle tue incombenze. Prima vengono molte cose. 
 Penso che "Iterating Grace" punti molto bene il dito su un lato assai malato del nostro tempo: la costruzione di una realtà artificiale, sempre vincente, felice, ispirata, energica. Una realtà artificiale, di plastica insomma.



martedì 19 luglio 2016

La sottile linea rossa tra stupida indifferenza e legittima normalità quotidiana. Un fumetto a base di Pokémon Go, autoconvincimento, tristi fatti odierni, Golpe in Turchia e una dedica speciale. "Pokémon Go e la vita vera" (Francesca è per te).

Diciamocelo pure, giorni più surreali di questi ultimi, sono difficili da immaginare.
Tra il colpo di stato in Turchia (fallito, vero, finto, chi lo sa?), la strage di Nizza e la Brexit (tra l'altro, qualcuno ha capito perché i politici inglesi non fanno che ridersela?), pare di giocare più a Risiko o di essere in un monumentale film di James Bond che nella vita vera.

 Non so voi, ma io ho iniziato un processo di autoconvincimento. 

 Mi sono detta che in fondo questo stupore è solo l'incoscienza di chi, fino a questo momento, ha fatto parte di una generazione che, 11 settembre a parte, se l'è in fondo passata abbastanza bene.

 Sì, la guerra in Iraq, sì la guerra in Afghanistan, ma erano tutte vicende geopolitiche che, per quanto importanti e sanguinarie, sono sempre state fisicamente lontano da noi.
 Ora che questo fisicamente è diventato molto vicino, monta quel panico diffuso di chi non era preparato e che assume varie forme: da "non ci posso credere, non sta avvenendo" a "la guerra è in casa, dobbiamo fare qualcosa, ma cosa". Tutte reazioni potenzialmente annientanti a livello emotivo.

NB. Non sto parlando né delle motivazioni né del contesto storico, sto parlando
dell'impatto EMOTIVO sulla popolazione. 
Così, ho fatto un passo indietro nella storia e, con tutti i dovuti distinguo, ho pensato che in fondo negli anni di piombo non è che ci dovesse essere questo clima sereno a livello nazionale e internazionale.

 I nervi, in qualche modo, sono rimasti comunque saldi e, in qualche modo (che non dico sia giusto o sbagliato visto le conseguenze le paghiamo tuttora nel bene e nel male) abbiamo retto tutti quanti.

 Spero francamente che sia questo il caso e che non stia scrivendo questo post nella beata innocenza che aveva Simone de Beauvoir quando candidamente continuava ad affrontare con l'ottimismo di chi proprio non ci può credere, il precipitare degli eventi pre-seconda guerra mondiale.

 Insomma, mi auguro che sia una questione di tenere le cose nella giusta prospettiva e non di ignorarla stupidamente.

 con altre due vicende: una macroscopicamente ludica e uno dolorosamente intima.
Questi eventi geopolitici macroscopici si sono fatalmente uniti, a cavallo tra il 14 e il 15 luglio
 Quella macroscopica è l'entrata in commercio di Pokémon Go, un giochetto per cellulari che non poteva non precipitare nel delirio una generazione di trentenni che già aveva dato di matto tra le medie e le superiori per i cartoni animati e il videogioco.

 Era insomma una roba virale allora, figurarsi adesso, quando tra effetto nostalgia e smartphone, allora sconosciuti, la potenza di tale idea si è praticamente centuplicata. Persino io che non ho mai giocherellato a niente, neanche a tetris, non ho resistito alla tentazione.

 Il ricordo di innumerevoli pomeriggi passati a guardare i pokemon, dei film visti al cinema (!) e delle litigate coi miei (perché insomma era tutto un po' infantile a loro dire, visto che facevo già le superiori) è troppo radicato nella mia memoria perché anche io non voglia di tanto in tanto catturare uno Psyduck o un Bulbasaur.

 Il fumetto di oggi racchiude un po' in piccolo tutto il delirio di queste giornate e ha una dedica molto speciale che, secondo me, dà un senso a tutto il resto.
 Dopo questa mia intro un po' confusa e qualunquista, buona lettura! "Pokémon go e la vita reale"!
 Tutto per voi.






domenica 17 luglio 2016

Cose realmente avvenute! Lo giuro! "Caporalato".

Ed ecco la seconda vignetta del fine settimana.
 Una di quelle perle meravigliose che certe volte splendono nei pomeriggi.
 Cose realmente avvenute! Lo giuro! "Caporalato"!


sabato 16 luglio 2016

Cose realmente avvenute! Lo giuro! "Anche i cani vanno in Paradiso".

