venerdì 16 gennaio 2015

4 letture obbligate delle superiori che ho trovato noioserrime (e sensate solo una decina di anni dopo). Quando il grande classico non è adatto all'età e risulta un'epica palla, i miei traumi personali.

 Come ripeto spesso io sono strafavorevole alle letture scolastiche obbligatorie. 
La gente che a cinquant'anni ancora piange dicendo che non legge niente perché all'alba dei tempi fu traumatizzata da imprudenti insegnanti che li costrinsero a sorbirsi noiosissime pagine mi pare, devo dire, un po' ridicola. 
 Dopo una certa età si può anche capire che la Divina Commedia e la biografia di Zanetti sono entrambi i libri, ma con le dovute differenze, quindi se ti ha traumatizzato la prima non si capisce cosa ti impedisca di leggere la seconda (se sei un frignante traumatizzato dell'inter si intende).
 Tuttavia riconosco che alcuni libri dati da leggere durante la carriera scolastica siano stati delle pesantate che potevano tranquillamente essere risparmiate in favore di classici magari più adatti all'età contingente. All'epoca, siccome ero diligente e leggevo comunque tutto, mi sforzavo di arginare la rottura di scatole, riducendomi all'ultimo, ossia gli ultimi due giorni mi facevo coraggio e mi chiudevo per ore e ore e ore. Successivamente rileggendoli mi sono resa conto che quelle che all'epoca mi erano sembrate delle palle inumane e punizioni divine, erano invece libri che parlavano anche di me.
 Solo che parlavano della me di almeno una decina di anni dopo.
 Per farvi capire meglio, ecco di cui sotto i romanzi che mi hanno lasciato un pessimo ricordo scolastico di sfrangimento totale.

MASTRO DON GESUALDO/I MALAVOGLIA:
Lo lessi in questa esatta edizione presa
dalla biblioteca
 Verga. Ok, io lo ammetto, di tutti gli autori che ho davvero detestato leggere alle superiori, tra questi c'era il buon Verga. Probabilmente c'entra il fatto che i suoi protagonisti sono persone annichilite da una vita ingiusta. Voi mi direte, per forza, era un verista. Se è per questo era verista pure Zola, però lui mi piaceva, i suoi protagonisti qualcosa tentavano, pure se finiva male.
 Verga no. Lessi all'epoca sia "I Malavoglia" per me, sia "Mastro don Gesualdo" per fare un riassunto ad un'amica che in cambio mi faceva i compiti di matematica.
 Del secondo non voglio neanche parlare, l'unica cosa che mi è rimasta impressa nella noia generale è che don Gesualdo aveva una pancia invincibile, nonostante lavorasse come un mulo tutto il giorno e mangiasse un tozzo di pane e un pezzo di formaggio che lui doveva risparmiare pure il centesimo, la panzetta gli rimaneva. Questo per dirvi quanto mi colpì nel vivo.
 "I Malavoglia" che lessi in due pomeriggi alla disperata, me li ricordo ovviamente molto meglio. Saga familiare di gente che se non è sfigata lo diventa per interposta persona. 
 Indimenticabili i due momenti topici: la barca di lupini che affonda e la Santagata e nonostante abbia già fatto la partizione delle trecce non può sposarsi. Il primo evento ci lasciava perplessi: chi mai potrebbe affidare le proprie sorti ad una barca che porta LUPINI?? Il secondo non era di facile comprensione: una povera crista, ingenua, buona, che sopporta tutte le disgrazie del mondo, infine non può sposarsi perché la sorella è considerata una poco di buono. Il fratello Alessi, di cui mi piaceva molto il nome, aveva fatto la cosa migliore: si era trovato una cugina orfana e via.
 Capisco il verismo, ma se vogliamo ammazzare la voglia di lettura in uno studente proponiamogli Verga.

LA COSCIENZA DI ZENO: 
Ok, è un capolavoro, serve per capire Svevo, ma, pure qui, permettetemi di dire che darlo ad un diciottenne (o peggio anche meno) non è proprio il top.
 Zeno Cosini è, ancora me lo ricordo dopo anni, come uno che ha lanciato una freccia e ha fatto centro nel bersaglio di qualcun'altro. Non ha nessun pregio specifico, non ha nessuna volontà specifica e non si impegna neanche particolarmente. Ha però, quel che si dice, una gran fortuna. Perciò sposa la donna giusta (per lui) dopo aver corteggiato quella sbagliata (che però amava), fa un lavoro che non si è scelto, ma gli riesce, ha un'amante che vede regolarmente e una vita tutto sommato benestante. 
La storia è ovviamente importante per tutta una serie di motivi, non ultima la costruzione come documento psicanalitico che per l'epoca era un'assoluta novità e sperimentazione letteraria.
 Il conflitto profondo tra l'anima di Zeno e la società in cui vive, il fumo come metafora e via dicendo sono cose comprensibili solo DOPO che uno con la società ci si è scontrato. A sedici anni, mediamente, non sai ancora cosa ti aspetta fuori, nella grande giungla. Sei ancora pieno di ideali, bambagia e aspettative ed è giusto che sia così. perciò non arrivi a pensare al profondo conflitto interiore del buon Zeno (che una quindicina di anni dopo ti accorgerai invece di sentire magari come tuo), ma pensi che un tabagista che ha sposato una donna praticamente a caso ("Scusa ci ho provato con le altre tue due sorelle e mi è andata male, mi prendi tu?" "Certo amore, sono racchia, ma tanto dolce, sposami") non sappia far altro che lamentarsi invece di prendere in mano la sua vita.
 Capisco Svevo e di sicuro è meglio Zeno di "Senilità", ma almeno si comprenda che un liceale potrebbe trovarlo una mazzata sulle ginocchia.

IL DESERTO DEI TARTARI:
 Appena iniziato a leggere, non so perché, ma avevo capito SUBITO come sarebbe finito: questo tizio, Drogo, si sarebbe sfrangiato i cosiddetti e poi sul più bello non sarebbe stato presente. Me lo sentivo. Perciò per tuuuuuutto il libro, oltre alla noia dell'attesa di questi poveri soldati su questo fronte inutile a scrutare all'orizzonte i movimenti di un nemico che non si vede da tempo immemore, mi ha accompagnato l'ansia empatica per questo poveraccio che avrebbe inutilmente consumato la sua vita nel niente cosmico.
Ok, lo so, capolavoro capolavoro, ma io lo ricordo davvero come una palla epica.
 Ora, col senno del poi mi rendo conto che è un grande libro, una metafora enorme sull'esistenza umana, che pare iniziare col botto e invece si risolve in una routine da cui non riusciamo a fuggire, un po' per paura, un po' perchè, fondamentalmente ne siamo anche conquistati, affascinati e irretiti. Le persone a cui la routine per vari motivi è preclusa del resto non fanno altro che anelarla come se fosse il più grande dei desideri, perciò quando ci siamo dentro può assumere i contorni di un incubo senza fine, ma ha anche un suo irresistibile fascino.
 Ora lo capisco però. A 15 anni come si pretende che un ragazzino possa immedesimarsi nello stato d'animo di un uomo che parte col botto e finisce inghiottito dal niente? Il ragazzino neanche è ancora partito, sta lì che lucida il suo cavallo interiore, ansioso di lanciarsi al trotto, e tu gli parli di uno che invece di scappare dal deserto si ferma a oltranza, affascinato dai grandi spazi e dall'attesa. 
 Lo straboccio come libro da rifilare alle superiori, non è l'età e si rischia di rovinarne il gusto che merita successivamente (come è accaduto a me che ancora ho questo retrogusto di "Che palle").

Ps. Moltissimi altri classici delle superiori, invece, mi sono piaciuti. Ricordo che in classe rimanemmo entusiaste di "Cronache di poveri amanti" di Vasco Pratolini. Non gli avremmo dato un soldo e un mese dopo ne parlavamo come se fosse stata la telenovela più appassionante della storia.

 E voi avete dei classici che alle superiori avete letteralmente detestato? Non abbiate tema! Confessate!