 Questi giorni deliranti (per il mondo) non ho aggiornato il blog perché avevo innocentemente tentato di tornarmene a casa tre giorni per prendere un po' di sole prima del mare. 
 Ovviamente, come tutti saprete anche meglio di me, tentare di rilassarsi mentre il mondo sembra impazzito non è che sia proprio facile così ho passato tre giorni in costume da bagno a cercare compulsivamente notizie sempre nuove su internet. 
 La dicotomia è stata abbastanza surreale e un filino inquietante, mi sentivo anche un po' in colpa: ci si può divertire mentre il mondo delira?
 Su questa profonda riflessione vedrete apparire un fumetto con dedica speciale o domani o al più tardi lunedì.
 Nel frattempo godetevi la prima vignetta del fine settimana! "Anche i cani vanno in Paradiso"!



martedì 12 luglio 2016

L'oroskopo farlokko dell'estate 2016! 12 segni favolosi per 12 predizioni spettacolari. Pronti a sapere cosa vi aspetta?

E anche questa estate come le scorse, pubblico l'oroskopo per chi non ci crede veramente.
 Possono mai le costellazioni determinare gli eventi vitali di un dodicesimo ciascuna della popolazione mondiale? Mi pare un azzardo pensarlo.
 Nel dubbio ovviamente non ci credo, ma perché non provare il brivido del trollaggio spinto?

 Come raccontai nel post dell'anno scorso il mio lume tutelare astrologico indiscusso rimane lei, Pierre la sultana, un'assurda cartomante barbuta che già una dozzina di anni fa, in epoca molto pre- Conchita Wurst interrogava su una rete locale del Lazio gli astri e le carte.

 Sue vittime, una serie infinita di donne che venivano prontamente prese a insulti non appena osavano fare una domanda di troppo o commenti insensati come "Anche se mio marito avesse tre amanti me lo terrei".

 Pierre sapeva consigliare, gridare e sgridare, proprio come una vera sultana.

 In suo ricordo (che fine avrà fatto sono a troppe reti locali di distanza per saperlo) dedico questo post alle signore da lei prese a male parole.
 (E a Melissa P. che dopo un'inspiegabile carriera di scrittrice ora ne sta attraversando una altrettanto inspiegabile da astrologa).

ARIETE:

 Arieti cari, l caldo vi dà alla testa impedendovi di concentrarvi adeguatamente sul lavoro. 

O almeno questo è quello che pensate. In realtà su Plutone è in corso un colpo di stato rettiliano che ha come prima conseguenza un'emicrania sottile, ma persistente nelle teste di tutti coloro che sono nati nella seconda decade di Aprile.
 I nati nella prima decade si sentiranno invece particolarmente versati nel golf e nel tennis. 

 Brutte notizie per coloro che appartengono alla terza decade: fossi in voi starei lontani dagli alcolici, su Venere infatti il club Bildeberg ha dichiarato il fallimento della Polonia e non si sa mai chi potreste raccattare nel pub sotto casa.


TORO:


 Amico del toro, se vuoi un consiglio penso proprio che dovresti chiuderti in casa per tutta l'estate. 
Urano, Saturno, Giove, Marte e Mercurio hanno deciso di comune accordo, proprio ieri sera in un pub sulla Nomentana, di mettersi in opposizione al tuo segno.

 Io non so se vorrei sfidare la collera astrologica di un gruppo di pianeti bulli pronti a farti passare l'estate più funesta della tua vita.

 Io direi che un bell'abbonamento a Netflix, una scorta di casse d'acqua e passa la paura.

 Controlla se a lavoro è prevista la malattia astrologica, altrimenti good luck!



GEMELLI:

 
In Estonia ogni anno 500 passeri migrano verso un pozzo vuoto posto nel giardino di un'anziana signora che tutti credono una strega. 500 passeri esatti non uno di più e non uno di meno, eppure la signora dice di non avere nessun potere magico, anche se i suoi concittadini la venerano come una divinità. 
Essa per farli contenti ogni tanto li benedice e comunque accetta gli inspiegabili e costosi doni che essi le porgono.
 Tutto per colpa o merito di 500 stupidi passeri.

 Cosa ti insegna questo, Gemelli?
 Assolutamente niente, ma volevo provare il brivido di fare un oroscopo alla Brezny.




CANCRO:

 Zak zak che estate Cancro! 
Le vostre chele sono pronte a tagliuzzare i costumi di più di un avvenente Gemelli e di qualche prosciuttosa Pesciolina. 
 E vi dirò di più, non ne tagliuzzerete uno alla volta, ma tutti insieme, in un'unica notte che dovrebbe essere a cavallo tra il 7 e l'8 agosto.

 Poi vabbeh, passerete il resto della stagione a rimpiangere quell'unica notte di passione, ma come noterete, nello zodiaco c'è chi se la passa peggio. Attenzione a Venere in quarta casa, sfiga autunnale in arrivo!


LEONE:

C'è un proposito che dovresti fare tuo caro Leone: quando scegli dove e quando andare in vacanza consulta prima gli astri. 
 Lo dico per te, altrimenti non puoi lamentarti di finire in un hotel vegano, con spa macrobiotica e fossa biologica a due metri.

 Se ti fossi recata da un'astrologa diplomata avresti infatti scoperto che prenotare le ferie tra il primo di Luglio e il trenta di Settembre, avrebbe significato sicura sfortuna.