24 commenti:

  1. sono andata a scuola dalle suore ... arghhh! per anni mi sono state rifilate come "letture leggere" da fare in classe, testi che spaziavano dalla vita di san francesco ai miracoli di padre pio per arrivare a brani scelti da sant'agostino. per questo -suppongo- la coscienza di zeno, il deserto dei tartari, dostoevskij e pure proust mi sono sembrati testi ariosi, divertenti al limite del disimpegno. è chiaro che con gli anni tutto ciò ha prodotto i suoi effetti. non leggo nessun libro che contenga nel titolo: vergine, alleluja, fioretto. mi tengo a distanza da qualsiasi prodotto definito miracoloso. e le madeleine non le digerisco granchè

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  2. Per me Valerio Massimo Manfredi, proposto come lettura "leggera". Sarà anche leggero, ma mi è sempre sembrato una fatica inutile visto che i suoi libri non hanno questo grande spessore. Per il resto io non faccio testo: ho sempre esultato quando mi davano libri da leggere per compito. Per me è come dire: "Mangia questi biscotti al cioccolato che sono dimagranti", un adorabile controsenso.
    Zeno l'ho amato, subito, un umorismo favoloso. Di Verga fortunatamente ci fecero leggere solo i racconti, che sono molto più incisivi e sopportabili rispetto alla sequela di disgrazie dei romanzi. Il deserto dei Tartari non l'ho mai letto e non credo lo farò mai, ok il grande capolavoro ma detesto i libri metaforici e a tesi. Grazie del consiglio su Pratolini!

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  3. Alle superiori ho detestato Zeno con tutta me stessa, ho impiegato tutti i tre mesi delle vacanze estive per leggere quel malefico libro e tuttora quando lo vedo mi viene la pelle d'oca =.= La stessa cosa mi succede con La luna e i falò di Pavese, brr.
    I Malavoglia invece mi piacquero, così come anche Storia di una capinera, Il cavaliere inesistente di Calvino, Il Decameron di Boccaccio e La Chimera di Vassalli, mentre invece trovai indigesti Agostino di Moravia, Il quartiere di Pratolini e L'avventura di un povero cristiano di Silone.

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  4. Alla lista ci aggiungo Tempi difficili di Dickens. Ricordo che cercai di leggerlo in terza o quarta superiore ma ben presto lo abbandonai per la noia. L'estate scorsa ho voluto riprenderlo in mano e l'ho adorato dall'inizio alla fine, sembrava un altro libro! *_*

    Il deserto dei Tartari l'ho letto recentemente, meraviglioso (come tutto Buzzati)

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  5. Stessi 4 libri, stesse tue sensazioni!
    Non sono letture adatte per ragazzi delle superiori...L'ho sempre pensato e finalmente ho trovato qualcuno che la pensa come me!!!

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  6. Concordo sui primi te, anche io li avevo per le superiori e odiati!!!Ildeserto dei tartati invece l'ho letto per conto mio anni dopo e meno male perchè mi è piaciuto un sacco!!!
    Altri letti e detestati: Il ritratto di Dorian Gray, Aspettando Godot e 1984!!!

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    1. Uh!Dimenticavo Beppe Fenoglio!!! XD

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    2. Fenoglio noooo...!!! Non l'ho letto a scuola (da me, paese salentino al liceo non c'era questa ora di lettura di cui parlate, né venivano assegnati libri da leggere...ho imparato ad amare la lettura grazie a mio padre, è tra i doni più belli che mi ha fatto e credo mi abbia fornito in qualche modo una bussola per capire il mondo e anche per conoscerlo, mi ha dato qualcosa che potesse sopravvivergli e continuare a insegnarmi qualcosa, ma torniamo al caro Beppe!), ma Fenoglio è il mio autore italiano preferito, non amo molto i romanzi e non sono un genere che leggo tantissimo (tranne che non mi appassioni ad un determinato romanziere, che è tra le poche motivazioni che mi spingono a leggere romanzi), ma "Una questione privata" e i "23 giorni di Alba" (racconti) li ho letti milioni di volte, le prime proprio intorno ai 15-16 anni e poi più volte nel corso del tempo (è una cosa che mi succede raramente, non mi piace rileggere i libri solitamente), e continuano a piacermi ogni volta! Tra l'altro sono anche un modo per avvicinare i ragazzi a un determinato periodo storico da un punto di visa molto diverso rispetto a quello dei libri di storia!

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  7. Con I Malavoglia abbiamo detto tutto. Sugli altri si può cambiare idea, e l'ho fatto, ma Verga resta nella top ten dei libri noiosi da decenni, ormai.

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  8. A me appioppavano brani di Verga (da 'I Malavoglia') già alle medie, e lì è partito l'odio. Così, quando alle superiori ci chiesero di scegliere, per l'estate, tra la famiglia sicula perseguitata dalla sorte e il Mastro Don, optai con sicurezza per quest'ultimo. Ok, non è il massimo della verve, ma per tutto il tempo in cui lo leggevo, mi sono consolata pensando "non sono gli sfigati dei lupini portasfiga-non sono gli sfigati dei lupini portasfiga-non sono gli sfigati dei lupini portasfiga" :P
    Dopodiché ho sempre accuratamente evitato di leggere altro di Verga, a parte qualche novella appioppata in V liceo (e infatti, poi, all'orale dell'esame di Stato fui interrogata su quella dedicata al massacro di Bronte).

    Come Marina, invece, ho trovato "La coscienza di Zeno" piuttosto carino, seppure imposto a 17 anni. E' vero, mi pareva lentissimo e trascinato, ma non riuscivo a non farmi stare enormemente simpatici il protagonista e le sue vicissitudini. Tuttora, quando ci penso, mi scappa da ridere XD
    Per fortuna "Il deserto dei tartari" mi è stato risparmiato. "La luna e i falò" no, ma dato l'interesse instillato in me dalla famiglia fin da bambina per tutto quello che rievoca la II Guerra Mondiale e la lotta partigiana (per capirci: a 12 anni io mi leggevo i compendi delle storie di guerra nelle raccolte del Reader's Digest e la biografia pettegola di Churchill...), non mi ha esaltata ma neppure 'accasciata'. Sullo stesso argomento, piuttosto, ho abbastanza (eufemismo) odiato "Il partigiano Johnny" di Fenoglio... -_-

    Un altro libro che mi imposero al liceo e che ho trovato una palla disumana (e, imho, la versione cinematografica non lo migliora) è "Il giardino dei Finzi Contini". Mamma mia, che orticaria! >__<
    Alle medie, invece, nacque il mio odio inveterato per "Il barone rampante" di Calvino: non lo portai neanche a termine. L'ho ripreso da adulta, pochi anni fa e... niente, mi fa ancora ugualmente schifo (evviva la coerenza!) °_° Stavolta l'ho finito, eh, ma che palle! Invece mi è piaciuto moltissimo "Il cavaliere inesistente" (anche quello letto 'da grande').

    Confermo che "Cronache di poveri amanti" di Pratolini è una figata assoluta! *__* Credo a qualsiasi età...

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  9. Ci sono stati pochi libri che ho detestato durante il periodo del liceo, uno tra tutti "i promessi sposi" di Alessandro Manzoni! Ho dovuto leggerlo sia in seconda che in quinta... Dopo quel romanzo non sono più riuscita a digerire nulla che provenisse da lui! Un odio viscerale, insomma.

    Per il resto, alle superiori mi sono piaciuti un po' tutti i libri che ci venivano assegnati... Ho adorato "il nome della rosa", "Siddharta", i racconti di Poe, "la chimera", "l'ombra del vento" e persino "La coscienza di Zeno" (che mi è piaciuto nonostante l'odio nei confronti del protagonista).
    Ricordo anche le letture insolite del mio primo anno di liceo, come "Genitrix" di Mauriac, "un amore" di Buzzati e "Agostino" di Moravia: probabilmente riuscirei a capirle meglio adesso che non a 15 anni... ma sono state comunque interessanti.

    Per quanto riguarda la letteratura inglese, ricordo solo come la profe abbia ammazzato Shakespeare a colpi di scure cercando affannosamente di tradurlo a vista (con parole come "arraffatappeti"), e ci abbia svangato le p***e per tre mesi con l'incipit de "La signora Dalloway" senza mai andare oltre alla sua decisione di comprare dei fiori per la festa che si sarebbe tenuta la sera (alla fine il libro l'ho letto tutto qualche anno fa, saltando la parte iniziale, e mi è pure piaciuto!).

    Complimenti per il blog! Ti seguo da qualche mese e mi hai dato un sacco di suggerimenti interessanti! Complimenti! ^^

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  10. A me avevano fatto leggere libri che ho adorato...sarò stata fortunata...
    Le novelle del Verga mi hanno fatto un'impressione fortissima, molti pianti con Rosso Malpelo, adorati così tanto che poi mi sono letta pure I Malavoglia e Mastro Don Gesualdo con tanta soddisfazione.
    Il barone rampante di Calvino: un romanzo stupendo!! Non riuscivo a leggerlo a tempo con la classe perché andavano troppo piano e io dovevo sapere come andava a finire, così mi portavo sempre avanti spoilerando a tutti :D
    3+2: un'avventura per 5 di tale Nuccia Resegotti, un thriller con protagonisti dei ragazzini, storia avvincente!