 Come mai? Eh, non è che posso sapere tutto, ma Mercurio in Plutone non me la racconta giusta.


VERGINE:



Ahiahiahi vergine, il sole splende, Venere in quadrante meridionale ti rende la più gustosa e gnocca di tutto il firmamento, ma Giove ha deciso di entrare in decima casa e così i cordoni della tua borsa si sono improvvisamente chiusi.
 Cosa vuol dire cara Vergine? Che i tuoi glutei perfetti, i tuoi addominali di pietra e le tue gambe flessuose o pelose, purtroppo non possono essere sfoggiati se non all'Idroscalo di Milano. 

Vale la pena farsi il mazzo in palestra tutto l'anno se poi puoi figheggiare al massimo con la tua novantenne vicina di casa? Io non dico altro, ma pensaci la prossima volta che dici no a una lasagna.


BILANCIA:

 Eh Bilancia tocca dirlo, c'è sempre un segno a cui capita lo sfigone in amore e quest'anno il cerino è rimasto in mano a te. 

 Del resto te lo avevano detto i Tori e gli Arieti di non fissarti su quelle tre o quattro cosucce che il tuo partner proprio non voleva cambiare, ma tu niente, fissata col tuo senso di giustizia hai rotto finché non hai mandato tutto all'aria.

 Che si può fare? Non lo so, io consulterei uno Scorpione ascendente Gemelli con proiezione in Acquario e trigemino in Sagittario. Lui potrebbe avere la risposta. Oh, però è l'ultima volta che ti aiuto se no è troppo facile.


SCORPIONE:

 Diciamoci la verità scorpione, tu odi Luglio e Agosto, anche se pensi di amarlo.
 Non hai mai notato che ti senti nel pieno del tuo splendore solo a Novembre quando le tue morbide chele hanno visto la luce?

 Questa estate non alla tua altezza non fa eccezione, quindi ti consiglio di seguire il suggerimento di Mercurio che, entrato per sbaglio nel secondo quadrante sud-occidentale, ha sfiorato la collisione con la stella polare: mettiti davanti a tutti i tuoi social network e banna chiunque posti una foto mentre è in vacanza.

 I pochi eletti che, arrivati alla fine di Agosto, saranno sopravvissuti, sono le persone a cui dovrai unirti in caso di catastrofe nucleare.


SAGITTARIO:
 Ahiahiahi cieliti lindi miei, dovreste cantar e non llorar e invece qui si prevedono lacrimazioni a catinelle.

 Tutto comincerà il 29 di Luglio quando Urano si opporrà definitivamente alle vostre pretese sul mutuo per la casa al mare. 
In base allo spread, alla Brexit e alla Bce non potete dare abbastanza garanzie, cosa che vi farà assai infuriare visto che, se c'è una cosa in cui voi sagittari siete bravi, quella è l'oculatezza e l'investimento dei denari da voi faticosamente sudati.

 Se volete un consiglio spostate il conto su Giove, ma non dite che ve l'ho suggerito o qualcuno potrebbe accusarmi di aggiotaggio.


CAPRICORNO:

Nel telefilm "Jane the Virgin" una ragazza rimane incinta a causa di una ginecologa lesbica in crisi con la sua compagna. 

 Ecco, caro Capricorno, penso che ti accadrà qualcosa di molto simile questa estate: se fossi una donna eviterei la ginecologa, se fossi un uomo starei attento ai campioni che lascio in giro, se fossi una ginecologa andrei in vacanza e se fossi una ginecologa lesbica mi farei due domande.

 Compiti per le vacanze: studiare ginecologia.


ACQUARIO:

Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi, Ferragosto con i buoi!

 E' proprio così acquario, quest'anno Venere che ara i campi di Marte ce lo sta dicendo a gran voce: la vacanza rurale va tantissimo! Perché rotolarsi comodamente su una spiaggia cristallina se puoi svegliarti al canto del gallo e dissodare la terra sotto il sole cocente? La natura a km ti chiama! 

 Perciò, esci pure dalla porta e cammina finché non incontri un contadino, appena ne avvisti uno autoinvitati pure a casa sua! Vedrai, dalle vacanze più inaspettate, nascono le sorprese più piacevoli!


PESCI:

Cari fanalini di coda dell'oroscopo, il vostro cielo astrale somiglia a un cielo in tempesta. 

Una pioggia di meteoriti ha infatti deviato il tranquillo corso di Giove che ha sentito la necessità di entrare in eclisse e lasciare la sua ellisse al più nefasto Saturno. 

Questo ha compromesso definitivamente quella che che prometteva di essere un'estate f-a-v-o-l-o-s-a.

 C'era tutto sul piatto: soldi, lavoro, amore, ambizione, soddisfazione, ma niente, tocca rassegnarsi. Non è che le cose andranno malissimo eh, ma, per farvi un paragone, è come se aveste progettato di andare ai Caraibi e finiste a Bibione.
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