    La coscienza di Zeno me la sono letta per conto mio da grande e mi è piaciuta molto, poi allora fumavo e tutti i "pipponi" sul fumo che si faceva il protagonista mi erano molto familiari.
    Quello che ho odiato a morte (e mai letto) sono stati I Promessi Sposi alle superiori...che noia :|

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  11. Anche a me appiopparono le opere del Verga già alle medie inferiori. E poi pure alle superiori. Fu dunque odio totale. I Malavoglia non sono mai riuscito a finirlo, alla fine optavo per lo scambio di compiti con qualcun altro che l'aveva già letto e morta lì. Mi letteralmente addormentavo ad ogni pagina. Ricordo ancora con orrore e raccapriccio lo sforzo per arrivare almeno fino a metà libro, poi gettavo la spugna.

    Stesso discorso per "La coscienza di Zeno". Non sono mai riuscito a finirlo per l'eccesso di noia e non ho mai capito il senso di quei lunghi pipponi sul tabagismo.

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  12. Su tutti, Gli indifferenti di Moravia: è stato l'incubo di un'estate, me lo sono portata dietro per mesi e mesi incapace di leggere più di tre pagine senza distrarmi. Non so se troverò mai il coraggio per rileggererlo.

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  13. Nessun professore incontrato durante il mio percorso scolastico dopo le elementari mi ha mai costretto alla lettura (in realtà credo non lo facessero neppure allora, la libreria di casa è piena delle avventure di Tino il Cioccolatino a causa delle maestre di mia sorella ma nulla che riguardi me, fra l'altro in quinta elementare le assegnarono Il gabbiano Jonathan Livingston - lei lo ignorò ma io, all'epoca quindicenne, lo amai moltissimo, ecco, quella mi sembra una lettura un filino non adatta a dei bambini di dieci anni).
    Ad ogni modo, ho spesso letto di mia sponte alcuni dei romanzi citati (e studiati) durante le lezioni di letteratura proprio nel periodo in cui questi ci venivano presentati, quindi ho letto sia Verga che La coscienza di Zeno, entrambi attorno ai 17/18 anni e li ho amati moltissimo entrambi (!!!) spero di non essere stata un'adolescente atipica.
    Però ho "riscoperto" Il libro dell'inquietitudine e la Dickinson solo di recente (21yrsold) mentre da sedicenne li trovavo noiosissimi e impossibili da mandar giù. Continuo a pensare che un reassunto de Il Ritratto di Dorian Gray sia migliore del libro però (la storia è bellissima ma il romanzo è una noia, una noia... Un intero capitolo dedicato ad elencare tappeti! Non voglio ripassarci, al massimo guarderò QVC)

    OT: Da (ex?) lurker del tuo blog volevo ricordare il post sulle lesbovampire e segnalarti che (probabilmente lo sai già) è stata realizzata una webseries molto carina ispirata a Carmilla.

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  14. Io non sono riuscita a finire di leggere la Coscienza di Zeno (ci ho provato 2 volte: una volta al ginnasio dove lo iniziai di mia spontanea volontà e una volta in terza liceo su volontà della professoressa) mentre I Malavoglia li ho letti senza fatica. Anche il Deserto dei Tartari non mi è dispiaciuto.

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  15. I primi due anni di superiori ho avuto un professore fantastico, a lezione si facevano i classiconi che si fanno sempre. Io ero traumatizzata da Zola, ma per fortuna ero lettrice fin da piccina e non è che abbia influito molto. Comunque, poi per le vacanze ci dava sempre da leggere qualcosa da una lista di romanzi moderni e intendo cose tipo "I pilastri della terra" (ma anche meno voluminosi), con un livello decente, ma che potessero risultarci piacevoli e alla fine credo che questo abbia avvicinato alla lettura qualche scettico. Anche quando si facevano i poeti, ricordo che ci portava in classe la satira fatta sui quei poeti o gli adattamenti a fini meno nobili delle loro poesie. Tutto un altro modo di studiare e tenere viva la nostra limitata attenzione. A mia sorella invece rifilano pipponi con morali che ci devi filosofare tre anni per capire che diavolo c'è scritto, con il risultato che qualsiasi libro che sia più elevato di Moccia le fa storcere il naso al solo pensiero.

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  16. io invece l'avevo adorato svevo. per me il peggio del peggio è stato Ivanhoe in prima liceo... bleah!!!!
    I promessi sposi invece ammetto di non averli mai letti, ma di aver sciupato molto tempo a cercare i riassunti su internet!

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  17. "Il fu Mattia Pascal" al liceo. Non ce la feci a leggerlo. Solo a vedere la copertina mi veniva la nausea. Con la scuola andammo persino a vedere lo spettacolo in teatro, con Flavio Bucci come protagonista, ma neanche lì riuscii ad apprezzarlo. In seguito ho letto diverse novelle e ritengo Pirandello una lettura obbligatoria, ma al liceo sarebbe meglio proporre, appunto, le novelle. Povera professoressa di lettere, si era messa d'impegno... Forse oggi potrei riprenderlo e saldare il debito.

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    1. Mi unisco alla noia. Io dovetti leggerlo perché lo analizzavamo capitolo per capitolo in classe. Una noia epicissima. Non parliamo di D'Annunzio.

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    2. Quello, grazie a dio, me lo hanno risparmiato. E ancora oggi non mi attira e non mi stimola per niente.

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  18. Io lessi pochissimo delle "letture obbligatorie",difatti mi ricordo di aver preso in mano solo 4 libri, e in un modo o nell'altro è sempre andata male:
    - il ritratto di dorian grey mi ha ossessionato, moralmente mi ha distrutto, mi ha mostrato come sovrapporre etica e estetica, sentimenti e estetica, estetica e qualsiasi-altra-cosa, ha gettato le basi per la mia "perdita di aderenza alla realtà" e io nemmeno lo sapevo. ma a 15 anni non potevo difendermi da questo libro (e dal capitolo dei tappeti), non avevo basi culturali da opporre.

    - il fu mattia pascal, su cui ci son da dire due cose:
    1. ho imparato che la vita non è verosimile, e adesso rigetto tutte le spiegazioni banali ai comportamenti della gente, e puntualmente la realtà mi smentisce (e mi delude).
    2. scappare e fingermi morta mi è subito sembrata un'idea geniale e non capivo davvero come mattia potesse dar più peso agli svantaggi che non ai vantaggi della situazione, e da quando ne ho letto è il mio sogno segreto. magari se lo rileggessi adesso potrei capire finalmente perché non pareva essere una buona idea a lungo termine.

    3. un libro di Emile Zola, quello con i borghesi che ingrassano le figlie come maiali e invidiano i poveracci perché fanno un sacco di sesso; e i poveracci che vivono in favelas, si ingroppano come conigli, e restano intrappolati in miniera. Io non lo so se in Zola ci fossero significati che non ho colto, ma se voglio sapere come vivevano gli operai agli albori dell'era industriale mi cerco un documentario di Piero Angela.

    4. madame Bovary. qui c'è stato il vero danno, perché ho i fortissimo sospetto che Flaubert sia il mio scrittore preferito, ma io ancora non lo so perché mi è rimasto il trauma. Io a 15 anni amavo l'ironia di Voltaire, ma non potevo capire quella di Flaubert, ero illuminista, era tutto o bianco o nero, per me madame bovary era solo la storia pallosissima di una decerebrata indegna di vivere, e non mi capacitavo di come a qualcuno potesse interessare, l'ho letto con disgusto a spizzichi saltando ben presto alla fine. la mia nemesi è che 10 anni e una relazione fallita dopo io credo di essere affetta da bovarismo, e se non altro leggere finalmente questo libro mi aiuterebbe a capire, ma non riesco mai a andare oltre le prime pagine.

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  19. Per me sul podio Narciso e Boccadoro di Hermann Hesse, non ho capito niente di metafore e morali e mi è sembrato di passare l'estate in convento. Secondo posto La trilogia della città di K, di Agota Kristof; troppo crudo per i miei 14 anni.
    Terzo posto l'insostenibile leggerezza dell'essere, che è diventato inspiegabilmente noioso nella seconda metà.

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  20. Per fortuna "Il deserto dei Tartari" l'ho letto all'università e mi è piaciuto. Anche per me Verga e Svevo sono stati un incubo! Ora cerco di recuperare qualche classico appena posso ma spesso ho il timore di non riuscire ad avvicinarmici per i traumi del liceo...

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